Progetti fondo scavi 
Dipartimento di Studi umanistici

Preistoria recente del Carso

Responsabile: Federico Bernardini
Durata: 24 mesi (scadenza 4/5/2025)
Contributo: € 12.500 (Fondo Scavi Ateneo + Fondi di Dipartimento)

Attraverso lo scavo di un sito in grotta della provincia di Trieste, il progetto mira ad approfondire la conoscenza della preistoria recente di quest’area e in particolare delle fasi Neolitiche e dell’Età del Rame. Sono infatti numerosi gli aspetti ancora poco chiari dello sviluppo culturale dell’area carsica e delle regioni contermini tra fine del VI e fine del III millennio a.C.: il processo di neolitizzazione, le fasi neolitiche mature che seguono il Gruppo Vlaška, la cronologia e definizione degli aspetti culturali dell’Età del Rame, solo per citarne alcuni dei principali. Nello stesso tempo, le indagini previste hanno anche lo scopo di verificare, grazie allo studio di nuovi materiali provenienti da un contesto stratigrafico affidabile, una serie di ipotesi sui sistemi di scambio e lo sviluppo culturale nel Caput Adriae elaborate negli ultimi anni e basate soprattutto sullo studio interdisciplinare di reperti litici e ceramici provenienti da Italia, Slovenia e Croazia.

Scavo archeologico della “Villa” romana sommersa di Lio Piccolo (Cavallino-Treporti), b) Porto romano di Altino  

Responsabile: Carlo Beltrame
Durata: 41 mesi (scadenza 2/5/2025)
Contributo: € 15.000 (Fondo Scavi Ateneo + Fondi di Dipartimento)

Il progetto, condotto in regime di convenzione ministeriale, è finalizzato alla ricostruzione della dimensione portuale di Altino e alle dinamiche insediative nella laguna nord in età romana. La collaborazione con P. Mozzi, geologo dell’Università degli studi di Padova, e con altri specialisti delle scienze dure permette di affrontare la ricerca in maniera interdisciplinare con particolare attenzione agli aspetti archeobotanici (affidati alla dottoranda A. Forti) e geomorfologici. Ad oggi, si è lavorato sul porto urbano di Altino, che è in corso di indagine per mezzo di tecniche non invasive, e su alcuni siti sommersi.  Tra questi, a Lio Piccolo, è in corso di scavo subacqueo una struttura costituita da una vasca in mattoni usata per allevare le ostriche e da pavimentazioni in mattoni sostenute da pali. La presenza di molti resti di mosaici e di affreschi di pregio sta spingendo la ricerca a cercare di capire quale sia il loro rapporto con le pavimentazioni.
Queste strutture, datate ad età imperiale romana, sono di grande utilità anche per lo studio della subsidenza locale.

Comacchio e le sue comunità. Un progetto archeologico sull’alto medioevo 

Responsabile: Sauro Gelichi
Durata: 24 mesi (scadenza 11/5/2024)
Contributo: € 24.000 (Fondo Scavi Ateneo + Fondi di Dipartimento)

Il sito di Comacchio, uno degli insediamenti più importanti dell’Europa alto-medievale, è stato oggetto di ricerche archeologiche da parte del nostro Dipartimento dal 2006 al 2009. Dopo un decennio speso in analisi e studio di quelle ricerche – e coronato con la pubblicata di una monografia: Un emporio e la sua cattedrale. Gli scavi di piazza XX Settembre e Villaggio San Francesco a Comacchio, Firenze, 2021 -, sono riprese le attività sul campo. Le nuove ricerche hanno un duplice scopo: conoscere meglio i caratteri dell’abitato altomedievale – oggi noto solo in pochi punti della città- e delineare la fisionomia degli insediamenti sul territorio, anteriori e contemporanei al floruit di Comacchio.
Per soddisfare il primo punto, è stata aperta una trincea esplorativa nell’area di Sant’Agostino (2021), che ha messo in luce una sequenza indisturbata di fasi di occupazione altomedievali. Per quanto riguarda invece il secondo punto sono state intensificate le ricerche nell’area di Motta della Girata (2021-2022), uno dei siti chiave del territorio comacchiese per quanto riguarda la Tarda Antichità e il primo Alto Medioevo.

Alla ricerca di Altino 

Responsabile: Luigi Sperti
Durata: 24 mesi (scadenza 11/5/2024)
Contributo: € 15.648 (Fondo Scavi Ateneo + Fondi di Dipartimento)

“Alla ricerca di Altinum” è un progetto di ricerca archeologica e valorizzazione dell’antica città romana di Altino (VE), collocata ai margini della laguna veneziana e centro di primaria importanza per comprendere le dinamiche di trasformazione di questo territorio. Obiettivo principale è l’indagine del centro urbano, in particolare di una zona di proprietà demaniale, nota come località Campo Rialto/Ghiacciaia, che si trova a nord-ovest dell'antica area monumentale. La ricerca, iniziata nel 2012, ha previsto una prima fase di ricognizione sul campo e studio dei materiali rinvenuti; ad essa sono seguite, dal 2016, una serie di campagne di scavo tuttora in corso, volte ad approfondire gli aspetti relativi all’urbanistica e all’architettura di questo settore della città. Il lavoro svolto fino a questo momento ha messo in luce un deposito archeologico complesso e ampiamente disturbato da interventi di età moderna, che restituisce traccia di edifici di notevole importanza, caratterizzati da una ricca decorazione pavimentale e parietale, e spoliati consistentemente già in antico. Le ultime campagne, in particolare, hanno consentito di indagare la sequenza dei cambiamenti intercorsi in uno di questi quartieri, caratterizzato - nella fase più avanzata - dalla presenza di un grande edificio absidato la cui impostazione oblitera le strutture precedenti.
Il progetto, coordinato dal prof. Luigi Sperti (DSU – Università Ca’ Foscari di Venezia), prevede la collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna e con il Museo Archeologico di Altino, i Laboratori di Fotogrammetria e Cartografia e GIS dell’Università Iuav di Venezia, l’Istituto Veneto per i Beni Culturali, enti e associazioni locali.

Scavo e microscavo – Abitati e necropoli del Veneto preromano – a) Another way of digging/V– Lo scavo in laboratorio delle sepolture preromane della necropoli orientale di Padova – b) Progetto San Basilio – Archeologia e Natura sul Delta del Po (AR.NA.Po) progetto di ricerca, valorizzazione e divulgazione 2022-2024) 

Responsabile: Giovanna Gambacurta
Durata: 24 mesi (scadenza 11/05/2024)
Contributo: € 15.648 (Fondo Scavi Ateneo + Fondi di Dipartimento)

Le attività di ricerca si articolano in due settori diversi che rappresentano da un lato lo scavo e la ricerca paleoambientale in un insediamento preromano, etrusco, greco e veneto, di San Basilio di Ariano nel Polesine, che risale agli inizi del VI secolo a.C., dall’altro le azioni di microscavo e documentazione analitica per indagini su contesti sepolcrali di Padova preromana.
Il progetto sull’abitato di San Basilio rientra in un progetto di eccellenza finanziato dalla Fondazione CaRiPARO in collaborazione con l’Università di Padova e con il Ministero della Cultura per la valorizzazione del sito di San Basilio quale approdo privilegiato per i rapporti con il Mediterraneo a partire dal VI secolo a.C. e per il rilevante sviluppo storico-archeologico fino all’epoca tardoantica e medievale.
Le indagini sulle sepolture della necropoli orientale di Padova in collaborazione con la Soprintendenza ABAP, consentono di affrontare forme di microscavo stratigrafico e prime forme di restauro conservativo. Contestualmente vengono impostate forme di documentazione e ricostruzione 3D, analisi avanzate paleobotaniche, antropologiche e degli isotopi, oltre a modalità di comunicazione e narrazione al pubblico volte alla migliore valorizzazione degli esiti della ricerca.

Fortificazioni militari repubblicane nell’area di Trieste (II-I secolo a.C.) 

Responsabile: Federico Bernardini
Durata: 26 mesi (11/5/2024)
Contributo: € 9.204 (Fondo Scavi Ateneo + Fondi di Dipartimento)

Grazie all'applicazione del telerilevamento laser da piattaforma aerea, associato a indagini geofisiche, ricognizioni e scavi archeologici, sono stati identificati non lontano da Trieste alcuni dei più antichi accampamenti militari romani conosciuti. Il sistema di fortificazione, allineato di fronte all'Istria settentrionale, è costituito da un grande campo militare posto sul colle di San Rocco, affiancato da due strutture minori, quelle di Grociana piccola e Monte d’Oro. Il progetto intende approfondire la conoscenza di queste fortificazioni, del paesaggio archeologico circostante e dell’espansione romana a est di Aquileia. Gli accampamenti individuati offrono l’opportunità di studiare l’architettura militare romana di età repubblicana, testimoniata, per il II secolo a.C., quasi esclusivamente da pochi siti posti nella penisola iberica. Nello stesso tempo, il progetto mira a divulgare i risultati ottenuti anche tramite sistemi digitali innovativi come esperienze di realtà virtuale/aumentata e collezioni virtuali 3D di reperti significativi.   

a) Dragon Stones Archaeological Project; b) Missione Archeologica Tophet di Bithia 

Responsabile: Alessandra Gilibert
Durata: 41 mesi (scadenza 11/5/2024)
Contributo: € 18.000 (Fondo Scavi Ateneo + Fondi di Dipartimento)

Il Dragon Stones Archaeological Project studia i più antichi monumenti del Caucaso, le “Pietre del Drago” (in Armeno: vishap). Si tratta di imponenti stele di basalto decorate a rilievo con immagini di grandi pesci, coppie di gru e montoni dalle corna ritorte. Esse risalgono alla fine del V millennio a.C. e si rinvengono quasi esclusivamente in alta quota, tra i 2000 e i 3000 m slm, in Armenia e, in numero minore, nelle regioni vicine. L’età antichissima e la distribuzione in montagna rendono le Pietre del Drago un fenomeno unico nell’intero Vicino Oriente. Chi le ha erette? Con quali intenti simbolici e rituali? Attraverso la mobilitazione di quali forze sociali? Il progetto vuole rispondere a questi interrogativi, analizzando le dinamiche che hanno condotto alla creazione di straordinari paesaggi rituali monumentali d’epoca preistorica. Il punto di partenza è il sito di Karmir Sar, a 2850 m di altitudine, sul versante meridionale del M. Aragats, in Armenia – attualmente il luogo con la più alta concentrazione di Pietre del Drago a noi note (dodici), nonché uno straordinario laboratorio per lo studio della presenza antropica nei pascoli alpini dalle epoche più remote ai giorni nostri.

Il progetto "Tofet di Bithia" (Direttore dei Lavori sul Campo Stefano Floris - Direttore Scientifico Alessandra Gilibert) ha come oggetto il tofet del’antica città di Bithia (Domus de Maria – SU), fondata dai Fenici forse già alla fine dell’VIII sec. a.C. Il santuario è ubicato sull’isolotto di Su Cardolinu, spesso collegato alla terraferma mediante un tombolo.
Le ricerche nel sito sono riprese nell’ottobre 2021 ad opera della Missione dell’Università Ca’ Foscari, Venezia (direzione scientifica: Prof. Alessandra Gilibert; direzione dei lavori sul campo: Dr. Stefano Floris) in convenzione con il Comune di Domus de Maria, con l’obiettivo di:

  1. verificare l’esistenza o meno di un santuario tipo “tofet” a Su Cardolinu;
  2. definire i limiti cronologici della frequentazione dell'area;
  3. valutare la massima estensione spaziale e l'organizzazione interna del sito in relazione alla superficie totale dell'isolotto;
  4. esplorare lo sviluppo cronologico e storico del sito.

Il lavoro sul campo ha sinora previsto una ricognizione intensiva di superficie, lo scavo stratigrafico di un settore del campo d’urne e nell’area del sacello.

Last update: 20/11/2024