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National style

Cina

Questo film rappresenta alla perfezione il filone progressista nazionalista: storie moraleggianti che dovrebbero incoraggiare al lavoro la nazione, ma che non disdegnano la rappresentazione del lusso, delle ragazze colte dal furore del ballo occidentale, delle mille luci delle città, per poi immancabilmente criticare lo spettacolo fornito.

NATIONAL STYLE
Guofeng

 

 

Luo Mingyou e Zhu Shilin
Cina, 1935, b/n, 120'
Con: Ruan Lingyu, Li Lili, Zheng Junli, Luo Peng, Liu Jiqun

È l'ultimo film di Ruan Lingyu, e a lei è dedicato. Con inquietante circolarità, si dice che l'attrice si sia suicidata incapace di sostenere il peso della notorietà e i relativi pettegolezzi (come denunciò nel biglietto d'addio), e nel film la protagonista si ammala proprio in seguito ad una campagna diffamatoria indirizzata contro di lei.

Oltre alla stupenda Ruan brilla sullo schermo Li Lili: le due già recitarono insieme in Little Toys. Se là erano madre e figlia, qui sono sorelle e rappresentano le due anime della Cina. Film governativo, segue i dettami nazionalisti e dimostra come molti dei registi intesi come "di sinistra" fossero in realtà timidi riformatori, e, nel caso del regista Luo Mingyou, fondatore delle compagnia Lianhua, abili affaristi che si interessavano al cinema come investimento, e come veicolo per una morale paternalista e reazionaria. Il film è influenzato dal New Life Movement lanciato dai nazionalisti per una cultura morale, sana, tradizionale.

Le due sorelle rappresentano la ponderatezza e la futilità. Ruan è la ragazza con la testa a posto, che sogna timidamente del cugino ma se lo fa rubare dalla sorella; a scuola è diligente, fa la predica alle compagne ad ogni occasione sulla necessità di studiare e non perdersi dietro alle mode occidentali. Li invece è la decadenza dei costumi: pur se sposata al cugino suddetto, nel campus si dà alla licenziosità, ha un amante dai capelli impomatati, segue follemente le mode occidentali: trucchi, vestiti, ballo. E così spreca la sua preziosa giovinezza. Una volta tornati al paese, i due amanti diventano insegnanti nella scuola locale, ma portano con loro le cattive abitudini acquisite: perdono tempo, passano la loro giornata ad amoreggiare e ballare, curano il loro aspettano maniacalmente. Il loro comportamento causa la decadenza della scuola intera: le alunne non si occupano più dello studio ma solamente di arricciarsi i capelli. Due scene memorabili: Li in primo piano, seduta al tavolo che corregge i compiti. Il tavolo è ingombro di trucchi, belletti e scatole di cipria; poi la telecamera si abbassa ed inquadra i piedi della ragazza che si muovono a tempo di musica; poi si sposta, e dalla porta d'ingresso entrano altri due piedi calzati di eleganti scarpe nerovernice, che si avvicinano alle scarpe coi tacchi della ragazza e si muovo a tempo di musica anch'essi. Poi la telecamera si alza, e mostra i due amanti sorridere maliziosamente. Ancora: il padre del ragazzo, commerciante locale, entra in un negozio vestito col suo tradizionale costume e ne esce vestito con un costume occidentale ridicolmente stretto. L'occidente, o meglio l'imitazione pedissequa dei tic occidentali, è indicata come fonte di ogni male e di decadenza della società cinese; la ripresa delle strade affollate di gente alla moda improvvisamente si mette a ruotare su se stessa e compare in sovrimpressione lo slogan: la decadenza sociale è più nociva delle alluvioni.

La bella Ruan Lingyu rappresenta invece l'anima studiosa e laboriosa della Cina, che combatte per un (vago) rinnovamento morale che scuota la società; i suoi valori sono lo studio, l'applicazione, il lavoro.

Alla fine, con una piroetta di sceneggiatura mai veramente giustificata dalla struttura diegetica, la coppia debosciata si pente e decide di partire, sobriamente vestita e struccata, per la campagna. Ruan, di ritorno pure lei al paese natale, passeggia con il cugino, che finalmente ha capito il suo tragico errore. Il cugino le chiede la mano, ma Ruan rifiuta, con una frase che è restata celebre: "l'amore non è tutto!". Ed il film termina con il primo piano delle mani che si stringono in una casta carezza.

Questo film rappresenta alla perfezione il filone progressista nazionalista: storie moraleggianti che dovrebbero incoraggiare al lavoro la nazione, ma che non disdegnano la rappresentazione del lusso, delle ragazze colte dal furore del ballo occidentale, delle mille luci delle città, per poi immancabilmente criticare lo spettacolo fornito. Essi tendono a promuovere timide riforme, sempre rimanendo confucianamente pudichi e moraleggianti. Di grande interesse è poi analizzare come tutto ciò che è occidentale sia segno di estraneità e perversione; al contempo, questo film non propone altro che ragazzi vestiti sobriamente che sfilano invocando una purezza monacale e una tensione al miglioramento che forse risente anche dell'educazione cattolica del regista.

Corrado Neri