Erasmus+ ICM, l’esperienza di Ester e Marco in Israele

condividi
condividi
Il campus dell'Università di Bar-Ilan. Photo courtesy of Bar-Ilan University

Pochi giorni fa, Ca’ Foscari si è riconfermata come l’università di grandi dimensioni più internazionale d’Italia nella classifica CENSIS 2023. Un risultato dovuto anche all’ampio ventaglio di progetti di collaborazione e mobilità che il nostro Ateneo mette a disposizione di studenti e studentesse.

Tra questi spicca l’innovativo Erasmus + KA107 International Credit Mobility, che permette la realizzazione di periodi di mobilità per studio fuori dall’Unione Europea.  
La prima parte del progetto, che ha coperto il triennio 2020-2023 e si concluderà a breve, ha visto come partner prestigiosi Atenei internazionali in Australia, Bosnia-Erzegovina, Cina e Israele.

Il progetto-paese Israele ha coinvolto 4 partner - Bar-Ilan University, Ben-Gurion University of the Negev, Weizmann Institute of Science e University of Haifa - con un budget complessivo di 102.620 €.

Nello specifico, le attività con la Bar-Ilan University hanno interessato l’area economico-manageriale, con la coordinazione del prof. Ugo Rigoni del Dipartimento di Management di Ca’ Foscari, dando modo a studenti e studentesse di approfondire le conoscenze in ambiti come mercati internazionali; finanza; management e gestione delle imprese; marketing.

Tra coloro che hanno preso parte al progetto con l’Università israelita ci sono anche Ester, studentessa del corso di Laurea magistrale in Economia e Gestione delle Arti e delle attività culturali (EGArt), e Marco, iscritto alla magistrale in Economia e finanza.

Abbiamo chiesto a Ester e Marco di raccontarci la loro esperienza!

Perché avete scelto Israele come meta per il vostro Erasmus ICM+?

Marco: Finora la mia vita accademica si è limitata perlopiù a Padova e Venezia, per cui sentivo il bisogno di un’esperienza internazionale. Sono molto interessato alla geopolitica e alla politica in generale, e quando mi si è presentata l’opportunità di andare in Israele grazie a questo progetto ICM, l’ho subito colta. Ho pensato che avrei avuto l’occasione di approfondire e comprendere meglio il conflitto in Medio Oriente, visto che la copertura mediatica sul tema è vasta, ma spesso poco chiara. Inoltre, sono affascinato dalle culture millenarie, compresa quella ebraica. Nello specifico poi, una motivazione chiave viene da quello che studio, Economia e finanza. Il sistema economico israeliano è molto interessante: negli ultimi 70 anni, Israele ha creato un’economia virtuosa che si concentra sui giovani e sull’innovazione.

Ester: Ho già partecipato in passato a mobilità Erasmus+ – questa è la mia quarta esperienza – ma sempre in Europa. Volevo quindi provare a lanciarmi in un’avventura nuova e uscire dai confini europei per la prima volta. Ho deciso di andare a Bar-Ilan perché conoscevo pochissimo Israele, la sua cultura e i dettagli legati alla sua situazione geopolitica: ho pensato che sarebbe stata un’occasione unica per conoscere davvero questo Paese e formare una mia opinione.

Che contributo dà questa esperienza all’estero al vostro percorso accademico?

Marco: Mi ha dato la possibilità di conoscere un sistema universitario nuovo e differente da quello a cui ero abituato, permettendomi di affinare il mio pensiero critico e arricchire il mio bagaglio culturale. I percorsi di laurea magistrale in Israele sono molto diversi da quelli europei, soprattutto in termini di utenza. Si iscrivono alla magistrale persone con un’età media molto più alta che in Italia e ci sono tantissimi studenti e studentesse internazionali. Anche il rapporto con i docenti è diverso, più informale. Ci si parla in modo diretto, ci si chiama per nome, l’atmosfera è rilassata per favorire il dialogo, la discussione, lo scambio. Le lezioni non sono le classiche frontali in cui vengono trasmesse nozioni, ma si procede per gradi, attraverso il dibattito, alla costruzione di nuove conoscenze.

Ester: Per i miei studi è stato molto significativo visitare musei come quelli di Ramallah o il Museo dell’Olocausto a Gerusalemme. Le esperienze museali fatte in Israele e in Palestina mi hanno permesso di conoscere nuovi metodi espositivi, che vanno oltre la tradizionale disposizione delle opere tipica dei musei europei. I percorsi sono pensati per avere un forte impatto sul visitatore attraverso un’originale organizzazione degli spazi, che rende l’esperienza emozionante e, come nel caso del Museo dell’Olocausto, destabilizzante. Concordo con Marco, invece, per quanto riguarda la didattica e i rapporti con i docenti. Non ero assolutamente abituata alle discussioni in classe come principale strumento di apprendimento. Tra noi e i docenti non si percepiva una gerarchia, ognuno diceva la sua intervenendo senza nemmeno alzare la mano.

Questa esperienza vi ha fatto conoscere un’area del mondo complicata. In che modo la mobilità vi ha aiutati a comprenderla meglio anche sul piano culturale?

Marco: Con un semplice viaggio di pochi giorni è difficile capire davvero le dinamiche di questo Paese. Restando lì per un periodo più lungo mi sono reso conto, per esempio, che Tel Aviv è una bolla. Appena esci dalla città c’è un’altra bolla, Israele, che a sua volta è completamente diversa da quello che c’è immediatamente fuori, la Palestina, un altro mondo. La Palestina è grande e difficile da esplorare, soprattutto perché non sempre è accessibile per via delle tensioni in corso: a volte bisogna rimandare i propri piani di due settimane o un mese per far sì che ci siano le condizioni per spostarsi. Ma ha tantissimo da offrire e tanti luoghi di interesse da visitare, purtroppo poco frequentati.

Ester: Concordo, in pochi giorni puoi vedere delle cose, ma per capirle appieno devi parlare con le persone, vivere i luoghi. Dall’esterno siamo portati a giudicare la situazione in modo netto, o bianco o nero, ma ho capito che non è possibile questo tipo di approccio: le sfumature in Paesi come Israele e la Palestina sono tantissime. Culturalmente e umanamente, mi porto dietro una serie di sensazioni ed esperienze completamente nuove. Tra queste, ricordo per esempio la paura provata la prima volta che ho sentito le sirene anti-razzo, ma anche la piacevole sorpresa per l’ospitalità dei palestinesi. Ho sperimentato così i contrasti che caratterizzano questi territori, abitati al tempo stesso da comunità molto aperte verso il mondo esterno e altre molto più chiuse.

 

Scopri il progetto Erasmus+ per studio extra-Europa (ICM)

Intervista a cura di Anna Moretto