Ca’ Foscari Short Film Festival

Giuria

Alessandra Infascelli
Membro della giuria 2025

Alessandra Riccardi Infascelli muove i primi passi nel mondo del cinema a partire dagli anni 60.
Dall’incontro con il regista e produttore Roberto Infascelli, che diventerà suo marito, nascerà un profondo sodalizio artistico e professionale.

Il suo battesimo avviene nel 1965, quando partecipa alle avventurose riprese nell'ex Jugoslavia del film Le soldatesse di Valerio Zurlini. All’epoca Roberto Infascelli era l’organizzatore del film di Zurlini e convinse Alessandra, sua novella sposa, a partire con lui in questo lunghissimo “viaggio di nozze”in est europa.
In seguito al fortunato incontro a metà degli anni 60 con Allen Klein, famoso manager dei Rolling Stones, Alessandra e Roberto si recano in America, dove cavalcheranno l’onda degli spaghetti western di Sergio Leone.

Questi film avranno uno stile spiccatamente più americano, grazie anche alla presenza dell’attore Roger Petitto,in arte Tony Anthony, protagonista di alcune pellicole tra cui Un dollaro tra i denti e Un uomo, un cavallo, una pistola entrambi del 1967 diretti da Luigi Vanzi, alias Vance Lewis, ma anche Blindman del 1971, diretto da Ferdinando Baldi e interpretato tra gli altri dall'ex beatles Ringo Starr.

All’inizio degli anni 70, Alessandra e Roberto, avranno un’intuizione geniale e saranno tra i primi a promuovere il genere poliziesco all’italiana, detto anche poliziottesco, con il capostipite La polizia ringrazia del 1972 diretto da Steno, pseudonimo del regista Stefano Vanzina, che per l’occasione firma la pellicola con il suo vero nome.

Questi film, nati in un periodo di grande tensione sociale e politica in Italia, riflettevano le paure e le angosce di un Paese segnato dalla criminalità organizzata, dal terrorismo e dalla sfiducia nelle istituzioni e si caratterizzavano per trame crude e realistiche, spesso ispirate alla cronaca nera dell’epoca. Gli Infascelli continuano poi a contribuire all’evoluzione del genere con altri lungometraggi come La polizia sta a guardare, del 1973 con Enrico Maria Salerno, protagonista nel filone poliziottesco, e diretto dallo stesso Roberto Infascelli e anche La polizia chiede aiuto di Massimo Dallamano, considerato uno degli esperimenti più riusciti tra la fusione del genere poliziottesco e il giallo, con la grande attrice romana Giovanna Ralli nell’inedito ruolo del magistrato.

Nel 1975, Alessandra e Roberto producono invece un classico del genere giallo, diretto da Luigi Comencini e interpretato da Marcello Mastroianni, affiancato da un cast ricchissimo: La donna della domenica. Il film, tratto dal fortunato romanzo di Carlo Fruttero e Franco Lucentini, è un successo di critica e pubblico.

Sarà lo stesso anche per Febbre da Cavallo, anno 1976, vero e proprio cult della commedia con Gigi Proietti ed Enrico Montesano. La pellicola, divenuta in seguito una pietra miliare del nostro cinema, non sarà l’unica incursione nel genere commedia. 1977 è infatti l’anno del film comico a episodi Tre tigri contro tre tigri, diretto da Steno e da Sergio Corbucci e interpretato da un cast di comici di primo ordine, tra cui Paolo Villaggio e Renato Pozzetto.

La prematura scomparsa di Roberto Infascelli, costrinse Alessandra a prendere le redini dell'attività produttiva così, dopo avere già prodotto Gran Bollito di Mauro Bolognini nel 1977, fu il momento anche di una sua personale incursione nel mondo del poliziesco con le pellicole Da Corleone a Brooklyn di Umberto Lenzi, con Maurizio Merli e Mario Merola e Luca il contrabbandiere di Lucio Fulci, con Fabio Testi.

Ma nonostante il sempiterno amore di Alessandra per il cinema di finzione, a partire da metà anni 80 sarà il genere documentaristico la sua grande passione. Insieme all’intellettuale Alessandro Giupponi, Infascelli propone opere culturali di grande spessore come Alexander Dubček: Le radici del futuro, presentato al Parlamento Europeo di Strasburgo.

Il documentario ha un importantissimo valore storico. Racconta la storia della Cecoslovacchia attraverso la figura di Dubček, uomo politico, esponente della primavera di Praga nel 1968. Infascelli e Giupponi realizzano anche un'altra opera che al centro una figura storica di grande importanza: Marconi - Il mago delle onde. Il documentario del 2007 affronta la giovinezza del famoso inventore italiano e vuole essere un focus sul mondo della comunicazione. Mentre con lo speciale Lo splendore della verità: Paolo VI, trasmesso in prima visione su Rai1 in occasione della canonizzazione di Papa.

Montini nel 2018, Alessandra Infascelli, in veste di regista e produttrice, racconta in maniera inedita il forte legame tra arte e religione che a proprio caratterizzato il papato di Paolo VI.

Filmografia

1967 Un dollaro tra i denti directed by Vance Lewis; Un uomo, un cavallo, una pistola directed by Vance Lewis
1968 Luna, la figlia della foresta vergine directed by Bob Raymond
1969 - 1970 I diavoli della guerra directed by Al Albert
1970 Pilgrimage directed by Beni Montresor
1971 Blindman directed by Ferdinando Baldi
1972 La polizia ringrazia directed by Stefano Vanzina (Steno) 
1973 La polizia sta a guardare directed by Roberto Infascelli; Piazza pulita by Vance Lewis
1974 Il clan del Quartiere Latino directed by Bruno Gantillon
1975 La polizia chiede aiuto directed by Massimo Dallamano; Appuntamento con l’assassino directed by Gérard Pirès
1976 La donna della domenica directed by Luigi Comencini; Febbre da Cavallo directed by Steno
1977 La bella andalusa directed by Vincente Escriva; Doppio delitto directed by Steno; Gran bollito directed by Mauro Bolognini
1978 Tre tigri contro tre tigri directed by Stefano and Sergio Corbucci
1979 Da Corleone a Brooklyn directed by Umberto Lenzi
1980 Supermarket directed by José Sanchez
1981 Luca il contrabbandiere directed by Lucio Fulci
1981-1982 Una vita a tracolla directed by Stefano Rolla
1982 Carlotta directed by Stefano Rolla
1985 La cantata del caffè directed by Johann Sebastian Bach
Documentaries directed by Alessandro Giupponi: 1987 Il museo Paolo Orsi di Siracusa, 1988 Le quattro Sibari, 1992 Arcipelago Emilia Romagna, 1993 - 1194 Alexander Dubček: Le radici del futuro, 1995 Gallipoli: Dall’esistente a città futura, 1996 Antonio Filigrana, un cittadino dell’Europa del sud, 1996 - 1997 L’altra Italia, 1997 La provincia di Reggio Calabria: Storia e prospettive del suo territorio, 2007 Marconi: Il mago delle onde
2018 - 2019 Special program Rai1: Lo splendore della verità: Paolo VI directed by Alessandra Infascelli

Malou Lévêque
Membro della giuria 2025

Malou Lévêque è una regista e sceneggiatrice francese.

Il suo percorso di studi inizia con il corso di cinema presso l’Università di Montpellier, per poi successivamente laurearsi all’ESAV – École Supérieure d'Audiovisuel di Tolosa, diventando rapidamente assistente alla regia e cimentandosi, fin da subito, nella realizzazione di film autoprodotti con il suo team. 
Nel 2015 è, infatti, assistente alla regia per il film diretto da Dominique Cabrera, Corniche Kennedy, che fu di grande ispirazione a Lévêque per lo sviluppo di alcune dinamiche che riproporrà nel suo film La vérité, presentato al Ca’ Foscari Short Film Festival di quest’anno.

Uno dei suoi primi corti, dal titolo Dynamique et motivé (2017), è stato presentato ai Festival di Lille, di Tolosa, di Nizza e al Women’s Film Festival di Lisbona e all’European Short Film Festival di Brest.  Il film racconta la storia di due ragazzi che sognano di fuggire dalla routine quotidiana imposta dal mondo del lavoro e di lasciarsi alle spalle le preoccupazioni familiari. La regista decide di raccontare, in maniera insolita e utilizzando il genere della commedia, questa sorta di depressione sociale, sentimento che i protagonisti stanno provando a causa del contesto sociale nel quale sono inseriti. 

Accanto alla sua attività di regia cinematografica, accompagna fin da subito quella teatrale: nel 2014 debutta inizialmente come attrice nella compagnia Jubilo Label Bleu, per diventare velocemente prima assistente, e poi regista stessa dello spettacolo OGM - Œuvre Génétiquement Merveilleuse: la vie, una conferenza rappresentata che unisce botanica e letteratura (2017 e 2022).

Questa sua vocazione multidisciplinare la porta a fondare, assieme al collega Jules Poulain Plissonneau, la compagnia di teatro di strada Quasar/Quasar, con la quale intendono abolire i confini tra le discipline e riconsiderare la città nella sua totalità, fonte infinita di creatività. Il progetto teatrale ha dato vita all’opera dal vivo Je suis invisible (2022), per la quale Lévêque ha curato regia e sceneggiatura, così come il lavoro Marcel, ancora in cantiere.

Con i suoi primi film, comprende di voler continuare a indagare personaggi che non si sentono adattati a questa società, riprendendo note di critica sociale. Ed è proprio da queste premesse che prende le mosse il suo ultimo film, La vérité (2023)

La vérité – For Real

France, 2023, 22’

Il cortometraggio La vérité, scritto e diretto da Malou Lévêque, racconta l’avvicinamento di due ragazzi, Dounia e Keny, che si conoscono da sempre ma che non hanno mai avuto il coraggio di parlare apertamente dei propri sentimenti.

Oltre al fondamentale ruolo dei corpi nella costruzione della dinamica tra i due protagonisti, che funzionano l’uno in relazione all’altro, anche lo sfondo delle vicende è cruciale. La storia infatti è ambientata nel corso di un pomeriggio a Marsiglia, ed è proprio la conformazione della città – con le sue architetture e con il suo mare, simbolo del loro desiderio di sincerità e libertà – a influenzare in modo evidente come i personaggi interagiscono con lo spazio e tra di loro. 

Con questo film la regista intende parlare del periodo della fine dell’adolescenza, per mettere anche in discussione gli stereotipi sui giovani di periferia.  È quindi la riflessione sull’ambiente sociale che diventa centrale anche in questo cortometraggio, così come nel suo precedente. 
Infatti, anche la questione di genere emerge chiara nella ricostruzione del tessuto sociale, che ha spinto i due adolescenti ad adottare certi ruoli e a mascherare i loro veri sentimenti dietro a un forte orgoglio che entrambi provano.

La regista Lévêque sostiene come questo film racconti di uno spazio intermedio e ibrido che possiede un forte potenziale creativo, e che l’essenza sia “l'aggressività che si scontra con la tenerezza, è ciò che nascondiamo e ciò che riveliamo, è il sogno che si affianca alla realtà. E a poco a poco il confine tra volgarità e poesia svanisce”.

L’opera è stata presentata in numerosi festival cinematografici, tra cui il Festival Côté Court a Pantin, dove ha ottenuto la candidatura per Gran Prix e la vittoria del Coup de coeur des Lycéens e del Prix Bande à Part (2024), seguita dalla recentissima vittoria del Librarians' Award e International Youth Award e Audience Award e Femal Actor Award per Oumnia Hanader al Festival di Angers (2025).

Barbara Biddulph
Membro della giuria 2025

La carriera di Barbara Biddulph come Art director

Chi da bambino non ha mai immaginato di dare vita a pupazzi e bambole, rendendoli protagonisti di avventure straordinarie e mondi inventati? Barbara Biddulph, originaria di Manchester, ha trasformato il gioco in una carriera, lavorando nell'animazione e nello stop motion fin dal 1980. Collaborando inizialmente con il dipartimento di Paint and Trace presso Cosgrove Hall Productions, si è poi inserita nel mondo della produzione in stop motion a Manchester.

Esperta in design dell’animazione ed effetti speciali, Barbara Biddulph svolge un meticoloso lavoro dietro le quinte, progettando e creando set in miniatura e oggetti di scena. Ogni dettaglio richiede una cura artigianale e una dedizione che lei non fa mai mancare, dal disegno di oggetti e personaggi fino alla costruzione degli interi set, tutto viene preparato con precisione. Quando le riprese hanno inizio, il suo ruolo si trasforma: come art director, affianca il regista nel coordinare fotografia, scenografia e ogni aspetto visivo del progetto, assicurandosi che ogni elemento prenda vita sullo schermo esattamente come immaginato.

Il percorso di Barbara Biddulph come art director comincia con la serie animata inglese The enchanted world of Brambly Hedge. Ispirata all’omonima collana di libri per bambini di Jill Barklem, la serie va in onda dal 1996 al 2000 e racconta le avventure di un mondo di topolini ambientato nella campagna inglese.

Nel 1997 uno degli episodi, A winter story, nel quale Barbara ricopre il ruolo di illustratrice di supporto alla produzione, viene candidato al premio BAFTA nella categoria dell’animazione per bambini. Lavorare sul set di Brambly Hedge rappresenta indubbiamente una vera palestra creativa per Barbara; qui sviluppa e affine le sue abilità nel design, che poi consolida durante la realizzazione della serie animata in stop motion Bob The Builder. Il protagonista, un simpatico tuttofare, sarà una parte centrale nella carriera di Barbara, che seguirà la direzione artistica di ben 120 episodi della serie.

Nel 2003 Bob the Builder si aggiudica il premio BAFTA nella la categoria dell’animazione per bambini con l’episodio Un Natale da ricordare.

Successivamente, nel 2004 e nel 2008, Barbara Biddulph si occupa della supervisione creativa dei lungometraggi che espandono l'universo della celebre serie per bambini: When Bob Became a Builder e Bob the Builder on Site: Roads and Bridges, quest'ultimo caratterizzato anche dalla presenza di piccoli attori in carne e ossa. I film, fedeli allo stile della produzione originale, sono stati elogiati per la qualità dell'animazione e il calore dei personaggi, contribuendo al successo globale del franchise.

Così come Bob, anche Barbara ha fatto tesoro di queste esperienze costruendosi la sua personale cassetta degli attrezzi, acquisendo le capacità che l’hanno resa una professionista del settore e hanno delineato il suo ruolo come art director.

Negli anni a seguire, instaurato un lungo sodalizio con lo studio di animazione inglese Mackinnon and Saunders, Barbara Biddulph lavora alla costruzione dei pupazzi all’interno della produzione firmata Wes Anderson di Fantastic Mr. Fox (2009) e in Frankenweenie (2012) lungometraggio dallo stile dark di Tim Burton, ampiamente apprezzato dalla critica per la qualità dell'animazione e l'estrema cura nei dettagli.

Realizzato con animazione in stop-motion che pone l'accento sui personaggi e sulle loro azioni, il film presenta inquadrature che sembrano quasi acquerelli, proprio come le illustrazioni originali del libro di Dahl. Colori e fotografia si fondono in un risultato sorprendente: un'assoluta perla d'ironia, capace di offrire molteplici interpretazioni e letture. (Erbamagazine su Fantastic Mr. Fox)

In un'intervista sul suo contributo alla serie britannica in stop motion Strange Hill High (2013), prodotta da Factory™, Barbara Biddulph racconta le sfide tecniche che affronta quotidianamente nel suo lavoro, dove la creatività è la chiave per risolvere i problemi. La produzione di Strange Hill High utilizza inoltre burattini a bacchetta, offrendo al team di Barbara l'opportunità di sperimentare con effetti dal vivo che trasformano il set in un luogo dinamico e stimolante in cui lavorare.

Nel 2015 lavora come concept designer nella prima stagione della serie animata britannica Scream Street, candidata nel 2016 ai British Animation Awards come miglior serie per bambini.  

Grazie alla sua raffinata attenzione ai dettagli e alla passione per il suo mestiere, Barbara Biddulph continua a distinguersi nel mondo dell'animazione stop-motion, collaborando con prestigiosi studi internazionali e lasciando un'impronta indelebile nei progetti a cui prende parte.