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Kurosawa Kiyoshi (Kobe 1955)

Giappone

Dopo aver realizzato vari horror ancora poco conosciuti in occidente, tra i quali l'esempio un po' ingenuo di obake yashiki (film che hanno per tema le case infestate) Sweet Home (id.,1989) e il più riuscito Door 3 (id., 1996)

Kurosawa Kiyoshi è oggi uno degli autori contemporanei dei quali più spesso ricorre il nome nei circuiti festivalieri occidentali, in particolare dopo la selezione del suo film Charisma (id.,1999) nella sezione Directors' Fortnight del Festival di Cannes. (...)Come nell'esempio di Cure (id., 1997), in molte altre opere firmate da Kurosawa ricorre l'elemento del sovrannaturale con una particolare invenzione: il diverso, il contaminante, l'aberrazione naturale e psichica non vengono praticamente mai rappresentati in immagini orrorifiche, nè annunciati da segni di destabilizzazione dell'ordine. Accadono in un momento di apparente quiete, creano situazioni in ambienti insospettati (la casa accanto, per esempio) e riguardano persone dalle fattezze comuni, semplici uomini tra i tanti. Non segnano solo un momento dell'esistenza dei personaggi, ma incidono in profondità la loro stessa identità. Questa particolare tecnica di attivazione della paura, un compromesso tra fiction e documentario con apparente rifiuto per la linearità narrativa, sembra oggi fare scuola nel mondo intero per quanto riguarda le strategie dell'horror, e dischiude la possibilità agli autori di intervenire in modo molto personale sugli strumenti offerti dal genere. Kurosawa, tra i tanti, è indubbiamente il più attento fruitore delle tecniche cinematografiche in funzione di una personalissima interpretazione della società in cui vive.

Maria Roberta Novielli
Storia del cinema giapponese, Venezia, Marsilio, 2001, pp. 309-310