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Kawase Naomi

Giappone

...volevo lasciare un segno del mio passaggio, avrebbe potuto trattarsi di ...semplici fotografie, è stato solo un caso che io sia approdata al cinema... Per Kawase, una delle più interessanti figure del panorama cinematografico giapponese degli ultimi anni, la macchina da presa è prima di tutto uno strumento che consente di intervenire sulla realtà, di dare del mondo una nuova, seconda lettura.

KAWASE NAOMI

...Il cinema...realtà violentemente avvinta alla memoria.
Attanaglia l'anima di chi vive nei nostri ricordi, si avvinghia al tempo...
 

 

Per questa giovane regista, impostasi all'attenzione della critica internazionale con Suzaku (1997), vincitore del premio Caméra d'Or al Festival di Cannes, il cinema nasce dall'esigenza di lasciare una traccia del proprio passaggio nel mondo.

 

Naomi dunque, e la realtà, un susseguirsi di immagini – persone, cose, ma anche animali, piante – che la presenza dichiarata dell'obiettivo pone al centro dell'attenzione, trasformandoli. Non si tratta tanto di "plasmare" il mondo, quanto di intervenire su di esso: la macchina da presa consente di darne una sorta di lettura, che nasce dall'intersezione fra la volontà consapevole della mano che la muove e l'autonomia in virtù della quale essa riesce a catturare frammenti e attimi che scivolano inosservati sotto lo sguardo del regista.

E Naomi è nel contempo autrice e oggetto della ripresa. La sua vicenda, la ricerca delle proprie radici e della propria identità, di figlia, di adulta e di donna, sul piano della realizzazione filmica si intreccia con una molteplicità di immagini che raccontano altre vite, talvolta un altro tempo. Non solo autobiografia dunque, ma anche documentario, e fiction, perché è la vita stessa che lo chiede. È necessario prendere le distanze dal magma vivo e pulsante delle paure e dei desideri più profondi per poterne vedere - e mostrare - nella sua interezza il fluire libero. E quindi comprenderlo.

È questo il nucleo dal quale nascono già le sue prime opere, a partire dalle esercitazioni svolte ai tempi della scuola, come Metto bene a fuoco ciò che mi interessa (Watashi wa kyōmi wo motta mono wo ōkiku fix de kiritoru, 1988). Nell'arco di una mattinata, una carrellata di oggetti e soggetti sui quali via via l'occhio della macchina da presa si posa, sorpreso, curioso: fiori, segnali stradali, e ancora passanti, uomini e donne di ogni età, soli o in coppia, in attesa davanti a un semaforo o intenti al lavoro. E dietro a queste immagini, Naomi, che pur senza apparire sullo schermo è presenza viva, imprescindibile, nell'emozione stupita che trapela da ogni inquadratura. È la scoperta di un mondo nuovo che solo attraverso l'obiettivo può rivelarsi allo sguardo fino ad allora inconsapevole dell'artista, affermando nel contempo la propria e la sua esistenza.

Nei lavori successivi, da Il gelato del papà (Papa no sofuto kuriimu, 1988) a Tramonta il sole (Hi wa katabuki, 1996), la consapevolezza dell'esserci, qui e ora, si dilata fino a comprendere la sensazione del tempo.

 

Il tempo di Naomi, ora un vero e proprio io narrante, acquisisce una nuova dimensione, la profondità, nel momento in cui la giovane donna che è diventata riesce ad affrontare la bimba abbandonata del passato. Il divorzio dei genitori, la separazione dal padre, uno yakuza, hanno segnato dolorosamente la sua vita, provocando una frattura profonda che deve essere ricomposta: Kawase deve re-imparare il linguaggio degli affetti famigliari più viscerali, perché riconciliarsi con la figura paterna significa reimmettersi nella corrente di quel tempo lineare che scivola dolcemente dalla nascita verso la morte. Questo poi acquista spessore e senso perché continuamente si interseca con il tempo ciclico della natura, un lento movimento scaturito dal cuore di una cultura ancestrale per la quale il destino dell'uomo, il flusso stesso dell'esistenza è legato alla terra e al suo ritmo. È il tempo del villaggio, di Nara, l'antica capitale dove la giovane regista è cresciuta; della nonna, che l'ha amorevolmente allevata, dopo la separazione dei genitori; di chi vive la morte non come fine di tutto, ma come uno dei tanti passaggi dell'esistenza, come i vecchi, segnati dalle esperienze dei lunghi anni che si sono lasciati alle spalle, protagonisti del documentaristico Storia di gente di montagna (Somaudo monogatari, 1997).

Suzaku (Moe no Suzaku, 1997) e Hotaru (Lucciole, 1999) rappresentano il momento della riflessione, della rielaborazione del materiale autobiografico nella fiction. Qui è come se Naomi, con tutto il suo bagaglio di sofferenze, gioie, interrogative più o meno irrisolti, si frantumasse in tante figure diverse. È ancora la famiglia il tema centrale, una famiglia in vario modo privata della presenza di un padre, ma, soprattutto in Hotaru, è il rapporto con la madre – e con la maternità – a essere centrale. Il momento della ricerca è passato, il trauma dell'abbandono superato: l'artista si è già riconciliata con il proprio ruolo di figlia, ed è pronta a percorrere il cammino che la porterà alla piena maturazione come donna. Per questo la figura materna diventa così importante, perché la costruzione di una nuova identità femminile necessita di un modello di riferimento forte, quello che alla protagonista così come a Kawase è mancato. L'unica possibilità è quindi recidere il cordone ombelicale, qui rappresentato dalla vecchia fornace, per rinascere autonomamente, come donna nuova.

 

Filmografia
1988 Metto bene a fuoco ciò che mi interessa (Watashi wa kyōmi wo motta mono wo ōkiku fix de kiritoru)
1988 My J-W-F
1988 Il gelato del papà (Papa no soluto kuriimu)
1989 La mia famiglia, una persona sola (Tatta hitori no kazoku)
1989 Adesso (Ima)
1989 Una piccola grandezza (Chiisana ōkisa)
1990 Il pane delle dee (Megamitachi no pan)
1991 Felicità presunta (Shiawase modoki)
1992 In un abbraccio (Ni tsutsumarete)
1993 Luna bianca (Shiroi tsuki)
1994 Katatsumori
1995 Ricordi del vento – A Shibuya il 26 dicembre del 1995 (Kaze no Kioku – 1995.12.26 Shibuya nite)
1996 Questo mondo (Utsushiyo)
1996 Tramonta il sole (Hi wa katabuki)
1997 Suzaku (Moe no Suzaku)
1997 Storia di gente di montagna (Somaudo monogatari)
1999 MangekyoCaleidoscopio
2000 Hotaru - Lucciole
2001 Kyakarabaa
2002 La danza dei ricordi (Tsuioku no dansu)

Nota bibliografica
Novelli, Maria Roberta (a cura di), Kawase Naomi. I film, il cinema, Torino, Effatà Editrice, 2002.

 

Paola Scrolavezza