N. 22, 05/2013 - Voci femminili dai lager sovietici
DEP - Deportate, esuli, profughe
L'immagine "Arrivo alla baracca" è tratta dall'Archivio fotografico dell'Associazione Memorial Italia.
Non sono conosciute che da pochi appassionati o lettori occasionali le storie personali di Anna Achmatova, Evgenija Ginzburg, Efrosinija Kersnovskaja, Nina Lugovskaja, Polina Molotova e Ol’ga Adamova Sliozberg.
Non ci si riferisce qui tanto alla notorietà o meno della loro poetica, nel caso per esempio di Anna Achmatova, o dei volumi di memorie che hanno scritto e che da tempo sono stati tradotti in italiano come per esempio “Viaggio nella vertigine” di Evgenija Ginzburg.
Quanto piuttosto al modo in cui la loro vicenda personale, segnata in un modo o nell’altro dalla grande vicenda delle repressioni staliniane, fu profondamente scandita dalla storia tanto straordinaria quanto imbizzarrita del paese in cui vivevano.
Da questa constatazione è nata l’idea di raccogliere questi brevi saggi dedicati ciascuno all’esperienza concentrazionaria, diretta o indiretta, di queste donne singolari che trovarono quasi tutte nella scrittura una nicchia insostituibile di libertà e di sopravvivenza. Un momento di riflessione che è parsa necessaria tanto più alla luce delle importanti novità storiografiche che sono emerse sullo stalinismo negli ultimi venti anni alla luce dell’apertura, purtroppo breve, degli archivi ex sovietici nei primi Anni Novanta.
Numero completo
N. 22 del 05/2013 - Voci femminili dai lager sovietici Anna Achmatova, Evgenija Ginzburg, Efrosinija Kersnovskaja, Nina Lugovskaja, Polina Molotova e Olga Adamova Sliozberg si raccontano | 6.16 M |
Singoli contributi
Presentazione | 87 K |
Parte I
Introduzione di Elena Dundovich | 584 K | |
Volodia Clemente, Evgenija Ginzburg, Viaggiare “nella vertigine” Evgenija Ginzburg è una delle voci femminili più autentiche su uno dei periodi più drammatici della storia sovietica. Ella ha narrato in “Viaggio nella vertigine” il suo personale e doloroso, sia fisico ma anche e soprattutto interiore, viaggio attraverso le prigioni e i campi sovietici, che a partire dal 1917 si erano diffusi ad un ritmo sempre più accelerato sull'intero territorio. | 496 K | |
Laura di Carpegna, Efrosinija Kernosvskaja, Pittrice di memorie In questo articolo si sono analizzate da un punto di vista formale e contenutistico le straordinarie memorie illustrate di Evfrosinija Kersnovskaja, un’intraprendente proprietaria terriera che fu deportata pochi mesi dopo l’invasione sovietica della Bessarabia. Sono state messe in evidenza l’importanza e l’originalità dei suoi disegni nell’economia di questo testo e si è voluto sottolineare quali tematiche tipiche delle memorie femminili emergano di volta in volta nel racconto dell’autrice. | 514 K | |
Nadia Cicognini, Nina Ljugovskaja, La storia di una “colpevole senza colpa” Negli anni Novanta, nella Russia post-comunista, numerosi archivi vengono dissecretati, rivelando fonti documentali inedite a ricercatori e studiosi di storia sovietica. Di eccezionale interesse a tale riguardo è la scoperta del diario dell’adolescente Nina Lugovskaja, vittima delle repressioni degli anni 1937-38, rinvenuto quasi per caso negli archivi del Kgb. Il diario costituisce una testimonianza storica preziosa sulla vita quotidiana in Unione Sovietica negli anni del Terrore staliniano. | 418 K | |
Francesca Fici, Olga Adamova Sliozberg. Per non dimenticare Olga Adamova-Sliozberg ha scritto la propria autobiografia al ritorno dall’esilio, ma l’ha redatta mentalmente negli otto anni di prigionia. L’ha pensata di continuo, mentre lavorava nelle foreste gelate della Kolyma, sognando di rivedere un giorno i suoi bambini, durante le poche ore di riposo, o quando ascoltava le storie che le raccontavano le compagne di prigionia. E il suo libro è andato riempiendosi delle storie di tante altre donne, giovani e vecchie, incontrate lungo il suo cammino. | 360 K |
Parte II. Voci fuori campo
Elena Dundovich, L’Achmatova e il terrore staliniano Anna Achmatova, in particolare, non conobbe direttamente la vita del lager ma più volte, a distanza di alcuni anni, fu colpita nei suoi affetti più cari dal Terrore rosso prima e da quello staliniano poi. Il suo primo marito, il poeta acmeista Nikolaj Gumilëv, fu accusato di aver partecipato a un complotto sovversivo monarchico e venne fucilato; il figlio Lev venne arrestato una prima volta nel 1938 e liberato nel 1942 per essere poi nuovamente arrestato nel 1949, anno in cui stessa sorte toccò anche a Nikolaj Punin, per lunghi anni compagno di Anna. Questi drammatici eventi segnarono in maniera indelebile la sua vita personale e, di conseguenza, gran parte della sua poetica. | 643 K | |
Andrea Giannotti, Polina Molotova, Una stalinista deportata o una deportata stalinista? Polina Žemčužina è stata la moglie ebrea del potentissimo Vjačeslav Molotov. È stata membro del Politbjuro del Pcus, Commissario del Popolo per l’Industria della pesca, l’amica più fidata di Stalin e della sua famiglia. Era, di fatto, la prima donna dell’Unione Sovietica, ma improvvisamente fu arrestata e deportata in Kazakistan. Attraverso la vicenda di questa donna può essere fatta luce su alcune circostanze ancora ambigue della politica sovietica nella fase più enigmatica del potere di Stalin. | 512 K |
Parte III. Alcuni commenti a latere
Debora Spini, Il dolore e la salvezza Questo saggio si propone di riflettere su alcuni temi ricorrenti nei saggi raccolti in questo numero di “DEP”, in primo luogo il corpo – fonte della specificità femminile – e il rapporto fra memoria individuale e collettiva ponendoli in relazione con alcuni quadri teorici di riferimento. Nel saggio l'autrice sostiene infatti che le donne del GULag abbiano elaborato una forma specificamente femminile di resistenza al processo di de-umanizzazione: una capacità di mantenere nonostante tutto una vita emotiva, e di conseguenza una dimensione di autonomia morale, fondate sulla coscienza della fragilità e sulla sofferenza condivisa. | 436 K |
Last update: 19/12/2024