Ca’ Foscari Short Film Festival

La nascita dell'animazione italiana

Programma speciale a cura di Carlo Montanaro

Affascinante, sdoganato ormai tanto da essere entrato nei concorsi dei Festival internazionali, frutto di
continui ripensamenti tra gli esecutori che dal segno puro e semplice passano all'utilizzo del rodovetro
(cell...), di una oggettistica (pupazzi, strafanti) varia e complessa, o di sempre più potenti tavolette
grafiche, il cinema d'animazione consente ancora ad un esecutore di rimanere solo con se stesso in ogni
fase della sua creatività. Nasce quasi in contemporanea con lo stesso strumento che gli permette
l'esistenza. Ma si impone nei vari paesi in tempi diversi. In Italia, tardino se il primo film consultabile (ma
prima non esiste memoria d'altro) lo annovera nell'inquadratura finale risale al 1909/10.
La storia di Lulù rievoca surrealisticamente analoghe esperienze d’oltralpe, anche perché riesce a
raccontare “dal ginocchio in giù”... E solo una trentina d'anni più tardi ripartono esperienze mature e
compiute addirittura affrontando il nascente colore. Pioniere Antonio Rubino, illustratore illustre e molto
personale: Nel paese dei ranocchi. Mentre sempre nel 1941 Roberto Sgrilli con Anacleto e la faina
occhieggia come molti nel mondo all'universo disneyano. Francesco Maurizio Guido, in arte Gibba,
genovese trapiantato a Roma nel primo dopoguerra, che ha rischiato di essere co-autore di un corto
dedicato ad una “jeep” con un altro notevole disegnatore, Federico Fellini; e che con Fellini ha proseguito
con la voglia di neorealismo, costruendo Gibba, l'ispirato e accorato L'ultimo sciuscià. Da ultimo un
giovane veneziano che ci prova proprio in città a dotarsi, nel 1953, della tecnologia necessaria
all'animazione, con una favola, La piccola fiammiferaia. Prima di diventare (è la storia di molti nel mondo
Disney) un maestro caposcuola nostrano del fumetto. Di quegli anni rimane poco altro. Perché per
sopravvivere e poi prosperare l'animazione italiana dovrà alimentarsi di “pubblicità” passando dal grande
al piccolo schermo.
Grazie alla Cineteca del Friuli, all'Istituto Luce alla cara conoscenza con Gibba che da anni ci ha lasciato,
ci è possibile ripercorrere queste tappe interessanti non solo storiograficamente parlando.

La storia di Lulù
Regia: Arrigo Frusta
Fotografia: Giovanni Vitrotti
Produzione: Ambrosio; 1909/10, 5', mute
Il primo film raccontato “dalle ginocchia in giù” dove ambientazioni e costumi rendono esemplarmente
l’ascesa sociale di una contadinella dalla collina alla città. l’ultima scena è la più antica sequenza in
“animazione” del cinema italiano conservata, ottenuta tramite “passo uno” con oggetti tridimensionali
(due paia di scarpe).

Il paese dei ranocchi
Regia: Antonio Rubino
Cnsulenza: Ugo Amadoro
Tecnico di ripresa (Agfacolor): Luigi Minaldi
Produzione: Incom, 1941, 7'

Il grande illustratore Antonio Rubino costruisce con abilità un mondo estremamente cattivante esaltato da
un uso molto appropriato dell’Agfacolor.

Anacleto e la faina
Regia: Roberto Sgrilli
Consulenza tacnica Gaetano Ventimiglia
Fotografia (Agfacolor): Aldo Angelici
Musica: Gino Filippini
Produzione 1941, 8'

Il brutto anatroccolo che prefigura Calimero. La nascente animazione italiana occhieggia all’universo
disneyano.

L’ultimo sciuscià
Regia: Gibba
Direzione di produzione: Giannetto Beniscelli
Musica: Costantino Ferri
Produzione: AlfaCircusFilm, 1947, 11'

Un tentativo di neorealismo disegnato di ispirazione poetica rimasto unico e irripetibile.

La piccola fiammiferaia
Regia: Romano Scarpa
Musica: Quartetto Cetra
Produzione: Mario Casamassima, 1953, 5' 30”

Prodotto presso lo Studio di Animazione che Scarpa aprì negli anni '40 a Venezia, è tratto da La piccola
fiammiferaia di Hans Christian Andersen).