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Pradip Sarkar: chi ben comincia alla metà dell’opera...

India

regista, sceneggiatore e produttore cinematografico indiano, autore di due pellicole di successo come Parineeta e La verità negli occhi.

Dopo una vita trascorsa nella pubblicità, è passato al feature film Pradip Sarkar, di anni 50. Se questo si possa configurare come ‘passaggio a miglior vita’, è un po’ presto per dirlo, ma l’esito di questo suo primo cimento – Parinita  (Una donna sposata, 2005)  – lascerebbe ben sperare. Non che Pradip Sarkar fosse un oscuro regista di shorts commerciali, anzi, in questo settore è da tempo un nome di tutto rispetto. Ma la realizzazione di Parinita è stata per lui, come ha detto in molte interviste, un sogno divenuto realtà.

    Originario di Calcutta, si era trasferito nella Capitale, dove si era diplomato al Delhi College of Art, per iniziare poi a lavorare nel campo pubblicitario, prima in una piccola agenzia, poi in altre di maggior peso, fino a mettersi, come si dice, in proprio. Dal 1997 è, infatti, a capo di Apocalypso Filmworks, una delle cinque maggiori agenzie pubblicitarie dell’India, che ha prodotto numerosi short importanti (e premiati) e diversi video musicali. Nel 2000 aveva avuto occasione di assistere nella regia Vidhu Vinod Chopra, che stava girando Mission Kashmir, film al quale Pradip Sarkar aveva collaborato anche per la realizzazione delle parti cantate. E’ proprio grazie a Vidhu Vinod Chopra, titolare di Vinod Chopra Films e attualmente più impegnato a produrre che a dirigere, che il suo sogno nel cassetto diventa realtà.

Parinita, che ha avuto molto successo di pubblico, ha anche collezionato numerosi premi: per il film, gli attori, la musica, il suono, i cantanti. Per quanto riguarda direttamente Pradip Sarkar, a lui è andato il premio Filmfare per la miglior scenografia (diviso con Keshto Mandal e Tanushri Sarkar) e lo Zee Cine Award come regista più promettente dell’anno. Di films a soggetto, s’intende; per la regia di short pubblicitari, di premi ne ha ricevuti diversi.

Il suo secondo feature film, Laga chunri men dag (La macchia sul vestito, 2007), prodotto questa volta da Yash Chopra per Yash Raj Films, come spesso accade, non è stato all’altezza del primo.  Certo, quando uno ben comincia – anche se nel mezzo del cammin di sua vita – con un film tanto applaudito, le attese per il secondo tendono ad aumentare. E spesso ad andare deluse. Ma non disperiamo, chi vivrà vedrà.

 

Cecilia Cossio