Primi piani

Valentina Ciciliot
Storia del cristianesimo e delle chiese

Ci parli di lei: da dove proviene, cosa insegna a Ca’ Foscari, quali sono i suoi interessi e i suoi ambiti di Ricerca.
Sono nata a Vittorio Veneto, nella provincia di Treviso e ho abitato per molti anni a Fregona, piccolo comune alle pendici della foresta del Cansiglio, prima di spostarmi a Venezia, poi Vittorio Veneto (TV), Reading (UK), South Bend (USA) e infine Treviso. Sono una storica del cristianesimo contemporaneo e a Ca’ Foscari insegno due corsi in lingua inglese: North America Christianity e Christianity and Ecology. Studio prevalentemente la storia della chiesa cattolica e in particolare mi sono occupata di santità e agiografia in età contemporanea e del movimento carismatico cattolico. Sono anche interessata alle dinamiche del cristianesimo nordamericano. Recentemente ho cominciato ad esplorare l’atteggiamento delle chiese cristiane nei confronti della questione ambientale.

Qual è stato il suo percorso accademico?
Alla triennale mi sono laureata in Storia a Ca’ Foscari. Ho poi proseguito i miei studi nell’allora appena aperta laurea magistrale interateneo in Scienze delle Religioni, tra l’Università di Padova e Ca’ Foscari. Mi sono poi trasferita in Inghilterra per il dottorato di ricerca, che ho conseguito presso l’Università di Reading. Successivamente sono ritornata a Venezia per un paio di anni come assegnista di ricerca, fino a quando non ho ottenuto una borsa Marie-Sklodowska Curie, grazie alla quale ho passato due anni negli Stati Uniti, presso l’Università di Notre Dame, in Indiana. Dall’ottobre 2020 sono ricercatrice RTDb. 

Quali sono i suoi punti di riferimento professionali?

I miei punti di riferimento professionali sono quegli studiosi che mi hanno preceduta nella disciplina e che con il loro lavoro hanno saputo insegnarmi il rigore scientifico, l’acume interpretativo e l’onesta intellettuale.

L’ambito di cui si è sempre voluto/a occupare ma che non ha ancora avuto occasione di esplorare?
Un aspetto che mi affascina, ma che non ho ancora avuto modo di esplorare nelle mie ricerche è la relazione tra la santità cattolica e il mondo missionario. Mi piacerebbe studiare le dinamiche di “inculturazione” dei santi e della letteratura agiografica e come nei processi di canonizzazione queste dinamiche interagiscono fra loro. La continua rielaborazione e reinterpretazione dei modelli agiografici nel tempo e nello spazio è un tema che trovo interessante e che offre una prospettiva singolare per lo studio della chiesa cattolica.

Ha sempre pensato che questa fosse la sua strada?
Ricordo che fin da bambina, quando le persone mi chiedevano cosa volessi fare da grande, io rispondevo “studiare la storia”. Allora non sapevo che potesse essere davvero una professione e che non fosse neppure tanto facile arrivare a praticarla, ma non abbandonai mai l’idea. Per mia fortuna ebbi percorsi scolastici felici grazie a insegnanti molto validi e i miei genitori mi supportarono nella scelta degli studi universitari, seppur poco convinti di una possibile riuscita. Credo mi vedessero un po’ come una sognatrice (e sono loro grata che mi lasciarono sognare). Durante l’università, e anche successivamente, imparai diversi mestieri – cameriera, commessa, libraia – che per me erano tutti piani B, qualora il piano A di diventare ricercatrice universitaria non sarebbe andato in porto. Sognatrice sì, ma con un occhio sempre alla realtà delle cose! Perseveranza, determinazione e un po’ di fortuna mi hanno portato dove ora sono.

Cosa significa, per lei, insegnare e fare ricerca?
Per me insegnare agli studenti è una crescita. Non è solamente impartire delle lezioni, riempire di contenuti un vuoto conoscitivo o assegnare un giudizio finale, ma è uno scambio volto allo sviluppo reciproco e al servizio dello spirito critico (di cui tanto ha bisogno la nostra epoca). Insegnare è il lato visibile della vera sfida intellettuale, la ricerca. Fare ricerca è andare oltre ciò che si conosce, porsi nuove domande e magari trovare anche qualche risposta, è tenere uno sguardo aperto e senza pregiudizio verso le cose. Ma è anche cura, precisione e critica costruttiva. Nel mio caso la ricerca è per lo più indagine storica e dato il ruolo pubblico che la storia può avere anche sul presente, seguire un metodo rigoroso è d’obbligo.

Last update: 27/02/2024