Ca' Foscari ricorda Cervantes a quattrocento anni dalla morte

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A quattrocento anni dalla morte Ca’ Foscari (Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali Comparati) ricorda Miguel de Cervantes (1616-2016), il più famoso scrittore spagnolo di tutti i tempi con un convegno internazionale in cui si daranno appuntamento il prossimo 5 ottobre a Ca' Dolfin, provenendo da varie università europee, prestigiosi specialisti dell’opera e del pensiero cervantini. Nella stessa occasione, si terrà, in collaborazione con Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, un concerto di musica dell’epoca, animato dal grande cembalista Javier Núñez.

Cervantes è stato considerato dalla critica come il creatore del romanzo moderno, e la sua opera più famosa, Don Quijote de la Mancha, tradotta in tutta le lingue del mondo, risulta il libro più venduto dopo la Bibbia.

Scrittore, romanziere, poeta, soldato, ebbe una vita estremamente ricca di avvenimenti, è considerato il padre della letteratura in lingua spagnola, che viene chiamata appunto, la lingua di Cervantes.
Si tratta di un autore che, sia sotto il profilo biografico che culturale, ha vissuto relazioni decisive con l’Italia: in Italia, ad esempio, soggiorna dal 1569 al 1575, vivendo esperienze che vanno dal servizio presso il cardinale Giulio Acquaviva d’Aragona, alla partecipazione alla battaglia di Lepanto (1571), «la più memorabile e alta occasione – secondo le sue stesse parole – che videro i secoli passati e che quelli venturi non possono sperare di vedere». Nella leggendaria battaglia, Cervantes perse la mano sinistra, dal che gli derivò anche il soprannome del «monco di Lepanto».
Un autore dunque a cui Venezia e la sua Università, in particolare, non potevano non dedicare ampia attenzione, inserendosi nell’ampio ventaglio celebrativo in corso ovunque nel mondo.

Nel Convegno si cercherà in particolare di riflettere sui punti fondamentali della scrittura cervantina, che sono alla base della concezione moderna della letteratura. Una concezione che sottolinea la differenza essenziale tra letteratura e vita, ma anche la loro intima con-fusione: la fiction è artificio che finge essere realtà, che si esprime attraverso una costruzione e una rappresentazione che sembrano reali (o verosimili), da una parte; dall’altra, però, è anche un artificio che illumina lettori o spettatori sul proprio carattere fittizio, come il gioco di un illusionista. Un gioco letterario che crea confusione, ma che allo stesso tempo amplifica la realtà rappresentata e pone il destinatario nelle condizioni di dialogare criticamente con essa.

Il programma del concerto intende riflettere in altro modo sulla personalità di Cervantes, viaggiatore instancabile: esso infatti invita a un viaggio attraverso le musiche di alcuni tra i maggiori autori della scena musicale coeva al grande scrittore, con particolare riferimento al repertorio per tastiera in Italia e in Spagna.
Per l’Italia, si tratta di un repertorio che coinvolge città tra loro molto diverse, e di cui appunto riflette la varietà: le differenze stilistiche risaltano in modo sorprendente tra le opere composte a Venezia, Ferrara, Roma oppure a Napoli –  tutte città che Cervantes visitò.
Quanto alla Spagna, due sono le personalità che dominano il periodo. In primo luogo, Antonio de Cabezón, il compositore più importante e influente di tutto il XVI secolo. Benché al servizio della corte reale (fino alla sua morte, avvenuta a Madrid mezzo secolo prima di quella di Cervantes), organista di Carlo I e di Filippo II, viaggiò intensamente per l’Italia e in altri paesi del continente. La maggior parte della sua produzione si conserva per merito del figlio Hernando, che la pubblicò postuma nel 1578. In secondo luogo, il sivigliano Francisco Correa de Arauxo, il più significativo tra gli autori della prima metà del XVII secolo. Infatti, la sua unica opera conservata, Facultad Orgánica, pubblicata nel 1626 ad Alcalá de Henares è un omaggio al tiento: una forma tipica di musica spagnola per tastiera, assai cara a Cabezón.

Qui il programma delle celebrazioni