Le isole greche di Buondelmonti: le origini dell’archeologia classica

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Mappa di Naxos nel manoscritto Liber Insularum numero 71, datato alla fine del XV secolo, biblioteca Gennadios di Atene

Nato a Firenze intorno al 1380-90, dal ramo cadetto di una nobile famiglia guelfa, Cristoforo Buondelmonti intraprese la carriera ecclesiastica come presbyter e archipresbyter nella chiesa Santa Maria Sopr’Arno a Firenze.

Dopo gli studi umanistici con Coluccio Salutati e Domenico Bandini d’Arezzo, nel 1414 parte per la Grecia e si trasferisce sull’isola di Rodi. Da lì, per sedici anni, Buondelmonti visita ‘a tappeto’ l’arcipelago del Mar Egeo, per mare e per terra, disegnando mappe e annotando meticolosamente le caratteristiche di ciascuna isola, con particolare attenzione non solo per gli elementi fisici ma anche per la presenza di insediamenti, castelli, chiese e rovine.

Il suo Liber Insularum, manoscritto che dedica e spedisce al cardinale Giordano Orsini, è la prima descrizione che documenta il patrimonio archeologico delle isole greche.

Benedetta Bessi è un’archeologa classica che nell’ambito del progetto "Mapping the Aegean; Cristoforo Buondelmonti and the Birth of Classical Archaeology” finanziato da una borsa di studio Marie Curie Global, sta lavorando alla prima edizione digitale del Liber Insularum, conducendo le sue ricerche tra Venezia, Stanford e Atene.

Chi era Buondelmonti e quali sono le caratteristiche del Liber Insularum?

Ho sviluppato il mio interesse per Buondelmonti mentre studiavo alla scuola archeologica di Atene. Ho avuto il privilegio di viaggiare per tre anni in Grecia e tutte le volte che visitavo un’isola greca con interesse archeologico, è sempre emerso il nome di Buondelmonti come il primo che ha menzionato e descritto quelle antichità. Sono rimasta affascinata da questa figura di esploratore, quasi di archeologo ante-litteram, la cui figura rimane per certi versi ancora poco conosciuta. Non ci sono documenti esterni di archivio che lo riguardano, conosciamo solo la sua opera e i riferimenti interni presenti nel testo. Sappiamo che proviene da una famiglia fiorentina nobile, citata da Dante, coinvolta nella contesa tra Guelfi e Ghibellini. Sappiamo che intraprese carriera ecclesiastica, che era un umanista a che si dedicò precocemente allo studio della lingua greca, ancora poco conosciuta in Occidente.

Il Liber Insularum è un’opera molto innovativa: rappresenta infatti la prima osservazione sul campo delle isole greche e la prima descrizione, una per una, delle isole dell’Egeo. Contiene circa novanta paragrafi che comprendono anche il monte Athos, Costantinopoli e Gallipoli. Le descrizioni più lunghe, come quelle dedicate a Rodi o Creta, occupano circa due pagine di manoscritto, mentre altre più ridotte si sviluppano su paragrafi di cinque o sei righe. L’opera è scritta in latino, e ogni paragrafo dedicato a un’isola comprende la mappa corrispondente, disegnata da Buondelmonti. Non possediamo il manoscritto originale, ma circa una settantina di copie manoscritte tra il XV e il XVII secolo, con traduzioni contemporanee alla stesura in italiano, francese, inglese e greco, a testimonianza di una diffusione che potremmo definire ‘da bestseller’. Solo a Venezia sei manoscritti del Liber Insularum sono custoditi alla Biblioteca Marciana e uno alla biblioteca del Correr.

Il Liber rappresenta il primo esempio di un genere, quello degli isolari, che continuerà ad avere fortuna fino al XVII secolo. A Venezia, in particolare, fu un genere molto fortunato. Sia per la natura stessa della città – isola e arcipelago – sia per i grandi interessi della Serenissima nel Mar Egeo. 

Le mappe sono un elemento estremamente innovativo per l’epoca, tanto che Buondelmonti è stato studiato inizialmente come cartografo. Le illustrazioni riportano sia i profili delle isole - presi dai ‘portolani’, strumenti per la navigazione, dove le coste sono rappresentate in maniera enfatizzata per dare risalto agli elementi utili per i marinai – che gli elementi interni, con evidenza per gli elementi fisici (come montagne e fiumi) ma soprattutto per la presenza antropica: monumenti, castelli, rovine archeologiche. Per la prima volta siamo di fronte a un viaggiatore che si interessa in maniera puntuale alle tracce dell’antichità e alle testimonianze del passato. Buondelmonti presenta la dimensione di una Grecia inedita fino a quel momento per l’Occidente: non è la Grecia letteraria e idealizzati degli umanisti, ma è un territorio reale, con determinate caratteristiche fisiche e punteggiato dai resti della civiltà passata. Per questo possiamo definire il viaggiatore fiorentino un archeologo ante litteram, che ha fatto lo sforzo di mettere in relazione le fonti letterarie con gli elementi davvero presenti sul territorio; un apripista dell’osservazione diretta, testimone dell’importanza dell’autopsia e della ricognizione topografica. Tutti principi che ritroviamo nelle successive esplorazioni e spedizioni fino alle grandi campagne di scavo di fine ‘800 e inizi ‘900, che hanno portato alla scoperta di siti e monumenti archeologici come li conosciamo oggi.

Quali caratteristiche contengono le descrizioni di Buondelmonti?

Contengono informazioni che derivano dalle fonti antiche ma anche le sue osservazioni e i riferimenti vivaci al suo viaggio. Buondelmonti dimostra un grande interesse per gli animali e l’ambiente naturale, per esempio, offre vivaci descrizioni della presenza di capre, e di uccelli che nidificano sulle scogliere delle varie isole. Racconta anche alcune avventure di viaggio come il tentativo vano, davanti all’isola di Santorini, di misurare la profondità dell’abisso. Molto divertente anche l’incontro con una piovra gigante durante un viaggio in mare, che ha costretto il suo equipaggio a scappare. Infine, l’episodio più interessante è sicuramente quello che racconta un suo naufragio, nel tratto di mare da Rodi verso Samo: a Furni, un piccolo arcipelago tra Patmos, Samos e Icaria, non riuscirono a evitare gli scogli. La nave che trasportava lui e i compagni affondò e l’equipaggio si ritrovò bloccato su un’isola disabitata, senza cibo né acqua potabile. Mentre alcuni compagni morivano di stenti, Buondelmonti, certo della fine imminente, incise all’interno di una grotta il suo epitaffio. Non morì, grazie a una nave di passaggio che salvò lui e gli altri sopravvissuti. Ho cercato per anni quella grotta, purtroppo senza successo.

Una recente missione di archeologia subacquea greco-americana ha però recentemente scoperto nella stessa zona numerosi relitti di imbarcazioni, datate dall’età arcaica a quella moderna, a testimonianza che la rotta in cui avvenne il naufragio era in effetti una rotta pericolosa.

Possiamo parlare di ‘diario di viaggio’?

Non direi. Le descrizioni delle isole, per esempio, non sono raccolte in modo da riflettere la sequenza cronologica delle sue visite ma si basano sulla sequenza spaziale delle isole stesse, partendo da Corfù (l’antica Corcyra) verso Creta e poi verso Oriente fino ad arrivare con vari giri alle coste dell’Attica. L’inizio di ogni paragrafo fa parte di un acrostico, che compone la frase dedicatoria al Cardinale Giordano Orsini nel 1420, il che rende la narrazione obbligata dalle esigenze di iniziare la frase con una determinata lettera. 

Come funziona l’edizione digitale da lei prodotta?

A Venezia ho collaborato con il Venice Centre for Digital and Public Humanities (VeDPH), che mi ha permesso di trovare da subito un supporto tecnico per l’edizione digitale. A Stanford ho lavorato nel dipartimento di Classics e con il Center for Spatial and Textual Analysis (CESTA).

La partnership che abbiamo instaurato tra i due centri è uno dei risultati che ritengo più significativi della mia esperienza. A ottobre, in occasione del convegno finale di presentazione del mio una parte del team di Cesta verrà a Venezia per incontrare colleghi e colleghe del VeDPH.

Per quanto riguarda l’edizione digitale, ho scelto di lavorare su un codice custodito alla biblioteca Gennadios di Atene, il manoscritto numero 71, datato alla fine del XV secolo, composto da 40 fogli per un totale di 80 pagine. L’edizione a cui stiamo lavorando permette accedere alle pagine del manoscritto in modo da esplorarne sia il testo che le mappe.

Il testo latino è trascritto e accompagnato da una traduzione inglese arricchita da note esplicative contenti bibliografia tradizionale e riferimenti a entità geografiche, personaggi mitologici e storici linkati a database come Wikidata e altre risorse digitali (Travelogues, Topostext, Pleiades e Manto).

Le mappe originali sono presentate in versione interattiva, con le varie località indicate sul manoscritto geolocalizzate sull’equivalente carta dell’isola e linkate alle stesse risorse usate nelle note testuali. Il procedimento non è automatico, perché le carte di Buondelmonti mantengono i caratteri della cartografia antica. Corfù, per esempio, è orientata con il nord in basso e con un allineamento forzato rispetto al continente adiacente e quindi non è stato possibile applicare una procedura di georeferenziazione che garantisse una sovrapposizione esatta.  

Mappa interattiva di Corfù

L’edizione digitale non è ancora disponibile ma verrà presentata al convegno di chiusura del progetto dedicato alla figura di Cristoforo Buondelmonti e al suo ruolo nella riscoperta della Grecia antica che si terrà a Ca’ Foscari nei giorni 12-13 ottobre 2023

Federica Scotellaro