Asiamedia

Le Repubbliche Centro-Asiatiche alla 59° Esposizione Internazionale d'Arte

Kazakhstan Kirghizistan Uzbekistan

Dopo le passate esperienze del Padiglione dell’Asia centrale nell’ormai lontano 2005 e della presentazione del Padiglione Uzbekistan alla Biennale di Architettura del 2021, quest’anno, sono stati ben tre gli stati dell’area centro-asiatica, in passato parte dell’Unione Sovietica, oggi membri della Comunità degli Stati Indipendenti, del Consiglio di cooperazione dei Paesi turcofoni, dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, a presentare un Padiglione alla Biennale di Venezia.

Oltre alla Repubblica dell’Uzbekistan che si presenta per la seconda volta presso la sede dell’Arsenale (ma la prima per l’edizione di arte, essendo l’anno precedente dedicato all’architettura) con la mostra Dixit Algorizmi: the Garden of Knowledge, per la prima volta nella città lagunare anche la Repubblica del Kazakistan e la Repubblica del Kirghizistan, rispettivamente con le mostre Centre for the New Genius e Gates of Turan.


Il Padiglione Uzbekistan: Dixit Algorizmi


Dixit Algorizmi si presenta al visitatore come un giardino filosofico dove la tradizione antica arabo-persiana incontrano la contemporaneità e la narrazione tecnologica, attraverso una riflessione sul lavoro dell’erudito Muhammad ibn Musa al-Khwarizmi, di lingua persiana ma originario della città di Khiva (capitale della regione storica della Corasamia) e conosciuto come uno dei padri dell’algebra e dell’introduzione del sistema numerico indo-arabico nel mondo cristiano. Lo spazio del padiglione ricrea quindi la Casa della Saggezza del filosofo quando operava a Baghdad diventando un luogo contemporaneo di scambio intellettuale. In questo luogo nel corso della mostra si sono qui tenuti diversi incontri dedicati alle arti e alla tecnologia, offrendo due diversi punti di vista dalla cui sinergia possono nascere importanti cambiamenti. 


Il Padiglione Kazakhstan: LAI-PI-CHU-PLEE-LAPA Centre for the New Genius 


Tecnologia e arte coesistono anche nella mostra inaugurale del primo padiglione della Repubblica del Kazakhstan alla Biennale di Venezia, nel sestiere di Dorsoduro. Qui, il collettivo transdisciplinare ORTA ha ricreato un centro di ricerca chiamato LAI-PI-CHU-PLEE-LAPA Centre for the New Genius. Lo spazio si basa sugli scritti di Sergey Kalmykov (1891-1967), artista, scenografo teatrale e scrittore russo-kazako, genio ribelle e visionario del periodo sovietico, il cui lavoro è stato a lungo sconosciuto. Nei giorni di apertura il collettivo di artisti ha tenuto diversi “esperimenti”, delle performance partecipative insieme al pubblico, per attivare il genio che alberga dentro ognuno di noi. Una particolarità del padiglione è che, pur presentandosi a Venezia per la prima volta, ha avuto due vite. Importanti ritardi nella consegna dei materiali causati dal conflitto in corso tra l’Ucraina e la Federazione Russa e della conseguente chiusura di alcuni confini infatti, hanno spinto gli artisti a reinventarsi delle attività creando una mostra del tutto improvvisata e accompagnata da queste performance, in attesa dell’inaugurazione del padiglione vero e proprio, esprimendo una grande sincerità, dedizione e capacità di adattamento. Tra tappeti e arazzi ricamati a mano, un imperante alluminio dalle sensazioni retro-futuriste e soprattutto il generatore luminoso al centro dello spazio, il padiglione ci trasporta in uno spazio che richiama sia un laboratorio di ricerca che una yurta sotto il cielo stellato della steppa infinita.Il Padiglione è quindi particolarmente interessante sia per la sua costruzione artigianale, che per il suo sguardo alla figura di Kalmykov, ma soprattutto per il suo evidente intento democratizzare l’arte ed il concetto del genio, visto non come qualcosa di elitario ma come uno spirito che alberga nella nostra anima.


Il Padiglione Kirghizistan: Gates of Turan 


Il Padiglione della Repubblica del Kirghizistan presenta all’isola della Giudecca il lavoro dell’artista persiano Firouz Farman-Farmaian.
La mostra è il risultato di una ricerca multisensoriale di diversi mesi. Tra tappeti centro-asiatici e manipolazione di luci e suoni il Padiglione racconta la vita nomadica e tribale con scenari contemporanei. Il titolo Gates of Turan/Porte di Turan si riferisce alla parola “Tūrān”, o “la terra dei Tur”, una regione storica dai tratti sfumati che comprende gran parte dell’Asia centrale e indica il mitico luogo d’origine di tutti i popoli nomadi turcofoni, che gradualmente hanno soppiantato le popolazioni di lingua persiana in vaste porzioni dell’odierna Asia Centrale ma anche del Caucaso e del Bassopiano Sarmatico, creando culture nuove, da questo incontro-scontro.
Diversi artigiani kirghizi hanno partecipato all’allestimento dello spazio, che presenta elementi decorativi tradizionali, e diversi membri della comunità kirghiza in Italia hanno partecipato all’inaugurazione con un programma culturale con concerti di musica tradizionale per il komuz oltre al racconto di alcune storie dal poema epico kirghizo di Manas, terminando con dei racconti sull’artigianato locale e una assaggio di piatti locali. Tre padiglioni molto differenti dunque, presentati da tre paesi che hanno sì molte differenze ma anche una comune radice turcofona e un comune passato come parte dell’Impero Russo e dell’Unione Sovietica.  

Valentina Pettosini