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Li Shizhen

Cina

Grande epopea biografica, diretto da Shen Fu e interpretato dalla grande stella dell’epoca Zhao Dan. Il film, di fattura classica, elegante e solenne, è la biografia di Li Shizhen, farmacologo della dinastia Ming, che assurge a mito nazionale, incarnando i valori di giustizia, coraggio e abnegazione nel servizio del popolo, nonché nuovi valori quali la sfida ai classici e alla tradizione.

LI SHIZHENdi Shen Fu

Cina, 1956, b/n
Con: Zhao Dan, Shi Shi
 

 

Grande epopea biografica, diretto da Shen Fu (già sceneggiatore di Crows and sparrows) e interpretato dalla grande stella dell'epoca Zhao Dan. Zhao Dan è una delle figure di punta del cinema cinese, protagonista maschile di film storici come Crossroads, Street Angel, Life of Wu Xun, Crows and Sparrows, Lin Zexu; attivo durante la guerra sia in campo cinematografico che teatrale, è stato un attivo promotore della cultura di sinistra e ha subito la persecuzione politica da parte del Guomindang. Non è uscito indenne dalla Rivoluzione culturale, quando i suoi trascorsi con Madame Mao, Jiang Qing, gli hanno causato non pochi problemi.

Il film, di fattura classica, elegante e solenne, è la biografia di Li Shizhen, farmacologo della dinastia Ming, che assurge a mito nazionale, incarnando i valori di giustizia, coraggio e abnegazione nel servizio del popolo, nonché nuovi valori quali la sfida ai classici e alla tradizione. È l'autore della più celebre enciclopedia delle erbe cinesi, ristampata ancora oggi.

Il film si apre con un solenne movimento di telecamera che discende su una lussuosa corte; siamo nella capitale dove si svolgono gli esami per divenire funzionario statale. Li entra e una carrellata lenta mostra i candidati separati da paratie di legno, i giovani abbassano le tendine di bambù per mettersi a lavorare. Ancor prima di sapere i risultati, nella taverna scoppia una disputa tra chi sostiene il valore degli esami statali, basati sull'apprendimento mnemonico dei classici confuciani, e chi invece proclama che essi dovrebbero piuttosto servire alla popolazione insegnando qualcosa di utile; il padre di Li Shizhen, medico famoso senza essere letterato, viene indicato come esempio. Li non passa gli esami; tornando a casa, in barca, dice a suo padre di voler imparare da lui la medicina. Il padre lo voleva mandarino per questioni di status sociale e di rispettabilità, ma è contento di poter tramandare il suo sapere. La barca, che scivola sull'acqua circondata da montagne brumose, passa accanto ad una baca che risale la corrente; una fila di uomini la tirano dalla riva. "Così sarà la tua vita", dice il padre, lo sforzo di una nave che risale la corrente; a questo punto il petto del ragazzo si gonfia, lo sguardo si perde all'orizzonte, la canzone ritmata che cantano i lavoratori viene accompagnata da un coro possente, e la decisione è presa: Li Shizhen andrà controcorrente col cuore saldo. L'azione si sposta nel tempo di dieci anni. Li è diventato un medico rinomato e giusto; si scontra sovente con i colleghi e gli erboristi a causa degli errori di questi ultimi. Infatti la maggior parte di loro, in luogo di un atteggiamento scientifico e sperimentale, si limitano a seguire i classici testi di erboristeria, mai più revisionati dai tempi della dinastia Song. Li promuove modifiche e studi, ma il suo atteggiamento è prossimo alla blasfemia: come osare contraddire gli antenati? con che coraggio pensare di essere meglio di loro? L'eroica decisione del protagonista è naturalmente molto "moderna", esemplare delle tendenze di pensiero che hanno rivoluzionato la storia della Cina nel ventesimo secolo. Li, spirito indomito, si scontra con la miopia dei suoi colleghi. Rischiando la sua stessa vita, riesce, dopo aver curato il figlio del potente locale che soffiava d'una strana malattia (mangiava elegantemente con le sue bacchette la cera che colava dalle candele) a farsi ammettere all'accademia imperiale. Ma si accorge presto che anche là tutto è bloccato, inciso nel marmo dei secoli e immutabile. Gli scienziati di corte si occupano esclusivamente di trovare la pillola dell'immortalità per l'imperatore, mescolando sostanze che si rivelano spesso dannose, quali mercurio e altri veleni. La crociata di Li diventa anche una battaglia contro la superstizione, termine che sotto il regime comunista indica ogni credenza spirituale e religiosa. Li Shizhen è un sognatore: una sequenza lo vede al capezzale di una malata dormiente; Li è vicino alla finestra, da cui entra un fascio di luce, e comincia a giocare con le mani formando ombre e raggi di luce tra le dita: la natura è contemplata nella sua perfezione, ma vi è nel dottore anche l'aspirazione a scomporla, a usarla, a manipolarla, e a conoscerne le leggi. La grande ambizione di Li è di riformare l'enciclopedia medica, per aggiornarla e renderla di nuovo valida alla luce dell'esperienza accumulata nei secoli, al servizio della gente e non alla esclusiva ricerca di alchemiche chimere. Le sue petizioni in questo senso sono rigettate, e Li si scontra con il muro ostinato della classe mandarina (muro che ora i comunisti hanno finalmente abbattuto, poiché vivono nella città proibita). Sconfitto, il dottore torna a casa per scoprire che il padre è deceduto. Decide allora di partire in viaggio per la Cina alla ricerca di nuove erbe, per classificare tutte le piante conosciute e scrivere il trattato di medicina definitivo. Lo accompagnano nella ricerca un giovane discepolo e un vecchio amico, incontrato per via. Lascia la moglie, che lo saluta pudicamente trattenendo a stento il suo dolore. Le sequenze del viaggio dimostrano come la sensibilità di Shen Fu non si esprima solo nella cura del dettaglio degli interni, scandagliati da una telecamera dai movimenti lenti e precisi, ma anche nella descrizione della natura: ampie panoramiche si alternano a improvvisi primi piani per raccontare la meraviglia dei paesaggi cinesi: montagna, fiumi, cascate, valli avvolte nelle brume sono filmati con grande senso della luce e delle prospettive. La figura del medico si staglia a volte maestosa, ripresa dal basso contro il sole e i rami verdi degli alberi (esaltando la volontà e il coraggio dell'uomo sinico), a volte da lontano, avvolto nella natura, di cui cerca armonicamente di scoprire i segreti. Parimenti, le scene nei villaggi sono raccontate con grande senso della composizione. Per rievocare l'oscurantismo superstizioso dell'epoca, il regista fa sfilare (riprendendo i particolari ma anche con sequenze in plongé dall'alto che prendono tutta la strada maestra) lungo il paese il corteo di soldati che porta il medico di corte al supplizio: egli infatti ha avvelenato il principe sbagliando le dosi della sua pillola dell'immortalità. Il viaggio continua, ed è duro; i tre si installano in sistemazioni di fortuna, come una baita tra le nevi mentre i lupi ululano fuori; Li è nostalgico e pensa alla moglie (la figura della quale compare in sovrimpressione sul lato destro dello schermo, con una tecnica che risale ai film muti). Anche l'oscurantismo religioso è duramente attaccato. Li e i suoi discepoli scoprono una valle di piante rarissime e preziose: i tre corrono nel sole, e un primo piano di Li straiato tra i fiori dice il suo successo; ma arriva un gruppo di preti taoisti che arresta la compagnia. Nonostante le preghiere del dottore ("voi tenete le piante a marcire, quando esse sono fatte per curare l'uomo! Che razza di dio è il vostro?") il prete brucia sotto i suoi occhi il prezioso manoscritto che contiene gli appunti raccolti in lunghi mesi di lavoro. Uno dei suoi discepoli corre, strappa gli appunti dalle fiamme, scappa, ma inseguito dai malvagi preti cade da un dirupo: stupende scene nella natura, tra picchi a strapiombo e cascate altissime. La telecamera riprende da lontano Li che accorre al corpo ormai senza vita del discepolo; ma non si dà per vinto, e riparte da zero la sua ricerca. Passano gli anni, e il medico ha ormai i capelli bianchi. È tornato a casa, ha una famiglia devota, e termina i cinquantadue tomi della sua enciclopedica opera. Ma le sue difficoltà non sono finite: deve stampare il libro. Il suo amico, che si era offerto di aiutarlo, è in prigione, accusato di imprimere libri proibiti; un altro editore gli consiglia di eliminare tutti gli attacchi contro gli alchimisti e la superstizione; altri ancora chiedono più soldi di quanti non possegga. L'ultima sequenza è di grande impatto: Li, curvo e imbiancato, è su un carro insieme al discepolo, ritorna a casa dopo un altro tentativo fallito di dare alle stampe il suo libro. Si sente la canzone dell'inizio, e si vedono pure immagini di tiratori, coloro che dalle sponde tirano le barche che risalgono la corrente. Li fa fermare il carro e pare ritrovare lo spirito della giovinezza, correndo fino alle sponde del fiume. Non c'è nulla, solo il sole che si riflette dell'acqua. Il discepolo si accascia sulla spalla del maestro in lacrime, ma quest'ultimo lo consola con parole di speranza. Così si chiude il film, con la figura indomita dell'anziano dottore che scruta l'orizzonte, idealista rivoluzionario e saggio confuciano al tempo stesso.

Poi la voce off racconta che, pochi anni dopo la sua morte, l'opera venne infine stampata per diventare il canone della scienza medica. Si esalta così con orgoglio lo spirito indomito cinese, le scoperte originali della millenaria cultura, e, aspetto non trascurabile, si inscrive lo spirito rivoluzionario e anti-tradizionalista nella più remota antichità cinese. Pur essendo totalmente "nuovo", il partito non disdegna di inventare figure iconiche nel passato, per reclamare indirettamente una autenticità autoctona.

Corrado Neri