Università, carriera e STEM: quanto pesano i pregiudizi inconsci?

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Il pregiudizio inconscio (Unconscious Bias) è una ‘scorciatoia’ mentale che determina i nostri giudizi e la nostra visione del mondo, rendendoci ‘di parte’ anche senza saperlo. 

Ne abbiamo parlato con Claudia Crestini, professoressa di chimica presso il Dipartimento di Scienze Molecolari e Nanosistemi di Ca’ Foscari, che parla di "Pregiudizio inconscio nella scienza" all’evento di orientamento Donne, scienza e rugby.Una giornata oltre gli stereotipi di genere nello sport come nella conoscenza

 “Il nostro cervello riceve mediamente 11 milioni di bit di informazioni per secondo. La nostra «mente cosciente» può processarne 2-60 per secondo - spiega Crestini. - Il pregiudizio inconscio, quindi, si genera perché il nostro cervello filtra e pre-processa le informazioni prima che raggiungano la consapevolezza cosciente, opera assunzioni e categorizza le informazioni sulla base di esperienze pregresse e schemi comportamentali acquisiti. Questa conoscenza pregressa guida la nostra percezione, ed è la lente attraverso la quale vediamo il mondo.”

Tali meccanismi inconsapevoli sono utili, da una parte, perché permettono di elaborare velocemente enormi quantità di informazioni e per esempio ci permettono di riconoscere in un attimo se siamo di fronte a un pericolo. D’altra parte, possono diventare un ostacolo all’imparzialità, all’inclusione, alle pari opportunità.

 “Grazie a questa strategia, il nostro cervello si comporta come un computer: filtra e categorizza – continua Crestini. - Filtriamo le informazioni sulla base delle esperienze pregresse e sulle aspettative di risposta che abbiamo imparato nel passato. Per ridurre il carico di lavoro cognitivo, applichiamo schemi comportamentali acquisiti fin da piccoli, sui temi legati ad appartenenza etnica, genere, età, orientamento sessuale, ma anche abbigliamento, età e apparenza. Senza esserne consapevoli, per esempio, tendiamo a percepire come più intelligenti le persone con gli occhiali. Questo meccanismo è anche una delle cause fondamentali che contribuisce al gender gap, facendoci associare stereotipi diversi a uomini e donne”.

Tipologie di pregiudizi inconsci

Confirmation Bias: tendenza a trarre conclusioni su una situazione o una persona sulla base di propri pregiudizi, desideri o convinzioni invece che su elementi oggettivi e imparziali.

Attribution Bias: si dà un senso o si giudica il comportamento di una persona sulla base di osservazioni e interazioni precedenti che abbiamo avuto con quella persona.

Conformity Bias: tendenza delle persone ad agire in modo simile a chi li circonda, al di là dalle proprie convinzioni personali.

Halo Effect: tendenza a posizionare le persone su un piedistallo dopo aver appreso qualcosa di impressionante su di loro

Contrast Effect: quando si confrontano due cose e tendiamo a valutarle in base al confronto.

Horns Effect: tendenza a vedere un’altra persona negativamente dopo aver appreso qualcosa su di lei che va in contrasto con le nostre convinzioni.

Gender Bias: tendenza a preferire un genere rispetto a un altro per lo svolgimento di determinate attività o per l’assegnazione di alcune mansioni.

Ageism: tendenza ad avere sentimenti negativi nei confronti di un’altra persona in base alla sua età.

Beauty Bias: comportamento sociale che porta le persone a credere che chi è più attraente abbia più successo, più competenze e più qualifiche.

Il pregiudizio inconscio nell’Accademia e nella Scienza

Uno studio americano ha rilevato che quando si chiede a un bambino o una bambina di 4 o 5 anni di disegnare ‘a scientist’ (parola senza distinzione di genere) tende a disegnare una persona del suo stesso sesso. Quando cresce, attorno agli 12-16 anni, disegna un maschio. Sta applicando un filtro di genere sulla base di un’esperienza, che ha ‘insegnato’ come sia più probabile che sia un uomo a ricoprire quel ruolo.

Nel mondo universitario contiamo una presenza femminile nelle discipline STEM molto inferiore a quella maschile. Spiega Crestini: “Concetti come la carriera e la scienza sono più facilmente associati ai maschi, mentre alle femmine sono più facilmente associati i concetti di famiglia e arte.

Studi condotti in ambiente accademico scientifico, in cui curricula uguali erano associati alternativamente a nomi di donne o a nomi di uomini, hanno mostrato che, a parità di curriculum, le donne sono svantaggiate in procedure di assunzione o promozione in ambiente scientifico.

Anche gli studenti e le studentesse sono vittime inconsce di tali i pregiudizi: “Un team di ricerca americano ha condotto un esperimento su una classe universitaria che seguiva un corso di biologia online. Al momento di valutare la docenza, la classe è stata divisa in due gruppi. Al primo gruppo è stato chiesto di valutare il docente presentato come uomo, al secondo la docente come donna. Risultato? Il docente uomo ha avuto non solo voti più alti come qualità della didattica, ma è stato valutato meglio anche per le sue prestazioni in termini di velocità nella correzione dei compiti. Altro esperimento: In matematica, le ragazze hanno superato i ragazzi in un esame valutato in modo anonimo, ma i ragazzi hanno superato le ragazze quando gli insegnanti conoscevano i loro nomi.” 

Lo svantaggio delle donne aumenta quando si tratta di promuovere donne nei gradini più alti di carriera, secondo il “paradosso della meritocrazia”: “l'eccellenza è una categoria non ben definita, che risente quindi maggiormente dei pregiudizi e che a livello inconsapevole è associata a categorie maschili. Nei paesi dell'UE, le donne guadagnano quasi un quinto in meno degli uomini nel mondo accademico e, in totale, risultano essere autrici del 30% delle pubblicazioni scientifiche. Altri studi hanno dimostrato che sia le donne che gli uomini si aspettano che le donne si offrano volontarie per compiti anche quando ciò riduce la loro visibilità ma avvantaggia gli altri nel gruppo.”

E l’Intelligenza Artificiale, si salva da bias e pregiudizi? “No, perché impara da noi. ChatGPT per esempio, il sistema di generazione automatica di Open AI, apprende in modo statistico dai testi pubblicati su libri, siti web e articoli. I modelli ereditano il bias basato su razza, genere, religione o altre caratteristiche dai dati che vengono forniti loro e possono addirittura enfatizzarlo.”

Come riconoscere e combattere i nostri pregiudizi inconsci? “Il primo passo è diventare consapevoli dei nostri pregiudizi individuali. Riconoscendoli, possiamo iniziare a lavorare per ridurre il loro impatto sul posto di lavoro e in altre aree della nostra vita. È il primo passo per coltivare un ambiente inclusivo ed equo, e ci permette di capire da dove stiamo partendo in modo da poter sviluppare un percorso verso i nostri obiettivi.”

Federica Scotellaro