Armida, un prezioso patrimonio musicale rinasce ad una nuova vita digitale

condividi
condividi

Da un evento infausto come l’eccezionale acqua alta del 2019, a causa del quale un’ingente quantità di documenti furono danneggiati e grazie alle potenzialità della tecnologia, nasce una grande opportunità di conservazione, salvaguardia e di ampliamento delle possibilità di ricerca per il prezioso patrimonio musicale della città di Venezia.

ARMID@Venezia (ARCHIVIO MUSICALE E  ICONOGRAFICO DIGITALE A VENEZIA) è un progetto di digitalizzazione, restauro virtuale e studio diagnostico e musicologico delle fonti musicali frutto di una collaborazione scientifica tra il Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali dell’Università Ca’ Foscari e il Conservatorio «Benedetto Marcello» di Venezia, che si propone di riportare a nuova vita i preziosissimi documenti dei Fondi Torrefranca e Liceo Società Musicale, conservati presso la Biblioteca del Conservatorio. 

Il progetto è stato avviato tramite una raccolta fondi della Fondazione Ca' Foscari e contributi del Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali dell'Università veneziana, che hanno permesso il finanziamento di un assegno di ricerca postdottorale dedicato; il Conservatorio si è impegnato nell'acquisto di parte della strumentazione necessaria alla digitalizzazione e dei software di postproduzione e fotoritocco, mentre l’azienda MADATEC di Milano ha messo a disposizione la strumentazione per le indagini diagnostiche. Il progetto può inoltre godere di un respiro pluriennale grazie alla munificenza dell’imprenditore lagunare Matteo Rigamonti, fondatore di Pixartprinting e Weerg.

“ARMID@ dimostra ancora una volta – dichiara Giulio Pojana, tra i responsabili del progetto per l’Università Ca’ Foscari Venezia – come una proficua e sentita collaborazione tra realtà pubbliche e private, nonché la messa in campo delle opportune competenze, sia tecniche che scientifiche, possa far fronte, pur nei limiti dei finanziamenti a disposizione, a danni provocati da eventi eccezionali, sempre più frequenti, in grado di porre una seria ipoteca sulla fruizione, in particolare da parte delle nuove generazioni, dell’immenso patrimonio culturale del nostro paese”.

“Il progetto è stato un unione fra diverse forze e diverse discipline – aggiunge Michele Girardi, musicologo e tra i responsabili del progetto per l’ateneo veneziano – tra chi restaura, chi digitalizza, chi studia con il comune intento di portare alla luce un patrimonio musicale di importanza primaria. ARMID@ è un progetto che mette d’accordo varie istituzioni veneziane e si prefigge di arrivare a costruire un unico portale su cui convogliare tutti gli archivi musicali delle istituzioni veneziane già digitalizzati, come per esempio quello della Marciana”.

“Il progetto ARMID@ – specifica Paolo Da Col del Conservatorio di Musica «Benedetto Marcello» di Venezia – è la concreta espressione di un ideale sodalizio tra due importanti e rappresentative istituzioni, nato come reazione agli effetti dell’evento calamitoso dell’inondazione del 2019 e rivolto alla valorizzazione dei beni musicali di Venezia. La ricca storia musicale della città è testimoniata oggi da una ingente quantità di documenti disseminati nella città: il progetto intende rendere più agevole l’accesso alle fonti musicali veneziane a studiosi e ad esecutori che possano restituirle all’ascolto”.  

Ma questo è anche un progetto corale e partecipato, che si è avvalso della proficua, entusiastica quanto inattesa collaborazione di tante mani, di tanti studenti dell’Ateneo e di volontari, tanto da essere ad oggi fra i progetti più votati tra quelli partecipanti al Concorso Nazionale “Art Bonus 2023”, ancora in corso, sotto l’egida del Ministero della cultura.

Per votare il progetto clicca qui:

Alice Martignon, assegnista postdottorale dell’Università Ca’ Foscari incaricata della realizzazione del progetto, ci ha spiegato di cosa si occupa ARMID@ e quali tecnologie coinvolge.

“Stiamo effettuando una rigorosa digitalizzazione delle fonti musicali per mezzo di macchine fotografiche ad alta risoluzione; l’elaborazione e il restauro virtuale delle numerose riproduzioni, invece, vengono realizzati grazie a sofisticati programmi professionali di postproduzione. Sui manoscritti e i testi a stampa eseguiamo inoltre indagini diagnostiche non invasive (tramite tecniche di imaging multispettrale e spettroscopiche), per giungere all’identificazione dei materiali costituenti (supporti, inchiostri, pigmenti, coloranti, ecc.) e delle loro condizioni di conservazione, passaggi essenziali per pianificare correttamente i successivi interventi di restauro materico”.

“Sino ad ora – continua Alice – abbiamo digitalizzato più di 1500 documenti musicali antichi, quindi interi manoscritti ed edizioni a stampa. Il fine ultimo del lavoro di digitalizzazione è quello di conservare una riproduzione ad altissima risoluzione dei documenti (master), da cui trarre copie ad alta e bassa definizione da divulgare tramite piattaforme online pubbliche (es. Internet Culturale). Chiunque quindi, da ogni parte del mondo, potrà, comodamente da casa, sfogliare “virtualmente” i preziosi documenti conservati presso la Biblioteca del Conservatorio veneziano”.

Sin da subito sono stati coinvolti in questo lavoro studenti di vari corsi di laurea triennale e specialistica dell’Ateneo, in qualità di tirocinanti curriculari, molti dei quali, concluso il periodo di tirocinio, hanno deciso di continuare a collaborare con noi. A partire da quest’anno, inoltre, alcuni studenti hanno scelto il progetto ARMID@ per svolgere un tirocinio extracurriculare, e anche figure esterne di volontari si sono offerte di partecipare alle attività, a titolo gratuito. Insomma, un esercito di collaboratori formatosi grazie alla promozione nei canali dell’ateneo e al passaparola. Per partecipare al progetto non è infatti necessario avere delle abilità specifiche nei settori della fotografia, della postproduzione e del fotoritocco digitale, in quanto tali competenze si acquisiscono proprio nell’ambito della collaborazione.

Questi i nomi dei giovani senza i quali tale progetto non sarebbe stato possibile: Maela Baldan, Matilde Bellucci, Elisabetta Brambilla, Selena Buiese, Giulia Busolin, Chiara Campagnari, Martina Campagnaro, Francesco Ceretta, Samuel Corracin, Jacopo Crivellaro, Susanna Eupani, Benedetta Maria Fifaco, Luigi Fiorindo, Aurora Hechenblaikner, Alessandro Lamberti, Sara Longo, Luca Pierre Melinon, Emma Mietti, Giovanni Milan, Noemi Monti, Veronica Morellato, Giovanni Pietro Podestà, Elisabetta Roncoroni, Arianna Scarpa e Maria Cecilia Uliana.

Ma come si esegue il restauro digitale e quali sono gli interventi più comuni? “Il restauro digitale –continua Alice Martignon – viene effettuato su copie ad altissima risoluzione tratte dai master. Si interviene in primis sui documenti che, per eccesso di fragilità, non possono essere restaurati fisicamente, secondo protocolli sviluppati ad hoc sulla base delle forme di degradazione rilevate. Quasi sempre, per prima cosa, si opera la pulitura del supporto (da gore d’acqua, muffe). I documenti che in occasione dell’eccezionale alta marea del 2019 hanno subito l’esposizione prolungata all’acqua, possono presentare note slavate, in questo caso si interviene sull’area compromessa aumentandone la leggibilità, non di rado, inoltre, è necessaria una vera e propria integrazione delle lacune, ad esempio ove sono stati utilizzati inchiostri corrosivi (inchiostro ferrogallico) o dove si sono annidati insetti cartofagi. In questi casi, affiancati da esperti musicologi, si interviene ricostruendo le parti mancanti, con il fine ultimo di restituire, in primis ai musicisti, documenti che possano tornare a vivere, attraverso l’esecuzione del loro contenuto.

 “Sono numerose le opere di grande interesse e rarità della Biblioteca del Conservatorio – continua Da Col – che sono oggetto di digitalizzazione e/o restauro digitale nell’ambito del progetto ARMID@: sarebbe sufficiente nominare la Grilanda musicale (contenuta nel Fondo Torrefranca), una raccolta di musiche vocali della prima metà del XVII secolo di grande rilevanza sia dal punto di vista figurativo (riporta lettere capitali e intere pagine ornate con preziose decorazioni), sia da quello dei contenuti musicali (contiene il celebre Lamento d’Arianna, unica parte rimasta dell’opera perduta Arianna di Claudio Monteverdi). Tra i tesori della Biblioteca figurano diversi unica, come quelli dell’opera I di Antonio Vivaldi (1705) o delle Pièces de clavessin di Élisabeth Jacquet de La Guerre (1687), e un lotto cospicuo di autografi di Baldassare Galuppi (1706-1785) recentemente emersi nei depositi della Biblioteca”.

Federica Ferrarin