N. 18-19, 01/2012 - Ipotesi di lettura femminista degli anni '20-'30
DEP - Deportate, esuli, profughe
Questo numero di DEP si compone di una parte miscellanea e di una parte monografica. Nella prima parte, accanto ai temi già toccati in passato, quali quello dell'aiuto delle donne ai civili in tempo di guerra, dei bombardamenti nella Seconda guerra mondiale e della riflessione sull'esperienza del lager, la rivista allarga il suo sguardo ai problemi contemporanei di Cina e Siria e, nella rubrica Una finestra sul presente, a quelli dei paesi del Nord Africa.
La parte monografica, curata da Maria Grazia Suriano, accoglie contributi sul pacifismo femminista tra gli anni Venti e Trenta e mette a fuoco il carattere transnazionale dell'azione politica svolta dalla Women's International League for Peace and Freedom (WILPF).
Numero completo
N. 18-19 del 01/2012 - Ipotesi per una lettura femminista della storia europea degli anni '20 e '30 | 11.91 M |
Singoli contributi
Ricerche
Parte miscellanea
M. S. De Luca, Il pacifismo femminista in Germania (1898-1914) Questo saggio analizza il rapporto tra femminismo e pacifismo nel pensiero di Anita Augspurg e Lida Gustava Heymann, due figure di grande rilievo dell'ala radicale del movimento femminista tedesco. | 224 K | |
M. Pisarri, Diana Budisavljević. La donna che salvò migliaia di bambini serbi Questo saggio ricostruisce l'attività di Diana Budisavljević, donna di origini austriache e moglie di un medico serbo di Zagabria, che decise di andare in aiuto dei bambini e delle donne serbe nei campi di sterminio eretti dagli Ustascia nell'ottobre del 1941. | 272 K | |
M. Marino, Corpo e testimonianza in Levi e Agamben Il saggio di Mario Marino si sofferma sulle differenze tra le esperienze del lager di primo Levi, elaborate letterariamente e filosoficamente, e la definizione radicale biopolitica di Giorgio Agamben del significato morale e politico di Auschwitz. | 415 K | |
M. Bristot, Il dibattito sulla prostituzione in Cina: governo, intellettuali, società Questo saggio illustra il dibattito in atto oggi nella Repubblica popolare cinese tra intellettuali, attivisti, autorità governative e semplici cittadini. | 810 K | |
V. Ferreri, “Sono qui per vivere una vita senza vita”: donne somale a Damasco, Siria Questo saggio si sofferma sulle comunità somale a Damasco, Siria, con particolare attenzione all'esperienza dell'esilio da parte delle donne e del loro ruolo di madri e studentesse universitarie. | 227 K | |
G. Neidhardt, Genere e strategie di sostentamento nella diaspora irachena in Siria Questo studio analizza le strategie di sostentamento dei rifugiati iracheni in Siria, cercando di capire in che modo il genere abbia influenzato tali strategie rispetto ad altri fattori quali l’appartenenza etnica dei rifugiati. | 247 K |
Parte Monografica
M. G. Suriano, Introduzione Una biografia collettiva di singole. Ipotesi per una lettura femminista della storia europea degli anni Venti e Trenta, a cura di Maria Grazia Suriano | 80 K | |
H. Kay, Chrystal Macmillan. From Edinburgh to Global Citizen Che cosa indusse un donna ricca ed istruita di Edimburgo a diventare una suffragista e un'attivista per la pace? Il saggio si interroga sul nesso tra femminismo e pacifismo attraverso gli scritti editi ed inediti di Chrystal Macmillan nella prima metà del XX secolo. | 253 K | |
M. S. De Luca, Anita Augspurg e Lida G. Heymann pacifiste tedesche durante la Prima guerra mondiale Il saggio analizza il contributo dell'ala radicale del movimento femminista tedesco alla fondazione e allo sviluppo del movimento femminile per la pace sorto dopo lo scoppio della Grande guerra. | 250 K | |
L.Cohen, Early Endeavors to Establish a (Soviet) Russian WILPF Section, 1915-1925 In questo saggio l'autrice prende in considerazione la documentazione transnazionale prodotta dalle attiviste pacifiste – russe, europee ed americane – tra il 1915 e la metà degli anni Venti. | 240 K | |
M. G. Suriano, Prove di diplomazia femminista tra le due guerre mondiali Questo contributo si concentra sul tema della nonviolenza nell'età dei totalitarismi. Più precisamente, prende in considerazione il rapporto tra pratica della nonviolenza e attivismo antifascista, sempre da una prospettiva di storia culturale. | 184 K |
Documenti
La Carta delle donne (1919) a cura di M. G. Suriano. La Carta delle Donne fu stilata in occasione del secondo congresso internazionale della WILPF (Zurigo 1919) ed è un importante esempio di femminismo pacifista. In essa si afferma che la costruzione della pace non può ignorare il valore del contributo delle donne alla società. | 74 K | |
Lida Gustava Heymann, Uno sguardo a nove anni di storia della WILPF a cura di B. Bianchi. Nel suo intervento al IV Congresso internazionale della WILPF svoltosi a Washington nel 1924, Lida Gustava Heymann, tracciò la storia di nove anni della Lega. Ricordò che le wilpfers desideravano mutare completamente il modo di fare politica e dichiarò: “Per molte di noi quegli anni sono stati i momenti culminanti della vita”. | 85 K | |
Donne prigioniere in Germania (1934) a cura di M. G. Suriano. Donne prigioniere in Germania è il documento pubblicato dagli organismi direttivi della WILPF nel settembre 1934. Esso esprime la volontà di denunciare i crimini nazisti e nello stesso tempo testimonia la tenacia con cui le donne tedesche cercarono di opporsi a Hitler nonostante le misure repressive. | 69 K | |
Virgnia Woolf, Pensare la pace durante un raid aereo (1940) a cura di R. Cimarosti. L'ultimo saggio di Virginia Woolf, Pensare la pace durante un raid aereo (che qui compare in una nuova traduzione) descrive l'esperienza diretta di un bombardamento a tappeto da parte della Luftwaffe sulle città britanniche nell'estate 1940 ed è allo stesso tempo un eroico contrattacco culturale a riprova del pacifismo solido e pragmatico di Woolf. | 90 K | |
Il diario di Diana Budisavljević. Estratti a cura di M. Pisarri. Nei brani tratti dal suo diario Diana Budisavljević descrive le attività dell' “Azione”, un progetto umanitario che lei stessa aveva avviato per andare in aiuto alle donne e ai bambini deportati dagli Ustascia (in primo luogo attraverso la distribuzione di cibo e abiti) e salvare i bambini dallo sterminio. | 168 K |
Finestra sul presente - Nord Africa
Presentazione del report: Popular protest in North Africa and the Middle East Silvia Camilotti | 75 K | |
P. Gandolfi, Quali diritti? Il diritto di trasgredire e di re-inventare la propria storia Il contributo propone una riflessione intorno all’attuale situazione in Maghreb e alla violazione dei diritti con una prospettiva che non sia quella di una mera analisi sociopolitica o socio-antropologica, ma piuttosto quella di una riflessione aperta, a partire da alcune testimonianze e alcuni frammenti di storie. | 433 K | |
J. Guardi, Politiche del corpo e diritti delle donne nel mondo arabo In questo saggio l'autrice discute il ruolo che hanno avuto, e che tuttora hanno, le donne nella cosiddetta “primavera araba”. Partendo da una prospettiva storica, l'autrice si chiede se al mutamento politico nel mondo arabo corrisponderà un mutamento reale nel ruolo della donna. | 186 K | |
Proposte di lettura a cura di S. Camilotti | 75 K | |
Donne e “primavera araba”. Una prima esplorazione del web a cura della redazione. | 73 K |
Interviste e testimonianze
Recensioni, interventi, resoconti
Immagini dalla Tunisia: la carovana “Uniti per la libertà” di Tommaso Cacciari e Marta Canino
A Kasserine
Attraversando piccoli paesini tra un campo d’olivi e l’altro arriviamo a Kassarine, città nel sud del Paese che tutti hanno imparato a conoscere come “la ville des martires”, la città dei martiri, dove sono stati più duri gli scontri tra i manifestanti e la polizia di Ben Ali. Tra l’8 e il 10 di gennaio, gli ultimi giorni del regime, sono stati quasi cento i morti che hanno trasformato Kasserine nella città dei Martiri per la libertà. Questa parola ha perso ormai ogni connotazione religiosa ed è usata per descrivere il coraggio di coloro che hanno sfidato con la vita la polizia del regime e del suo potere clientelare e corrotto.
A scendere in piazza sono stati soprattutto i giovani, sostenuti dall’intero tessuto sociale di questa città, protestando contro la disoccupazione e la mancanza di ogni forma di welfare.
In queste foto i famigliari delle vittime mostrano foto e certificati di morte dei propri cari, denunciando con rabbia l’impunità di quei poliziotti che hanno compiuto un vero e proprio massacro: molti responsabili della repressione, dei morti e delle torture di quei giorni infatti sono ancora al proprio posto.
A Sidi Bouzid
Sidi Bouzid é la città di Mohamed Bouazizi, un avvocato senza lavoro che per sopravvivere vendeva merce usata per strada fino a quando la polizia gli ha sequestrato la bancarella; é a questo punto che questo ragazzo di neanche trent`anni si é cosparso di benzina dandosi fuoco davanti al palazzo municipale il 17 Dicembre 2010. In quello stesso luogo dove tutto ha avuto inizio, un altro giovane si è dato fuoco a dimostrazione che, nonostante la caduta del regime, i motivi della rivolta restano tutti.
Da alcuni giorni c’é un sit-in permanente composto da giovani e giovanissimi che, armati di musica a tutto volume e dei loro sorrisi, ci hanno accolto al nostro arrivo. Questi ragazzi non vogliono tornare a casa: rimangono a dormire in piazza nelle tende allestite accanto al palazzo del governo locale, lungo quel boulevard che oggi ha preso il nome del “primo martire della rivoluzione”. Nessuno di questi ragazzi vuole tornare a quella normalità fatta di povertà e miseria, ancora più pesante nelle province del sud e lontane dalla capitale, a cui ci si è ribellati, nessuno di loro vuole tornare ad essere solo.
Al confine libico
La dogana al confine con la Libia, a non più di cento km. da Tripoli, in quello spazio in cui sono passate, fino al 4 marzo 2011 (data in cui sono state scattate queste foto) circa 233.000 persone in fuga dalla guerra, dal regime di Gheddafi, dalle bombe degli “alleati”. In verità le donne, gli uomini e i bambini che incontriamo, carichi di tutto ciò che hanno, sono dei privilegiati. L’esercito libico, infatti, ha bloccato la frontiera di uscita, per ostentare il potere di aprire e chiudere il “rubinetto” dei flussi migratori.
Al campo profughi
Tutto ha avuto inizio dalle famiglie che abitano i villaggi limitrofi al confine che, vedendo il flusso di migranti, hanno dato una prima assistenza fornendo cibo, acqua e ospitalità nelle proprie case. Poi è partita una gara di solidarietà anche dal resto della Tunisia per portare aiuti e medicinali. Le condizioni nei campi, infatti, sono drammatiche; basti pensare all’affollamento e alle sue conseguenze gravissime sulla salute e la dignità delle persone.
Per dieci giorni i tunisini hanno fatto fronte da soli ad un flusso di oltre 10.000 persone al giorno; il 5 aprile erano circa 150.000 persone. Solo dalla seconda settimana sono intervenute le organizzazioni internazionali.
Facciamo subito i conti con la complessità delle migrazioni interafricane; migrazioni dieci volte maggiori, per quantità, dell’allarme costruito dai ministri degli interni europei. Troviamo conferma dei dati che ci ha fornito la protezione civile tunisina dai medici volontari: la maggioranza degli arrivi, nell’ultimo mese, riguarda l’Africa centrale, la Somalia e l’Eritrea. Molti erano in Libia per lavorare regolarmente o, da clandestini, in attesa di metter da parte il “gruzzolo” necessario per raggiungere l’Italia e quindi l’Europa.
Last update: 20/11/2024