Roberto Catani è un pluripremiato autore di cortometraggi d’animazione, formatosi nella straordinaria fucina creativa della Scuola del Libro di Urbino. Da adolescente, frequentando i suoi primi festival di animazione, resta profondamente colpito dalla poetica di autori come Jurij Norstein ed Emanuele Luzzati, decidendo immediatamente che quello sarebbe stato il suo mondo. Non è un regista prolifico: realizza i suoi film nel tempo lasciato libero dall’insegnamento e dall’attività di illustratore. È uno di quegli artisti pazienti, resistenti e solitari, che lasciano sedimentare a lungo i temi e i sentimenti da esplorare nel disegno in movimento. Sentimenti e temi che maturano col passare del tempo e che nascono soprattutto dalla memoria personale, dai ricordi d’infanzia impazienti di essere rivisitati e rivissuti nell’animazione, permeati di dolcezza ma anche di un’acre malinconia che contraddistingue ogni suo film.
Pur avendo un universo cinematografico introspettivo e riconoscibile all’istante, il suo stile si è evoluto con il passare degli anni “senza compromessi e nostalgie per ciò che è stato” (cit. Roberto Catani), influenzato dal mutamento degli interessi intellettuali, dei gusti personali e delle correnti artistiche. L’animazione di Catani possiede una qualità intrinseca talmente forte da apparire fluida, quasi senza stacchi, come un piano-sequenza infinito che richiede un’attenzione simile a quella necessaria per la lettura di una poesia. Forse l’elemento più peculiare del suo lavoro è la luce rarefatta, da considerare la vera protagonista dei suoi disegni: una luce che sembra raccogliere un’impronta inconfondibilmente umbro-marchigiana, memore delle luci radenti che, nell’opera di Piero della Francesca, donavano volume e illusione di vita alle figure rappresentate.
Nel panorama odierno del cortometraggio animato d’autore, sempre più appiattito e omologato dall’uso smodato di software 2D e 3D altamente sofisticati ma asettici, i film di Roberto Catani indicano un urgente bisogno di ritorno all’ordine, alle tecniche tradizionali, manuali, a quel rito di sporcarsi le mani e di concedersi errori e imprevedibilità umana.
Con Il pesce rosso (1995), il suo film d’esordio, Catani preannuncia già un’autorialità forte, con uno stile marcatamente artigianale, tattile e poetico. È il solo film in cui si percepisce una voce narrante che recita una poesia nata da un sogno d’autore. Tre anni dopo arriva La sagra (1998) che, in un turbinio di colori e di sonorità da fisarmonica, richiama in modo felliniano le sue radici: una lettera che vola, un treno che passa, una danza popolare. La tecnica morbida del pastello e del gesso su carta nera e la gamma cromatica di toni caldi (ocra, giallo, marrone) lasciano poi spazio alla vitalità dei colori primari (rosso, blu) in La funambola (2002), il film più premiato a livello internazionale. Narra di una donna, la funambola, in continua ricerca di equilibrio tra gioie e dolori, innamoramenti e rimpianti, attese e sogni. La colonna sonora del compositore canadese Normand Roger, perfettamente cucita sulle immagini, ne sorregge il ritmo e quasi conferisce un significato ulteriore all’animazione. Dopo una pausa di dieci anni, e forti di nuove sperimentazioni tecnico-formali, arriva La testa tra le nuvole (2013). Qui il disegno diventa più realistico, grazie all’impiego di una tecnica mista (pastelli a olio di grande formato, gessi, carboncino, matite colorate e puntasecca su carta bianca), e la storia scaturisce visceralmente da un fondo di memoria ed emozione personale. Siamo immersi nel mondo di un bambino che, durante le ore di lezione, si lascia andare a fantasticherie interrotte dalla cupa ombra del maestro. Il delicato lavoro di sound design di Andrea Martignoni (respiri, suoni e rumori) rafforza la dicotomia fra il mondo immaginario del bambino e la realtà, influendo sull’architettura narrativa.
Se in questo capolavoro il bambino fugge dalle costrizioni di un sistema scolastico noioso e uniformante, i due protagonisti di Per tutta la vita (2018) — una donna e un uomo — fuggono invece nella memoria, ripercorrendo i momenti più intensi del loro amore, accompagnati ancora dai suoni e dalla musica di Andrea Martignoni. Ma è con il suo ultimo lavoro, Il burattino e la balena (2024), liberamente ispirato all’avventura narrativa di Carlo Collodi, che Catani approfondisce il discorso avviato ne La testa tra le nuvole: stavolta il protagonista è un Pinocchio che rifiuta di conformarsi al modello sociale e politico dominante, semplicemente decidendo di non voler diventare bambino. Realizzato con la stessa tecnica mista sperimentata dieci anni prima, ma con fondali più pastosi e oleosi del solito e un tratto più soffice, il film vanta un’animazione fluida ed evocativa. Il burattino e la balena traduce la malinconia del suo autore per “un futuro che decide di non abbracciare”.
Andrijana Ružić
Italia • 1’ • 1995 • Roberto Catani
Sinossi:
Quante cose così comuni sono invece incredibili agli occhi di un bambino… come, ad esempio, un pesce rosso.
How many things that are so common are instead unbelievable in the eyes of a child... like a goldfish, for example.
Il pesce rosso, opera prima di Roberto Catani, è un corto tanto breve quanto sperimentale, eppure già dotato di un’identità stilistica precisa, in qualche modo erede delle poetiche di Jurij Norštejn e Lele Luzzati. La leggerezza del disegno e la “vibrazione” dell’animazione conferiscono a questo piccolo capolavoro la natura di una poesia animata, più che di un semplice cortometraggio, complice anche il voice over del compositore David Monacchi.
Italia • 2’40’’ • 1998 • Roberto Catani
Sinossi:
La vivace e familiare atmosfera di una festa paesana viene spezzata da attimi di malinconia.
The lively and familiar atmosphere of a country festival is shattered by moments of melancholy.
La sagra potrebbe apparire il cortometraggio più scanzonato di Roberto Catani, e il titolo e i toni dell’animazione sembrano suggerirlo. Tuttavia, un occhio attento saprà rintracciare la tipica nota malinconica dell’autore jesino. Nella girandola di colori e suoni, il ritmo della festa viene abilmente rallentato, mostrando quegli improvvisi momenti di solitudine che ciascuno di noi può aver provato anche in un’occasione festosa.
Italia • 6’ • 2002 • Roberto Catani, Arte France
Sinossi:
Lettere ricche di parole, ma mute, raccontano la vita di una giovane donna: l’innamoramento, il matrimonio, la maternità, vissuta come un rifugio onirico. Le immagini scorrono dietro gli occhi chiusi della donna che, ferma sul mare, avverte il bisogno di una nuova leggerezza.
Letters full of words silently tell the life of a young woman: her falling in love, her wedding, and her motherhood, perceived as a shelter-like dream. The images of a life flow behind the closed eyes of the woman, who, standing by the sea, feels a need for lightness.
Soltanto un artista come Roberto Catani poteva rendere, o forse meglio dire “animare”, la condizione femminile con tale sensibilità. Pur conservando quell’atmosfera onirica e delicata propria dei precedenti corti (che ricorda quasi i dipinti di Chagall), è da La funambola in poi che il regista marchigiano fissa i punti di forza del suo stile narrativo inconfondibile. La ricerca di equilibrio della giovane funambola, la colonna sonora composta dal celebre Normand Roger e le innumerevoli suggestioni visive presenti nel corto mantengono intatta la loro forza evocativa anche a distanza di oltre vent’anni.
Italia • 7’50’’ • 2013 • Roberto Catani
Sinossi:
Il sogno ad occhi aperti di un bambino durante una lezione scolastica viene bruscamente interrotto dal maestro. L’insegnante minaccia di “stimolare” la concentrazione del piccolo, arrivando a suggerire di tagliargli un orecchio, pur di evitare ulteriori fughe nell’immaginazione.
A child’s daydream during a school lesson is abruptly interrupted by the teacher. The adult ‘educator’ threatens to cut off the boy’s ear, supposedly to ‘stimulate’ his concentration and prevent more escapes into imagination.
Con La testa tra le nuvole, Roberto Catani affronta in modo critico il tema dell’autorità, poi ripreso e ampliato ne Il burattino e la balena. Nonostante la nota autobiografica, le emozioni suscitate da questo corto sono ben diverse rispetto ai suoi lavori precedenti: il disegno, dai tratti incerti e stranianti, unito al prezioso lavoro sonoro di Andrea Martignoni, crea un’atmosfera tesa e inquietante, culminante in un crescendo inesorabile. Anche animando la breve vicenda di un “semplice” bambino, Catani riesce a trasmettere un senso di oppressione e ansia, ricordandoci quanto il mondo dell’animazione possa essere distante da quello dell’infanzia.
Italia, Francia • 5’20’’ • 2018 • Withstand Film (Davide Ferazza, Alessandro Giorgio), MIYU Productions (Emmanuel-Alain Raynal, Pierre Baussaron)
Sinossi:
Una delicata analessi di un amore, in cui il “mutismo” eloquente dei due protagonisti ci riporta ai ricordi di una relazione sincera ma ormai conclusa. Eppure, quando qualcosa finisce, non deve necessariamente tradursi in tragedia.
The delicate flashback of a love story, where the protagonists’ eloquent ‘silence’ brings back memories of a sincere yet ended relationship. Yet, when something ends, it need not be a tragedy.
Dopo le atmosfere piacevolmente inquietanti de La testa tra le nuvole, la poetica di Roberto Catani torna a colpire con una rinnovata consapevolezza emotiva. L’universalità del sentimento amoroso, tradotta nei disegni di Catani, lascia spazio alle vere protagoniste del corto: le emozioni, che dobbiamo vivere e accettare in tutte le loro sfumature, comprese quelle negative. Anche se la storia d’amore rappresentata in Per tutta la vita è, a tutti gli effetti, finita, non si trasforma in violenza — di qualunque tipo. Si limita a essere un evento emotivo, indispensabile alla nostra crescita, che rimane bello anche nella sua conclusione.
Francia, Italia • 8’ • 2024 • MIYU Productions (Emmanuel-Alain Raynal, Pierre Baussaron), Withstand Film (Davide Ferazza, Alessandro Giorgio)
Sinossi:
Nella bottega di un falegname, un burattino prende vita e inizia a esplorare il mondo intorno a sé. Ben presto, però, si scontra con una società che esalta l’omologazione e in cui l’inquietante presenza della balena domina la scena. Forse il burattino preferisce restare di legno...
In a carpenter’s workshop, a puppet comes to life and begins exploring the world around him. Soon, however, he faces a society that favors uniformity, overseen by the unsettling presence of the whale. Perhaps the puppet would rather remain made of wood...
Ogni cultura possiede personaggi che incarnano la disobbedienza, ma pochi sono iconici quanto il nostro Pinocchio. Tra tutti i Pinocchi apparsi sullo schermo, quello di Roberto Catani si distingue per un’ostinata ribellione. Per la seconda volta dopo La testa tra le nuvole, il regista jesino abbandona la sua spiccata sensibilità emotiva per proporre una critica originale all’autorità, questa volta all’ordine costituito, veicolata da disegni dal tratto materico e alienante. Presentato all’81^ Mostra del Cinema di Venezia, Il burattino e la balena ha riconfermato la poliedricità tematica e stilistica di Catani, alimentando l’attesa per i suoi prossimi lavori.
Talk Roberto Catani (Animaphix)
“Per tutta la vita”, il nuovo film di animazione di Roberto Catani (intervista su Artribune)
Roberto Catani, il poeta del disegno animato (intervista su Centropagina)
Intervista a Roberto Catani: il viaggio creativo dietro “Il burattino e la balena” (Marche Film Commission)
‘Il burattino e la balena’, inno alla disubbidienza, pensando a Totò (intervista su Cinecittà News)