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Mizu No Onna

Giappone

Nel raccontare la storia di Ryō, il regista sceglie il tempo sospeso della contemplazione, dell'inquadratura rarefatta, della scoperta del particolare, dell'ascolto delle emozioni, dell'emergere quieto della passione.

MIZU NO ONNA (La donna dell'acqua) di Sugimori Hidenori

Classe 1960, Hidenori Sugimori ha girato il suo primo film nel 1981 e, dopo la laurea, ha lavorato come regista per la rete televisiva NHK. Da allora ha curato soprattutto la regia di trasmissioni televisive e di spot publicitari, arrivando al lungometraggio solo nel 2002 con questo Mizu no onna (La donna dell'acqua). Esordio interessante, quello di Sugimori, che dimostra di possedere una bella mano registica (evidentemente frutto della lunga esperienza), e un buon occhio per l'inquadratura, pur non presentando il suo film particolarità compositive fuori dall'ordinario.
 

Chi è la donna dell'acqua del titolo? È la protagonista del film, Ryō (interpretata dall'attrice e cantante giapponese Ua). Ryō possiede capacità sciamaniche ed è soprannominata "donna della pioggia" perché ogni qualvolta le succede qualche fatto fuori dall'ordinario, una pioggia copiosa segnala l'avvenimento. Questa, che sembra una bizzarria o un semplice escamotage narrativo, viene invece rivendicata dal regista come fatto storicamente accertato. Dice Sugimori: "Un tempo, quando la gente viveva a contatto con la natura, c'erano ovunque sibille e sciamani. Oggi esistono in Giappone delle persone che vengono chiamate "uomo della pioggia" o "donna della pioggia"...". Tra l'altro, sempre a detta del regista, l'attrice protagonista – che nella vita fa la cantante – sarebbe essa stessa una donna della pioggia: ogni volta che parte in tournèe, vien giù l'ira di Dio. Bisognerebbe però sapere cosa ne pensano i suoi fan. In effetti anche Ryō, nel film, è piuttosto infastidita da questo effetto collaterale, che si porta dietro e che è una concausa della sua vita solitaria. Il che ci porta a quello che per il regista è il nocciolo della questione: accettare (e, aggiungiamo noi, accettarsi), come l'acqua accoglie ogni cosa. Nel raccontare la storia di Ryō, il regista sceglie il tempo sospeso della contemplazione, dell'inquadratura rarefatta, della scoperta del particolare, dell'ascolto delle emozioni, dell'emergere quieto della passione. Lo sguardo si sofferma spesso a contemplare una goccia d'acqua, proprio come se questa contenesse tutto l'universo e di sicuro contiene il film.

Mizu no onna è un film che andrebbe visto insieme ad Acqua tiepida sotto un ponte rosso di Imamura, con il quale condivide il mistero della sessualità femminile (legata all'elemento liquido, acquatico, appunto), e le due belle figure di donna. Sugimori amplifica il suo discorso sugli elementi naturali inserendo il tema del fuoco (Ryō, che gestisce un bagno pubblico, assume come addetto alla caldaia il giovane Yūsaku): i due elementi saranno fatalmente (e non solo metaforicamente) destinati ad incontrarsi. Narrativamente Sugimori gioca con i piani temporali e narrativi, si concede notazioni umoristiche (il pittore che ogni anno ridipinge il Monte Fuji sulla parete del bagno pubblico), o di costume, ma torna poi sempre alla sua protagonista e al suo mondo interiore che non si stanca, e noi con lui, di contemplare.

Andrea Frambrosi