Asiamedia

Spring Silkworms

Cina

Il film rappresenta uno dei capisaldi del realismo progressista degli anni Trenta prodotto dalla Mingxing.

SPRING SILKWORMS
Chun can

 

Cheng Bugao
Cina, 1933, b/n, 100'
Con: Xiao Ying, Yan Yuexian, Gong Jianong, Gao Qianping, Ai Xia
 

Tratto dal celebre romanzo breve di Mao Dun, sceneggiato da Cai Chusheng (regista di Chant des pecheurs) e Xia Yan, il film è uno dei capisaldi del realismo progressista degli anni Trenta prodotto dalla Mingxing. La novella era ancora fresca di stampa quando si iniziarono le riprese del film, e questo dunque fu uno dei primi tentativi di riduzione cinematografiche di opere contemporanee. L'evento dimostra anche l'urgenza della situazione e dei temi; le circostanze erano tali che i temi trattati necessitavano urgente riflessione e mobilitazione popolare, tanto che la maggior parte degli artisti attivi in Cina all'epoca non può esimersi dal prendere parte attiva nei differenti movimenti politici. Anche la critica è ansiosa di definire la qualità politica delle opere. Questo film è stato lodato, dopo la vittoria del Partito Comunista nel 1949, come uno dei primi grandi film di sinistra, nonostante all'epoca non avesse ricevuto un grande successo di pubblico. Vede infatti per la prima volta la massa popolare, i contadini, come protagonista di una pellicola, e si tratta di un personaggio che diverrà in seguito estremamente visibile, al punto da cancellare qualsiasi altro tema "decadente e borghese". Viene anche spesso riportato che gli scrittori e registi non aderivano tutti entusiasticamente al Partito, tanto è vero che buona parte di queste pellicole contiene, oltre alla simpatia e compassione per le sofferenze del popolo cinese, elementi del melodramma classico e prestiti dai film americani del periodo, che determinano sovente la grammatica ed il ritmo del film. Ciò equivale a dire che i film del periodo non si interessavano solamente alla denuncia sociale e politica, ma rappresentavano anche conflitti sentimentali, familiari e amorosi, parte della tradizione cinese.

Tanto la novella quanto il film sono delle fortissime denunce dell'imperialismo straniero e della guerra contro il Giappone che stava devastando la Cina.

Tangente il documentario, la maggior parte delle riprese avviene in esterni, in un povero villaggio dell'entroterra della regione del Zhejiang. Il villaggio è filmato in maniera idealizzata: splendidi paesaggi, natura incontaminata etc. Il racconto ruota attorno alle difficoltà economiche di una famiglia di coltivatori di bachi da seta che affrontano usurai, l'aumento sproporzionato dell'inflazione, le conseguenze drammatiche della guerra. I contadini si prendono cura dei bachi da seta, che necessitano cure continue e la cui voracità indebita profondamente le casse della famiglia. Il raccolto è buono, i bachi sono di ottima qualità. Ma si scopre alla fine che, causa la guerra e l'importazione massicci di sete giapponesi o straniere, e l'utilizzo sempre più diffuso e globalizzato di sete sintetiche, quell'anno non verrà aperto il centro di raccolta di bachi da seta. I contadini devono così spostarsi lungo il fiume per andare a vendere lontano il frutto del proprio lavoro, in perdita.

Il film ebbe un forte impatto perché riusciva a mescolare tendenze documentarie e melodrammatiche. Gli attori erano tutte star dell'epoca, sì che il film godesse del richiamo di volti noti. Ma lo stile di regia è secco, fisso, la denuncia aspra e senza appello. Il regista Cheng Bugao disse di essersi ispirato ai fluidi movimenti di Aurora di Murnau per le sue riprese su carrelli mobili, sì che potesse seguire l'azione e i personaggi senza soluzione di continuità. È un esperimento basato sull'idea di fedeltà al reale e ai personaggi; inoltre, le riprese avvennero durante il tempo di coltivazione dei bachi, in tempo reale insomma. Così gli attori ebbero modo di entrare in contatto con il processo e la laboriosità della coltivazione, e sulla pellicola rimane impressa la traccia della loro fatica, del lento farsi della natura e delle attenzioni continue che l'uomo vi deve portare. L'idea è quella di un documentario didattico, da cui emerga la fatica della vita contadina così come il peso della società in mutazione, una società sempre più schiacciata e umiliata dalle potenze straniere che combattono le loro guerre senza tener conto delle pesantissime conseguenze sulla popolazione più povera.

Il regista non dimentica di denunciare anche le arretratezze e le superstizioni del mondo contadino. Una donna che viene dalla città è ostracizzata perché si dice di lei che porti sfortuna; il coro della gente del villaggio è sempre pronto a criticare ferocemente ogni comportamento fuori della norma; per la coltivazione dei bachi da seta il capofamiglia nega ogni modernizzazione e segue pedissequamente i riti ancestrali, perdendo così inevitabilmente la competizione contro le industrie straniere.

Corrado Neri