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Pokemon - il film

Giappone

80 milioni di dollari incassati negli Usa, un lusinghiero box office in Italia, Pokemon il film, è stato un successo anche fra una vasta schiera di psicologi e sociologi che hanno versato tonnellate di inchiostro per mettere in guardia i genitori dal pericolo di emulazione da parte dei bambini. Ma è proprio così?

POKEMON - IL FILM

Titolo originale: Pokemon: The First Movie. Regia: Kunihiko Yuyama (adattamento inglese diretto da Michael Haigney). Soggetto: da personaggi creati da Satoshi Tajiri. Sceneggiatura: Takeshi Shudo. Fotografia: Hisao Shirai. Montaggio: Toshio Henmi, Yutaka Ito. Musica: Ralph Schuckett, John Loeffler. Scenografia: Katsuyoshi Kanemura. Voci: Veronica Taylor, Philip Bartlett, Rachael Lillis, Eric Stuart, Addie Blaustein, Ikue Otani. Produzione: Nirlan J. Grossfeld, Choji Yoshikawa, Tomoyuki Igarashi, Takemoto Mori per Pikachu Project '98/Shogakukan Inc. Distribuzione: Warner Bros. Durata: 75'. Origine: Giappone, 1999.
 

Usando un pelo fossile del pokèmon Mew, un'equipe di scienziati lavora ad un esperimento di clonazione che genera Mew Two. Il nuovo pokèmon, che ha dei poteri straordinari, sfugge al controllo degli scienziati e si rifugia su un'isola deserta sulla quale tenta di creare un'infinità di cloni di pokèmon per conquistare il mondo. Per realizzare il suo progetto Mew Two attira sull'isola i migliori allenatori di pokèmon con le loro creature, tra i quali vi è anche il giovane Ash e il suo pokèmon preferito Pikachu. La superiorità fisica e intellettiva di Mew Two riduce ben presto all'impotenza i pokèmon e i loro allenatori, ma grazie al provvidenziale intervento del dolce e silente Mew e al grande affetto che lega Pikachu ad Ash, Mew Two comprende che sta commettendo un grave errore e abbandona il suo folle progetto.

Da qualche anno esiste un'attenzione nuova da parte del mercato cinematografico, nei confronti dell'animazione. Se solo pochi anni fa l'animazione era destinata esclusivamente ad un pubblico infantile, oggi le cose sono radicalmente mutate e il target verso cui si orienta è sempre più quello adolescenziale, se non adulto, una tendenza che si basa in primo luogo sulla "politica della citazione" del cinema "reale". Film come Bug's Life, Toy Story 1&2, Z la formica, il prossimo South Park e lo stesso Pokèmon, dimostrano che l'animazione punta verso la convivenza in uno stesso film, di diverse chiavi di lettura, sovrapposte e fruibili da pubblici estremamente compositi. In quest'ottica, Pokèmon diventa un esempio illuminate, dall'alto degli oltre 80 milioni di dollari incassati negli Stati Uniti e del lusinghiero successo ottenuto anche al nostro box office. Un film coinvolto in polemiche idiote, da sociologi e psicologi d'accatto, buoni solo per riempire in qualche modo le spaziose pagine di quotidiani e settimanali patinati, che hanno accusato Pokèmon di aver istigato alcuni bambini all'emulazione delle gesta dei loro personaggi preferiti, gettandosi dai balconi delle loro case. Si tratta di un'equazione assurda e fuori luogo, e i bambini non possono essere considerati sic et simpliciter alla stregua di lèmuri suicidi, anche perché, secondo questa lettura da bignamino di psicologia infantile, nei decenni passati un personaggio come Wile E. Coyote avrebbe dovuto provocare autentiche stragi degli innocenti.

Pokèmon è invece un fenomeno da studiare con attenzione per il grande successo che sta ottenendo in tutto il mondo. La fortuna dei pokèmon, creature dolci e sensibili che sembrano il risultato di miriadi di incroci genetici, si fonda su una natura complessa e diversificata. Il fenomeno nasce in Giappone nel 1996, quando la Nintendo lanciò per la linea del "Game Boy" il gioco 'Pocket Monsters', ideato da Satoshi Tajiri e Tsunekazu Ishihara. Il gioco divenne ben presto un grande affare commerciale aprendo la strada a una collana di fumetti, una linea di giocattoli e infine a una serie televisiva. Il successo del film non nasce quindi dal nulla, ma è il frutto di un'abile operazione di merchandising che per la prima volta permette ad un film d'animazione giapponese di raggiungere incassi paragonabili a quelli dei film Disney. La florida e relativamente sconosciuta produzione giapponese raggiunge quindi la sua maturità, confermata anche dall'esperienza di T come Tigro, un film che la Disney ha realizzato proprio grazie alla sua filiale giapponese.

Pokèmon e T come Tigro sottolineano inoltre lo stretto rapporto che esiste ormai tra cinema e televisione. Anche Tigro, infatti, è un personaggio che appartiene alla banda "televisiva" di Winnie the Pooh, il simpatico orsetto punto di riferimento della banda di animali che abita nella "Foresta dei 100 Acri", partorita dalla penna di A.A. Milne nel 1924. La Disney comprò i diritti delle sue storie e nel 1966 vide la luce il primo cortometraggio su Winnie intitolato Winnie the Pooh and the Honey Tree e prodotto per la tv. Stavolta Winnie è solo la spalla dell'atletico e casinaro Tigro, in un film dedicato prevalentemente ad un pubblico infantile, dal disegno morbido, sfondi accurati e un'animazione, specialmente per le evoluzioni acrobatiche di Tigro e del cangurino Roh in una parodia dei musical hollywoodiani, di ottima fattura. Buoni sentimenti e un'apologia dell'amicizia in puro stile Disney riscontrabili anche in Pokèmon, dove la lettura si fa però più complessa. 'La forza dei pokèmon viene dal cuore' dice Mew al suo clone Mew Two, e le lacrime di Pikachu fanno rivivere il suo allenatore Ash; anche i pokèmon hanno quindi un codice di comportamento basato sull'amicizia e la solidarietà. Nell'isola solitaria però si svolge l'eterna lotta tra il bene e il male, con due squadre - i pokèmon e i loro cloni - che si fronteggiano in un set gigeriano che ricorda l'astronave aliena di Alien.

Si torna quindi alla "politica della citazione" che in Pokèmon trova un terreno estremamente fertile. Il personaggio di Mew Two ricorda in modo impressionante quelli di Sil e Ripley, i cloni metà umani e metà alieni, protagonisti di Species 1 & 2 e Alien 4-La clonazione. Come Sil e Ripley, Mew Two sfugge al controllo dei suoi creatori, cercando una vendetta implacabile contro coloro che volevano ridurlo ad una cavia da laboratorio. Sil, Ripley e Mew Two sono esseri superiori per facoltà fisiche e intellettive, che vivono sulla propria pelle una lacerante crisi d'identità ('Ma io chi sono?' bisbiglia a se stesso Mew Two, dopo aver distrutto il laboratorio) a causa di una genesi ambigua e spiazzante. Si tratta di creature che nella condizione di clone provano la sensazione dolorosa e destabilizzante della perdita del centro, dall'aura di unicità, dove il sè e l'altro da sè sono continuamente in conflitto e la vittoria dell'uno o dell'altro è sancita solo da un evento casuale o da un ordine superiore che è quello del cuore, dell'amicizia e della solidarietà. In fondo Mew Two ha una consapevolezza che lo rende più umano degli umani e anche per lui vale ciò che l'alieno protagonista di Starman di John Carpenter disse alla sua compagna di viaggio: 'è nei momenti peggiori che voi umani date il meglio di voi stessi'.

Fabrizio Liberti