Asiamedia

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Sharasoju

Kawase Naomi è regista da sempre attratta dall'aspetto invisibile della realtà (il ricordo, la passione, il dolore...). Questo film, ambientato nel cuore storico della sua città natale (Nara l'antica capitale del Giappone), evidenzia tutta la forza che il pensiero giapponese tradizionale esercita sul suo cinema. In Sharashoju il movimento funziona proprio a partire dal vuoto; e non perché l'assenza fa muovere i personaggi, ma perché Kawase filma il movimento stesso dell'assente. Cinema che riprende lo sguardo di chi non c'è, di chi non è, se non puro sguardo. Senza quindi psicologia, corpo, effige. Al di fuori di questo sguardo senza corpo, di questo sguardo dell'assente (al di fuori di quello che è un trauma e che questo film, per la prima volta in forma romanzesca, cerca di descrivere) non sarebbe concepibile alcun cinema per Kawase. Non ci sarebbe più sguardo, non ci sarebbe più immagine.

Itō Daisuke, il grande appassionato dei movimenti di macchina

Itō Daisuke nasce il 13 ottobre 1898 a Uwajima, nella prefettura di Ehime. Dopo un iniziale interesse per il teatro, nel 1920 entra nella scuola per attori della Shōchiku dove studia sceneggiatura e diventa allievo di Osanai Kaoru. Quindi si unisce al dipartimento di sceneggiatura della compagnia e poi alla sua sezione di dramma contemporaneo.

Scout ♀ Man (Pain)

Al regista non interessa spiegare i meccanismi che presiedono al funzionamento dell'industria del sesso, ma piuttosto metterne in scena la fascinazione.

Le emozioni limite - Conversazione con Ishii Sōgo

Ishii Sōgo parla di Tenshi no kuzu, dei suoi dieci anni d'inattività registica e degli obiettivi formali e spirituali che si prefigge di raggiungere nei suoi film.

La morbida sensualità delle superfci - Il cinema di Ishii Sōgo

Nel cinema di Ishii Sōgo emerge un'intensa volontà di sovversione dei generi precostituiti. Una peculiare cifra stilistica di Ishii è l'esplorazione delle superfici intesa come ricerca spirituale, come espressione, allo stesso tempo, di malessere e di erotismo.

Il mirabile ciclo dei liquidi

Acqua tiepida sotto il ponte rosso, è, prima di tutto, un film sulla necessità di contravvenire (alle leggi, alle convenzioni) per riaffermare i diritti insopprimibili della vita; e, insieme, su come sia ancora possibile comunicare l'urgenza di questa necessità. Il villaggio in cui Saeko vive non è collocato nell'utopia: alcuni princìpi di realtà vi appaiono – è vero – leggermente allentati, ma, nell'insieme, il corpo delle regole del vivere sociale generalmente riconosciute funziona come altrove. Per questo Saeko vi è guardata con sospetto ... comunque, qui la donna può esistere.

 

 

Vibrator

Vibrator è un road movie dell'animo, che a volte si crogiola un po' nell'irritazione fine a se stessa, ma più spesso riesce a descrivere con efficacia e dello sguardo i singoli e la coppia.

Introduzione al cinema di Hani Susumu

Attivo a partire dagli anni cinquanta, Hani Susumu (1928 -) è stato uno dei registi più originali e innovativi del cinema giapponese, un artista che è riuscito silenziosamente a imporre la sua personale visione del cinema, mai condizionato dalla logica commerciale dello studio system.

 

 

Furukawa Taku

Furukawa Taku (1941 -) esordì come animatore negli anni sessanta all'interno del "Kuri jikken manga kōbō" (il laboratorio di manga di Kuri Yōji). Artista estremamente prolifico, è ancora oggi molto presente nel panorama artistico, oltre che fra i più apprezzati artisti dell'animazione a livello internazionale. Dopo i prodotti dei primi anni, fortemente influenzati da tendenze artistiche surreali così come lo erano quelli di Kuri Yōji, Furukawa fu in grado di "emanciparsi" e, pur conservando l'evidente dimensione onirica delle origini, creò film dalla struttura più ritmata.

 

 

La violenza della realtà e il cinema di Fukasaku Kinji

Fukasaku Kinji nasce da una famiglia agiata di Mito, nella prefettura di Ibaraki, il 20 luglio 1930. Durante la guerra lavora per un periodo presso una ditta che produce componenti per armi. Nell'immediato dopoguerra, ormai appassionato di cinema e in particolare dei film di Kurosawa Akira, si iscrive all'Università Nihon dove studia cinema e si specializza in sceneggiatura.

 

 

Organ

Sinossi del film culto e breve intervista alla regista Fujiwara Kei. Un must del più recente cinema horror giapponese.

Eureka

«Eureka non ne ha l'aria, ma in effetti è un western!», dice il regista, che non tralascia neanche di citare Sentieri selvaggi come referente del suo film... Dispersi nell’ampiezza solenne e fuoritempo di un bellissimo cinemascope in un bianco e nero seppiato, i personaggi si spostano nella realtà cercando un nuovo accesso nello spazio delle loro coscienze, occluse nel trauma del tragico evento che li ha sospinti nel vuoto in cui galleggiano.