I cannoni di Venezia in 3D

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Si è conclusa l’ultima fase del progetto di catalogazione e studio delle artiglierie di produzione veneziana “I cannoni di Venezia”. Il progetto, durato quattro anni, è stato coordinato da Carlo Beltrame del Dipartimento di Studi Umanistici, in collaborazione con Marco Morin (esperto di armi antiche) e Rossella Scordato, assegnista di ricerca del DSU, ed è stato finanziato dalla Regione del Veneto attraverso la L.R. 1/2008, art. 25. “Iniziative a favore del patrimonio storico, culturale, architettonico e artistico di origine veneta nell’area mediterranea”.

La prima fase, triennale, che aveva portato alla pubblicazione del volume “I cannoni di Venezia. Artiglierie della Serenissima da fortezze e relitti”, a firma di C. Beltrame e M. Morin (All’Insegna del Giglio, Firenze, 2014), era consistita nella catalogazione e nello studio di 180 pezzi di artiglieria di produzione conservati in Grecia, Turchia, Croazia e Albania e aveva visto la collaborazione anche degli esperti di armi antiche Renato Gianni Ridella e Ruth Brown. Tra i pezzi documentati figuravano armi in ferro fucinato, datate già al Quattrocento quando l’artiglieria iniziò a diffondersi sui campi militari europei e quando i primi pezzi vennero montati a bordo delle navi. Ma è con il Cinquecento e con l’introduzione della fusione in bronzo che l’evoluzione dell’artiglieria ebbe un’accelerazione e aumentò di efficacia con un impiego diffuso anche in campo navale. I pezzi in ferro fuso seicenteschi e successivi testimoniano quindi l’adozione da parte della Serenissima di armi fabbricate secondo la soluzione, più economica per l’impiego di metallo meno nobile, proposta dall’industria bellica nord-europea.

L’ultima fase di ricerche, di un solo anno, ha permesso il completamento dello studio dei pezzi conservati nel Mediteranneo. Si tratta di 53 armi che sono state raccolte nel volume “I cannoni di Venezia. Artiglierie della Serenissima da relitti e collezioni in Italia, Israele, Malta e Spagna” a firma di C. Beltrame e R. Scordato (All’Insegna del Giglio, Firenze, 2016). Oltre al prodotto scientifico cartaceo è stato costruito un sito web in cui è raccolta non solo tutta la documentazione grafica e fotografica sia del primo che del secondo volume, ma anche i modelli 3D dei pezzi ottenuti attraverso la tecnica fotografica innovativa Multy-image photogrammetry. Questa soluzione, che permette di ottenere dei modelli fotogrammetrici tridimensionali, è in corso di sperimentazione da molto tempo, da parte dell’equipe coordinata da Carlo Beltrame, anche su relitti di navi antiche. I modelli dei pezzi di artiglieria sono “navigabili” virtualmente sul web permettendone una fruizione più completa e coinvolgente e ovviamente accessibile a tutti.