Asiamedia

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Ni Nei Pien Chi Tien

Benoit Delhomme, direttore della fotografia, ha detto «non ho mai visto nessuno così preciso nella ricerca della composizione del quadro. C'è come una ricerca verso la perfetta leggibilità, ma anche la voglia di insinuare dei segni da decifrare».

Ziré Nouré mâh (alla luce della luna) – L'abito non fa il monaco

Una satira sul mondo dei religiosi, un tentativo di mostrare un'umanità che il clero finge di non vedere, una riflessione sul processo di laicizzazione in atto nell'Iran di Khâtami.

Cinema cubista per pupazzi umani

Forse Dolls va "letto" al contrario. Le immagini, i simboli, le storie sono talmente evidenti da suggerire, per reazione, triple e quadruple letture, che a loro volta finiscono per coincidere in quella stessa evidenza immediata. Qui si fa violenza al cuore stesso dell'estetica, si dice morte al culmine della vita. E tutto questo è bellissimo e doloroso. Bello come i fiori di ciliegio che cadranno fra un istante, proprio in quell'attimo in cui avranno dato il meglio di sé. Come il mare vuoto, limite che si può solo costeggiare. Come le foglie rosse d'acero d'autunno, la sontuosa cerimonia funebre della natura. Come la neve, il nulla gelido che fa uguale ogni cosa.

Incontro con Park Chan-wook

In occasione dell'uscita in Corea dell'ultimo film di Park Chan-wook (Old Boy --ispirato all'omonimo fumetto giapponese di Minegishi Nobuaki), il giornale internet Ddanzi Ilbo ha pubblicato una lunga intervista al regista, svolta in tono informale e amichevole, nella quale il giornalista Ddanzi Chonsu e Park Chan-wook discutono non soltanto dei film di Park, ma anche di cinema e di Corea in generale. Riproduciamo qui in formato ridotto la conversazione dei due, in uno dei primi pezzi tradotti dal coreano che illustrano il carattere del regista.

Bitter history of a servant

Maxu Weibang, regista di film horror, esprime qui due aspetti altrettanto inquietanti della cultura cinese dell'epoca: i segreti innominabili celati nel passato feudale della Cina, e la prossima ventura imposizione di modelli esterni che preannunciano la censura spietata del regime comunista.

The wild, wild rose

Il musical in mandarino conobbe un enorme successo negli anni Cinquanta e Sessanta; si tratta di un fenomeno di ampia portata, che coinvolse non solamente l'ex colonia britannica ma anche tutti il sud est asiatico e le chinatown sparse per il mondo.

Ritvik Ghatak (1925-76): Il fuoco che ardeva troppo luminoso

Oscurato in vita da Satyajit Ray e riscoperto con il Nuovo Cinema, Ritvik Ghatak è figura straordinaria e unica del cinema bengalese e indiano. Segnato dalla Partizione, guida intellettuale, professionale e umana di molti cineasti, ha lasciato otto grandi film e un'impronta ineguagliata.

Begam Fātmā: La Prima Regista, ma non la sola

Benché la regia femminile nella cinema indiano diventi consistente solo in tempi recenti, tentativi in questa direzione si sono verificati fin dagli anni Venti. La prima donna a mettersi dietro la macchina da presa è Begam Fātmā, che realizza il primo film nel 1926. L'esempio non rimane isolato.

Bu San-Goodbye, Dragon Inn

L'ultimo film del regista taiwanese, acclamato dalla critica al Festival di Venezia 2003.

Deep breath

Una Gioventù bruciata all'iraniana: una coppia di antieroi, due giovani disadattati, Mansur e Kamrân, apatici e privi di interesse alla vita, trovano la via della morte l'uno smettendo di nutrirsi fino a morire di fame, l'altro in un assurdo incidente [a cui in realtà scampa, anche se il critico non sembra essersene accorto, ndr]. E la società iraniana, tra compassione, indifferenza e repressione, non sempbra interessata a capire i fermenti e la spinta all'autodistruzione dei suoi figli.

Lo spazio vuoto e l'arte di vedere

Un "fare cinema" rinnovato quello del Kitano di Sonatine, in grado di accogliere la sfida di un "dire non più normative", del continuare a essere nel mondo nonostante questo continui inesorabilmente a svuotarsi di segni riconoscibili. Il vedere ritorna a essere un lavoro e, di conseguenza, cifra di una deterritorializzazione della percezione. Sonatine offre l'immagine di un mondo renitente all'immagine, che rifiuta (quasi) l'essere detto dalle immagini, occultandosi quindi dietro l'icastica (e ironica) evidenza del cinema (inteso come immagine del rapporto tra il lavoro del dispositivo di riproduzione e i materiali delle realtà).

Sympathy for Mr. Vengeance

Dopo lo strepitoso successo di J.S.A., Park Chan-wook finalmente riesce a realizzare un film che aveva in mente da tempo.