Preoccupa la crescente escalation militare al confine tra Russia e Ucraina, nella regione del Donbass. Putin è pronto a un'invasione, per scongiurare l'ingresso dell'Ucraina nella Nato, o è ancora possibile una ricomposizione diplomatica della crisi? Qual è la posizione di Europa e Stati Uniti? Ne parliamo con l'esperto, Aldo Ferrari.
Il prof. Ferrari insegna Lingua e Letteratura Armena e Storia del Caucaso all’Università Ca’ Foscari Venezia e dirige il team di ricerca su Russia, Caucaso e Asia Centrale dell’ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale).
Professore, cosa sta accadendo tra Mosca e Kiev? Sta per scoppiare una nuova guerra alle porte dell'Europa, in una zona già ad alta tensione?
La situazione è preoccupante anche se non ritengo probabile, al momento, lo scoppio di un conflitto armato, che sarebbe estremamente rischioso per la Russia sebbene il coinvolgimento militare di Europa e Stati Uniti a Kiev appaia improbabile. In realtà l’obbiettivo della Russia non è quello di invadere l’Ucraina, ma piuttosto di evitare che questo paese entri nella NATO. Mosca, cioè, mostra i muscoli per cercare di imporre una soluzione accettabile, dal suo punto di vista, alla minaccia rappresentata dall’estensione verso est della NATO.
La situazione però è molto preoccupante soprattutto perché tra Russia e Ucraina c’è un conflitto in atto da anni, che non si riesce a risolvere attraverso la diplomazia. Questo stallo determina il permanere di una situazione politica e militare che rischia continuamente di degenerare. All’interno dello spazio post-sovietico questo è in effetti già avvenuto; si pensi al violento conflitto tra Armenia ed Azerbaigian nel Nagorno-Karabakh nel 2020 o a quello scoppiato nel 2008 tra Georgia e Russia per Ossezia meridionale e Abkhazia.
Mentre Mosca 'mostra i muscoli', cosa fanno l'Ucraina e l'Occidente?
Mosca sta agendo secondo modalità lineari, dettate essenzialmente da esigenze di sicurezza. Di fronte alla Russia vi è invece una situazione complicata. L’Ucraina è legata storicamente alla Russia, ma è ormai protesa politicamente verso l’Occidente. L’Unione europea è divisa al suo interno e priva di una politica estera efficace. Gli Stati Uniti mantengono la loro potenza, ma sono troppo impegnati a contenere la Cina per difendere davvero Kiev. L’Occidente, quindi, sta illudendo l’Ucraina facendole credere che sarebbe al suo fianco anche in caso di conflitto armato. In questa situazione un passo verso la soluzione diplomatica andrebbe fatto da tutte le parti in questione, non solo dalla Russia.
Esasperare il contrasto tra paesi democratici e non democratici, come sta facendo il presidente Biden, è a mio giudizio un modo sbagliato di agire nello scenario internazionale. Si dovrebbe piuttosto lavorare per una composizione della distanza che separa i paesi europei dalla Russia.
Anche il premier Mario Draghi, intervenendo alla Camera, ha rinnovato il sostegno alla sovranità e integrità territoriale dell’Ucraina
I paesi occidentali sono a favore della sovranità ucraina e questo è del tutto legittimo. Appare però molto preoccupante il fatto che Russia e Occidente si parlino e si comprendano sempre meno. In Occidente, in Europa, ma anche in Italia, c’è una progressiva chiusura alla discussione con la Russia, considerata sempre più un antagonista da contenere piuttosto che un partner da recuperare. Ma la crescente percezione della Russia come un Paese ostile e aggressivo dovrebbe invece essere ripensata tenendo conto dell’intero quadro storico e politico. La Russia si sente minacciata dall’espansione verso Est della Nato, un’alleanza militare nata ai tempi della Guerra Fredda, quando il mondo era diviso in due blocchi geopolitici, uno nell’orbita statunitense, l’altro in quella sovietica. La Nato è però sopravvissuta alla Guerra Fredda e la sua espansione viene percepita a Mosca come una grave minaccia alla sicurezza nazionale. Già l’Estonia, situata a poche ore da San Pietroburgo, è membro della Nato. Con l’ingresso dell’Ucraina, la potenza militare dell’Occidente sarebbe a due passi da Mosca. Non si può sottovalutare questo punto. Negli anni ’60, quando l’Unione Sovietica piazzò i suoi missili a Cuba, si sfiorò la terza Guerra Mondiale per la necessità degli USA di difendere il proprio territorio. In politica estera si deve agire anche comprendendo la visione e gli interessi dell’antagonista, ma l’Occidente con la Russia non sembra disponibile a farlo.
La Russia rifornisce il 40% del gas europeo. Ci dobbiamo preoccupare per una minaccia energetica?
La Russia non ha alcun interesse a interrompere la fornitura di gas all’Europa in quanto la sua economia ne dipende fortemente. La crisi rischia però di portare alla disattivazione del nuovo gasdotto Nord Stream 2, che collega la Russia alla Germania attraverso il Mar Baltico aggirando l’Ucraina. Il danno economico di questa eventualità sarebbe davvero notevole per la Russia, che con ogni probabilità farà del suo meglio per evitarla.