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Hongqi Piao

Cina

Un esercizio a suo modo calligrafico sul concetto di fanatismo, che aggredisce con l'arma dell'ironia l'intero apparato simbolico della propaganda maoista, ricollocando sulla scena della Pechino cantierizzata e modernizzata d'oggi le giovani "guardie rosse".

HONGQI PIAOVola la bandiera rossa di Zhou Hongxiang

Milita sotto la bandiera del cinema engagé questo "film d'arte" portato nei "Nuovi Territori" veneziani da Zhou Hongxiang: classe 1969, già studente di belle arti,ormai pittore fotografo e video-maker da mostra, finito nel 2000 tra i giovani artisti eletti da «Time Magazine» a rappresentare la Cina della svolta... Insomma un esponente dell'avanguardia intellettuale cinese, che sul pressbook copiosamente distribuito a Venezia (assieme a una gran quantità di bandierine rosse, elargite come gadget all'ingresso in Sala Perla) si fa ritrarre con la telecamera in mano come fosse una pistola; e anche un abile manovratore delle strategie di comunicazione, che al nostro disincanto appaiono ormai alquanto ingenue, ma che pretenziose devono apparire anche a quei tanti videomaker indipendenti che nelle maglie di Pechino e del resto della Cina contemporanea si muovono, telecamera digitale in mano, con molta più aderenza alla realtà e molto meno artificio intellettualistico di Zhou Hongxiang (ne abbiamo avuto una prova quest'anno alla Berlinale, dove una sezione del "Forum" ci ha adeguatamente informati su ciò che succede da quelle parti).
 

Di questo Hongqi piao non resta dunque altro da dire che si tratta di un esercizio a suo modo calligrafico sul concetto di fanatismo, che aggredisce con l'arma dell'ironia l'intero apparato simbolico della propaganda maoista, ricollocando sulla scena della Pechino cantierizzata e modernizzata d'oggi le giovani "guardie rosse" con loro libretti, le loro bandierine e i loro slogan coreografati secondo la tradizione... Il tutto per destituire di significato i segni nel contrappunto di una voce sussurrata fuoricampo che s'interroga sul significato/valore dei vari elementi chiamati in causa. La giustapposizione di inquadrature fisse anima la staticità dei campi e dei piani in cui si articola il corpo di un lavoro che appare dichiaratamente debitore del Godard militante. Presentando il suo film sul catalogo veneziano il giovane artista si chiede: «Il cinema non ha una nuova direzione verso cui continuare?». A noi non resta che fargli mestamente eco...

Massimo Causo
<link www.alasca.it/cineforum></link&gt;