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Sen to Chihiro no kamikakushi - La città incantata

Giappone

Considerato il miglior risultato raggiunto da Miyazaki, Il film ottiene il riconoscimento internazionale con l’assegnazione dell’Orso d’Oro a Berlino nel 2002 e dell’Oscar come miglior film d’animazione nel 2003.

Come in altre occasioni, l’idea di questo lungometraggio è concepita da Miyazaki molti anni prima della sua effettiva realizzazione. Ancora prima di lavorare a Mononokehime, egli si interessa ad un libro per l’infanzia della scrittrice giapponese Kashiwaba Sachiko, dal titolo Kiri no mukō no fushigina machi. 

 

Prima che il progetto venga accettato passano alcuni anni, durante i quali Miyazaki apporta, gradualmente,  cambiamenti alla storia originale, fondendola con un racconto che tratta di uno stabilimento termale di Tōkyō abbandonato dopo un terremoto, ora in ristrutturazione. L’approvazione giunge nel giugno del 2001. Se, inizialmente, doveva trattarsi di un lavoro poco impegnativo per Miyazaki e lo staff dello Studio Ghibli, già fortemente provati dallo stress della realizzazione di Mononokehime, in un secondo momento l’idea viene sviluppata al punto che, per rispettare i tempi di produzione, la trama deve subire alcuni tagli. Per non rinunciare alla qualità, lo studio ricorre inoltre all’utilizzo, per la prima volta, della tecnica della computer grafica , affidandosi allo studio coreano D.R.

 

Chihiro ha dieci anni ed è una ragazzina come tante altre, gracile, svogliata, testarda, introversa e poco coraggiosa. Durante il trasloco, Chihiro è in macchina con i genitori, visibilmente annoiata e scocciata della situazione. Il padre imbocca una strada secondaria pensando si tratti di una scorciatoia. Si ritrovano di fronte ad un tunnel, attraversato il quale i genitori scambiano le costruzioni in stile occidentale per un vecchio parco giochi in disuso.

 

Attirati dal profumo di cibo entrano in un ristorante dove però non c’è nessuno, e sia il padre che la madre cominciano letteralmente ad abbuffarsi. Chihiro, allontanatasi un attimo, incontra un misterioso ragazzino, il quale la avverte di andarsene il più in fretta possibile e, ritornata al ristorante, ritrova i genitori trasformati in maiali. Spaventata, tenta di arrivare alla macchina continuando a chiamare i genitori a gran voce. Ma la strada è ora bloccata da una distesa d’acqua simile ad un lago. Quello che ai genitori di Chihiro era parso un parco giochi, è in realtà “l’altro mondo”, quello degli dèi, dei mostri e degli spiriti. In questo momento di panico, Haku, il ragazzino incontrato precedentemente, le offre nuovamente il suo aiuto spiegandole che, per poter restare e sopravvivere all’interno della città termale, deve chiedere a Kamajī di darle un lavoro. Questi è “l’uomo delle caldaie”, colui che si occupa del mantenimento dell’acqua calda e della preparazione degli infusi medicinali richiesti dai clienti dello stabilimento. Possiede sei braccia, che lo fanno assomigliare notevolmente ad un ragno, è un instancabile lavoratore e non lascia il suo posto nemmeno per dormire o per pranzare.

 

Kamajī indirizza Chihiro da Yubāba, la potente maga che gestisce gli stabilimenti termali Aburaya. Lei permette a Chihiro di restare a lavorare, privandola però di una parte del suo nome, così come aveva già fatto con Haku, il quale con il passare del tempo ha perso la memoria e ora non sa più né il suo vero nome né da dove viene. Così la nostra protagonista da questo momento si chiamerà Sen. Se da una parte Yubāba è estremamente severa e un po’ dispotica con i suoi  dipendenti, dall’altra cede al minimo capriccio del figlio Bō, bambino gigante viziato ed egoista.

 

In questo nuovo mondo Sen deve affrontare tante prove e, dopo lo sconforto iniziale, dà prova di un grande coraggio  e di una forza d’animo inaspettati. Si impegna nel lavoro, scopre l’importanza dell’amicizia ed ottiene la propria autonomia.

 

L’apprendistato di Sen giunge ad un punto di svolta quando cerca di salvare un drago, sotto le cui sembianze intuisce celarsi Haku. Questi è attaccato e ferito da Zenība, sorella gemella di Yubāba, anche lei una potente maga, per averle rubato il sigillo . Sen, decisa a salvare Haku, si mette in viaggio per riportare il maltolto alla maga e chiederle di aiutare il suo amico. La accompagnano Kaonashi, spirito che semina il panico nello stabilimento, Bō, trasformato in un topolino, e Yubādo, animale di compagnia e sentinella di Yubāba, con il corpo da uccello e la testa simile a quella della padrona, mutato in un piccolo uccello-mosca inoffensivo.

 

La maga, decisamente più gentile della sorella, aiuta volentieri la nostra eroina, regalandole alla fine un nastro per i capelli. Fuori dalla casa della maga, Sen trova Haku sotto forma di dragone, ristabilito, che l’aspetta per riportarla indietro. Mentre sono in volo, la ragazzina si ricorda di quando, all’età di circa quattro anni, cadde in un fiume rischiando di affogare e venne salvata proprio dal dio del fiume, il cui nome è Nigihayami Kohaku Nushi: il vero nome di Haku. Nel momento in cui Sen pronuncia questo nome l’incantesimo si spezza e Haku recupera la memoria e le sembianze umane.

 

Ritornati da Yubāba, Sen, per essere liberata e per far ritornare umani i propri genitori, deve riconoscerli tra altri maiali. La nostra protagonista non si lascia ingannare ed intuisce che non si trovano tra quelli posti di fronte a lei. Così la maga è costretta a liberare sia Chihiro che Kohaku.

 

Chihiro ritrova i suoi genitori, inconsapevoli di ciò che è successo, all’imboccatura del tunnel e, se non fosse per il nastro tra i suoi capelli, tutto l’accaduto potrebbe sembrare solo un sogno della bambina.

 

Sen to Chihiro no kamikakushi è il primo film di Miyazaki ambientato nel Giappone contemporaneo, nonostante Chihiro si ritrovi in un mondo totalmente fuori dal tempo. In qualche modo, rompe con gli schemi su cui si basano generalmente i suoi film: può essere considerato come un ritorno alle origini, in quanto è decisamente il lungometraggio meno legato alla cultura occidentale e con uno scenario decisamente giapponese. Per tutta la durata del film lo spettatore è immerso nel mondo delle divinità e dei mostri indigeni, alcuni nati direttamente dalla fantasia senza fine di Miyazaki, altri strettamente legati al folklore nipponico.  Per esempio, gli Onamasama, clienti delle terme dall’aspetto spaventoso e muniti di corna, sono chiaramente riconducibili ai Namahage, presenti nelle credenze degli abitanti della penisola di Oga, nella prefettura di Akita, che nei primi giorni del nuovo anno visitano le case spaventando i bambini.

 

Essi sono impersonati dagli abitanti del  villaggio, i quali indossano maschere rosse per rappresentare i demoni femminili e blu per quelli maschili, con mantelli fatti di alghe essiccate e paglia. I demoni maschili portano in mano oggetti sacri con strisce di carta attaccate, mentre quelli femminili picchiano su secchi di legno con coltelli da cucina. Entrano nelle case urlando a voce alta e spaventano i bambini chiedendo se per caso ce ne siano di pigri o di capricciosi. I genitori assicurano ai mostri che in quella casa non vi sono bambini del genere e li calmano offrendo loro cibo e bevande. I Namahage, infine, se ne vanno benedicendo la casa e la famiglia, augurando una proficua caccia o pesca.

 

I Kasugasama, personaggi inventati da Miyazaki, sono simili ad ombre, indossano i sokutai, gli abiti tradizionali dei nobili, e delle strane maschere. Kasuga è il nome di un famoso tempio shintō dove si pratica una danza rituale chiamata ama, durante la quale i danzatori indossano maschere in carta molto simili a quelle di questi spiriti.

 

Un ruolo particolare è svolto dallo spirito Kaonashi, invitato da Sen ad entrare negli stabilimenti. Egli la segue e cerca di aiutarla nel suo lavoro, ma quando Sen non gli dedica abbastanza attenzioni, inizia a distribuire oro agli altri dipendenti che, attirati dalla possibilità di arricchirsi, cercano di ingraziarselo in vari modi per poterne ottenere di più. Quando la sua fame diventa insaziabile, Kaonashi inizia ad ingurgitare tutti coloro che gli capitano a tiro. A questo punto la sua figura è cresciuta a dismisura. Il ventre gonfio, la testa è invece rimasta piccola, con la sua maschera dalla triste espressione. Grazie all’intervento di Sen, Kaonashi libera tutti coloro che ha inghiottito e, ritornato alle sue normali dimensioni, la accompagna nel suo viaggio in treno verso la casa di Zenība, dove si fermerà a vivere.

 

Il suo nome significa “senza volto” e la maschera che indossa ricorda quella di alcuni spettacoli di Nō. In lui Miyazaki ha riunito alcuni elementi facilmente adattabili non solo alla cultura giapponese, ma anche a quelle di molti altri paesi:

 

Mi piaceva molto l’idea di questa divinità vagabonda che non ha nessun riferimento con la tradizione giapponese. Infatti Kaonashi rappresenta il Giappone contemporaneo. Molti sono convinti che i soldi bastino ad assicurare la felicità. Ma Kaonashi riesce veramente a rendere felice la gente regalando oro? 

 

Egli simboleggia quindi l’ingordigia di tutti coloro che, accecati dal desiderio di arricchirsi, di possedere tutto ciò che bramano, non si preoccupano degli altri ma, anzi, sono disposti persino a “divorarli”.

 

Tra i personaggi secondari che si muovono in questo mondo e che meritano di essere menzionati troviamo innanzitutto Rin, una ragazza di circa diciassette anni che, lavorando ad Aburaya, sa perfettamente come muoversi tra spiriti e divinità. È incaricata di seguire Sen nei suoi primi giorni di lavoro. Inizialmente è piuttosto infastidita da questo incarico, ma poi si affeziona a lei e si rivela un aiuto importante per la bambina.

 

I Susuwatari, piccoli esseri fatti di fuliggine, lavorano per Kamajī. Essi trasportano i pezzi di carbone necessari al funzionamento della caldaia. Sono simili a quelli che si trovano in Tonari no Totoro dove abitano la casa dei Kusakabe, anche se in questo caso sono sfruttati per la loro forza.

 

Kashira, sono le teste di tre fratelli che vivono negli appartamenti di Yubāba e si muovono saltellando. Non sembrano avere un’utilità particolare, ma prendono le sembianze di Bō quando viene trasformato in topolino, impedendo così alla madre di accorgersi subito della sua scomparsa.

 

Occorre, inoltre, sottolineare la figura di Okusaresama, uno dei clienti degli stabilimenti termali. Tutti lo rifuggono in quanto emana un odore insopportabile e assomiglia ad un ammasso di fango. Yubāba decide quindi di affidarlo a Sen per metterla alla prova. Non senza qualche difficoltà, Sen riesce ad estrargli una bicicletta dal fianco e il “mostro” rivela la sua vera identità: si tratta della divinità dei fiumi, Kawa no Kami, il quale, grazie alle acque calde e benefiche delle terme,  ha potuto eliminare tutti i rifiuti che gli uomini hanno gettato nelle sue acque, inquinandole.

 

Miyazaki decide di realizzare un lungometraggio indirizzato alle bambine di dieci anni quando, incontrando le figlie dell’amico che hanno proprio questa età, si rende conto di non aver mai fatto nulla per loro. Egli infatti afferma: “Sen to Chihiro no kamikakushi è un film per coloro che hanno già avuto dieci anni e per coloro che stanno per compierli” . È anche per questo che Chihiro è una ragazzina normale e non possiede nessun attributo particolare, a differenza della maggior parte delle eroine disegnate da Miyazaki, che  hanno origini regali, come Sheeta o Nausicä, o hanno poteri particolari, come Kiki. In questo modo è più facile per le bambine immedesimarsi in lei e, a loro volta, trovare la loro strada nella vita. Chihiro è anche la protagonista meno affascinante rispetto ai canoni estetici ai quali il tratto di Miyazaki ci ha abituati. Ma come egli ci spiega :

 

Oggi i bambini crescono viziati, controllati e iperprotetti in Giappone. Vivono con molta meno consapevolezza della vita e ingrassano il loro egoismo malato. Le gambe e le braccia di Chihiro, il suo volto distorto e senza vita simboleggiano i bambini di oggi. 

 

Particolare importanza in questo lungometraggio è data al potere della parola. In un momento in cui il racconto orale è stato sostituito da quello visivo, in cui i bambini crescono passando le loro giornate davanti ad uno schermo, Miyazaki sceglie di esaltare il valore magico della parola, alla quale sembra donare un’energia particolare. Egli stesso afferma:

 

La parola è un potere. Nel mondo dove Chihiro si è smarrita, il fatto di pronunciare una parola ricopre un ruolo importante. Nei bagni diretti da Yubāba, se Chihiro pronunciasse le parole “no” e “non voglio”, la strega la caccerebbe immediatamente, e lei sarebbe destinata a vagare fino a sparire del tutto. Invece, quando Chihiro dice “mi faccia lavorare qui”, nemmeno Yubāba può ignorarla. Oggi non si dà più peso alle parole, sono considerate come bolle. Il loro essere vuote è semplicemente un riflesso della realtà. È ancora valido il pensiero secondo il quale le parole hanno un potere. È solo che è il mondo ad essere pieno di parole senza potere e vuote. 

 

Così, quando Yubāba priva Chihiro di una parte del suo nome non si limita a modificare il modo in cui la bambina viene chiamata, ma va a toccare qualcosa di più profondo. È un modo per poterla controllare. Sen si spaventa quando si rende conto di non ricordare più il suo vero nome e di essersi gradualmente abituata a vedere i suoi genitori sotto forma di maiali. Alla fine rientra sì in possesso della sua identità, ma solo quando riguadagna il suo vero nome.

 

Miyazaki, che ama dipingere se stesso come l’infaticabile Kamajī e il direttore Suzuki Toshio come l’avida Yubāba, si diverte spesso a paragonare il mondo di Sen to Chihiro  con l’ambiente lavorativo dello Studio Ghibli:

 

I think this story is similar to that of a girl who comes to, for example, Ghibli, and says, "Let me work here." For us, Ghibli is a familiar place, but it would look like a labyrinth to a girl coming here for the first time, a scary place. There are a lot of grumpy people here. Joining an organization, finding your own place, and being recognized there requires a lot of effort. In many instances, you must use your own strength. But that's a matter of course, that's living in the world. So, I am making the film with the idea that it is the world, rather than bad guys or good guys. The scary woman, Yu-baaba, who looks like a bad guy in this film, is actually the manager of the bath house where the heroine works. She's having a hard time managing the bath house; she has many employees, a son, and her own desires, and she is suffering because of those things. So I don't intend to portray her as a simple villain. 

 

Egli ci mostra, con Sen, che è possibile accettare il sistema, entrare a farne parte, ma non esserne inghiottiti, e che, con un minimo di sforzo, è possibile mantenere le proprie idee e la propria identità. Al contrario Yubāba rappresenta coloro che si sono fatti prendere dal ritmo del lavoro, che pretendono sempre il massimo all’interno dell’ambiente lavorativo.

 

Sen to Chihiro no kamikakushi può essere considerato come il miglior risultato raggiunto da Miyazaki e dallo Studio Ghibli fino a questo momento. Il film, oltre ad essere acclamato dalla critica, riscuote un enorme successo di pubblico in Giappone. Ma, cosa ancora più importante, ottiene il riconoscimento internazionale, con l’assegnazione di due prestigiosi premi: l’Orso d’Oro a Berlino nel 2002 e l’Oscar come miglior film d’animazione nel 2003.