Digital Humanities: tecnologie digitali al servizio di didattica e ricerca

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Si è da poco inaugurata «Disclosing collections», la nuova Collana di Edizioni Ca’ Foscari diretta da Franz Fischer e Holger Essler, dedicata alle tematiche delle Digital Humanities. Il primo volume, I secoli di Venezia. Dai documenti dell’Archivio di Stato, curato da Andrea Pelizza, costituisce il catalogo della mostra documentaria virtuale preparata dall’Archivio di Stato veneziano in occasione dei 1600 anni della città di Venezia ed è frutto di una collaborazione tra Ca’ Foscari e l’Archivio.

Il secondo volume, a cura di Diego Mantoan, è già in cantiere e sarà dedicato all’analisi e all’adeguamento dell’identità digitale e dei sistemi informatici per gestire, studiare e valorizzare il patrimonio conservato presso il Museo di Arte Moderna Mario Rimoldi a Cortina d’Ampezzo.

Queste pubblicazioni rappresentano un ottimo esempio di come le tecnologie digitali possano essere messe al servizio della ricerca, dello studio e della divulgazione delle discipline umanistiche.

Proprio questa è la mission che Ca’ Foscari persegue grazie al Venice Centre for Digital and Public Humanities (VeDPH), afferente al Dipartimento di Studi Umanistici e diretto dal prof. Franz Fischer, filologo e docente di Filologia digitale applicata a testi letterari e documenti dall'antichità all'età contemporanea. Il Centro opera in maniera trasversale e si occupa di favorire lo sviluppo, l'accessibilità e la divulgazione di progetti di ricerca utilizzando una forte componente innovativa. Ne fanno parte studiosi e studiose impegnati nella ricerca e nell’applicazione delle tecnologie digitali all’intera gamma delle scienze umanistiche, in particolare nei settori scientifici di punta della Storia, della Storia dell'arte, degli Studi testuali e dell’Archeologia.

“Le DH a Ca’ Foscari rappresentano un’eccellenza sia nel panorama nazionale sia internazionale. La nuova comunità globale di ricercatori, a partire da quelli finanziati con i prestigiosi bandi europei ERC-European Research Council, non può prescindere dal presentare i propri risultati di ricerca in una modalità aperta, accessibile e digitale” – spiega Fischer. - "Il nostro centro conta circa ottanta componenti, tutti impegnati nelle proprie discipline ma interessati a utilizzare gli strumenti digitali per valorizzare la divulgazione scientifica. Abbiamo creato una piattaforma dove è possibile condividere competenze e applicare ai saperi umanistici la programmazione informatica e l’architettura digitale. Offriamo consulenza a studiose e studiosi che intendono condividere i propri risultati con un pubblico ampio e internazionale, sviluppando, al fianco delle pubblicazioni di ricerca tradizionali, alcuni prodotti digitali innovativi ed eventi pubblici di ampio respiro. 

Nell’ambito della Filologia creiamo, per esempio, edizioni scientifiche digitali di commenti filosofici, di testi diagrammatici del Medioevo, di iscrizioni antiche copiate e trasmesse da manoscritti settecenteschi. Sempre in questa prospettiva, stiamo studiando anche gli epigrammi veneziani di Johann Wolfgang von Goethe – poesie dai contenuti erotici ricche di un vocabolario che sconvolge per la sua eloquenza – e il taccuino di viaggio dell’inizio dell’Ottocento di Sir William Gell, illustratore e archeologo pioniere britannico. Curiamo anche il mantenimento di un archivio digitale della poesia latina dalle Origini al Rinascimento italiano e ci occupiamo di tante altre opere sempre in stretta collaborazione con archivi, biblioteche, istituzioni accademiche o privati.

Inoltre, sempre più spesso l'intelligenza artificiale viene applicata per aiutare il riconoscimento e l'esplorazione di grandi quantità di documenti scritti a mano che altrimenti sarebbe impossibile leggere. Queste applicazioni sono, infatti, particolarmente importanti per chi scopre testi inediti o reperti parziali, come nel caso degli archeologi. Insomma, le DH permettono anche di ricostruire virtualmente il contesto mancante, ricomporre e completare testi o manufatti. Ed è grazie all’applicazione delle tecnologie digitali che questi documenti possono essere esplorati e analizzati nel dettaglio, perfino arricchiti. Prendiamo ad esempio la Imaging Technology: la Multispectral Imaging (MSI) e la Reflectance Transformation Imaging (RTI) rendono visibili dettagli che l’occhio umano non sarebbe in grado di percepire”.

La tecnologia

Le attrezzature necessarie per condurre questo tipo di indagini verranno presto rese disponibili all’interno di un nuovo laboratorio, che sarà aperto alle sperimentazioni di ricercatori e studenti interessati, e che conterrà anche un microscopio digitale 3D per osservare e misurare superfici disomogenee e altri oggetti con immagini chiare di alta risoluzione e grande profondità di campo. Saranno disponibili, inoltre, eye tracker (rilevatori di movimenti oculari) e caschetti EEG (rilevatori di onde cerebrali) per lo studio dei processi cognitivi ed emotivi coinvolti nella produzione e trasmissione di testi oppure nella fruizione di eventi culturali in ambienti museali o siti archeologici, tanto reali quanto riprodotti tramite strumenti immersivi per la realtà virtuale.

La ricerca e la didattica

Tra i progetti di ricerca promossi dal VeDPH, è stato sviluppato, il progetto Venice Rivers Collection, di Elisa Corrò. Attraverso una ricerca che univa l’archeologia e il digitale, la ricercatrice ha proposto soluzioni digitali ed eventi pubblici per coinvolgere la cittadinanza e renderla partecipe della trasformazione dei canali di Venezia nel corso dei secoli. Lavorando nel Centro, Leonardo Campus, storico e collaboratore di RaiStoria, ha realizzato un webdoc sulla rappresentazione mediatica delle leggi razziali nell'Italia del dopoguerra, una piattaforma multimediale disponibile online che utilizza una vasta gamma di fonti – in particolare i video delle Teche Rai – per analizzare e presentare un importante fenomeno della nostra storia recente.

Il corso di laurea magistrale in Digital and Public Humanities ha celebrato nel settembre 2022 il suo primo laureato, Antonello Mori, che ha lavorato su una corrispondenza inedita custodita presso l’Archivio di Stato di Firenze e risalente alla prima metà del XVII secolo. A partire da quei materiali, Mori ha creato un video animato tramite la computer-grafica per raccontare i contenuti a un pubblico non accademico, e un algoritmo che, tramite lo standard XML applicato a quella determinata documentazione, permetteva di compiere una serie di analisi quantitative e qualitative. Il tutto è stato raccordato e distribuito tramite un sito web creato dallo stesso studente (https://newsfromsalvetti.eu/). Un’altra studentessa della stessa Laurea Magistrale, Elena Barchielli, sta attualmente sviluppando un protocollo per la descrizione di dati e metadati delle immagini, parte di un più ampio progetto che coinvolge il Centro e la Galleria Borghese di Roma. Il progetto ambisce a rendere accessibili le informazioni sulle opere del museo attraverso un ambiente digitale in VR360.

Borghese project IIIF/VR

Nell’estate del 2022 ha preso il via la Venice Summer School in Digital and Public Humanities, interamente in lingua inglese, che ha ricevuto centinaia di candidature a livello internazionale. Obiettivo della full-immersion settimanale è stato quello di sviluppare competenze e abilità tecniche nella digitalizzazione di materiali e fonti e nella modellizzazione, nell’analisi e nella visualizzazione di dati multimediali, oltre che sviluppare metodologie relative al coinvolgimento del pubblico nell'elaborazione e la presentazione della ricerca. Come risultato delle attività svolte durante la Scuola, a novembre è stata inaugurata la mostra virtuale ‘non-curata’ dei Tetrarchi e dei Leoni dell'Arsenale "Hidden in Plain Sight", che rimarrà aperta fino al 15 gennaio 2023.

A cura di Federica Scotellaro