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Eight thousand li of clouds and moon

Cina

Diretto da Shi Dongshan (1902-1955), celebre regista degli anni 20-40 (autore per esempio di Twin Stars, questo film è un modello della cinematografia postbellica, fortemente critica nei confronti del governo nazionalista.

EIGHT THOUSAND LI OF CLOUS AND MOONBaqianli lu yun he yue di Shi Dongshan

Cina, 1947, b/n
Con: Bai Yang, Tao Jin
 

 

Diretto da Shi Dongshan (1902-1955), celebre regista degli anni 20-40 (autore per esempio di Twin Stars), questo film è un modello della cinematografia postbellica, fortemente critica nei confronti del governo nazionalista.

Durante la guerra contro il Giappone una giovane ragazza, Yu Ling (Bai Yang, già interprete di Crossroads), lavora con una troupe teatrale che recita nelle zone di guerra.

In un elegante bianco e nero, il film segue le peripezie della troupe attraverso i bombardamenti, le devastazioni, le fughe precipitose. La giovane si innamora di Libin, un suo collega, e tra i due nasce un idillio reso plasticamente grazie all'intensa recitazione degli attori ed una telecamera particolarmente vicina ai personaggi, che spia momenti di intimità selvatica: i due si rotolano sul pavimento in atteggiamento apertamente intimo e spontaneo, declamando che la vittoria sul Giappone sarà anche la loro vittoria personale, ovvero il loro matrimonio. La guerra finisce, il regista filma un'esuberante festa spontanea che esplode tra i ranghi. Gioia e risate, canzoni e brindisi. Seguiti di lì a poco dal matrimonio della coppia di idealisti. Yu Ling riceve la visita del sofisticato cugino di città, che schifa le condizioni di povertà della fanciulla. Se ne va su un risciò, tutto vestito di bianco, rappresentazione ironica e critica dei collaborazionisti che se ne sono restati a Shanghai approfittando della situazione per arricchirsi. Questo atteggiamento fortemente critico rivela una frattura all'interno del cinema cinese del dopoguerra, oltre ad essere autobiografica. Tutta la troupe del film era basata a Chongqing durante la guerra; al ritorno a Shanghai, la maggior parte dei cineasti di sinistra, tra i quali Shi Dongshan, parteggiavano per un'epurazione totale e radicale degli elementi di destra e dei funi yingren, ovvero i "cineasti traditori" che lavoravano sotto l'occupazione giapponese. Nel film questo aspetto è pesantemente sottolineato: Yu Ling torna a casa, in campagna, solo per trovare la sua casa distrutta e la notizia della morte del padre. La coppia si trasferisce allora a Shanghai dai cugini, i quali rappresentano tutto ciò che la coppia ha combattuto nel corso di otto duri anni di sofferenze: una borghesia rampante, cinica, senza scrupoli, che rimprovera addirittura i giovani per il loro inutile impegno, e per il fatto di non aver saputo trarre beneficio dalle possibilità della guerra. Il contrasto non potrebbe essere più forte: Yu e Libin sono vestiti da soldati, suscitando lo sdegno della famiglia elegante (le giovani generazioni in costumi occidentali, gli anziani in vesti tradizionali). La coppia assiste ad una serie di incresciosi episodi; quello che fa traboccare il vaso della loro ideologica, idealista pazienza: accampando false pretese e accuse, il cugino sfratta una povera, anziana vedova dalla stanzetta che occupava nella magione familiare. La giovane coppia trasloca in una piccolissima stanza; picchiano la testa contro il soffitto spiovente, e lui non riesce a suonare il violino; esce allora dall'abbaino e, alla luce delle stelle, suona una struggente melodia sui tetti e per i poveri della città. Aiutati da amici i due trovano lavoro: lui come professore, lei come giornalista, ovvero le due professioni più ideologicamente connotate dell'epoca: sono in gioco l'onestà, il disinteressato impegno sociale, la dedizione. La telecamera riprende la stanzetta minuscola dove vive la coppia con (forzati) quadri molto stretti, aperto contrasto con i quadri larghi con cui ritrae la sontuosa magione dei borghesi. La situazione precipita presto: nonostante l'afflato idealista che li anima, i due innamorati devono fare fronte all'inflazione, ai loro salari bassissimi, e ben presto alla gravidanza. La ragazza scoppia a piangere, è troppo preoccupata di non poter garantire al bambino una vita dignitosa. Ma il marito, con lo sguardo lucido di lacrime rivolto all'infinito, esclama: "perché noi non abbiamo diritto di avere figli?". Il regista li filma a letto insieme (scena di intimità piuttosto rara), il marito rassicura la moglie e la convince a tenere il bambino. Ma la salute della donna è profondamente minata a causa dell'eccessivo lavoro e della cattiva alimentazione, e una notte, tornando dal lavoro, sviene. Il marito la cerca invano. Il giorno dopo arriva il resto della troupe, e tutti insieme cercano Yu Ling; la trovano infine in un ospedale, fanno una colletta per pagarle le cure mediche. Il bambino nasce sano, ma la vita della madre è in serio pericolo. Tutti gli amici si stringono attorno al capezzale della ragazza, e il marito china il capo sul guanciale. L'ultima sequenza vede il corteo seguire il letto verso il reparto, allontanandosi lungo il corridoio. Poi, un sorprendente cartello finale che chiama il pubblico a decidere della fine della protagonista. Si chiede: in un'epoca così travagliata, siamo tutti coinvolti nel destino del popolo e della Cina. che ne sarà di una lavoratrice culturale come la nostra protagonista? Spetta al pubblico illuminato riflettere su questi temi. La coraggiosa, idealista Yu Ling Vivrà o morirà?

E il film termina con un enorme punto interrogativo bianco su sfondo nero. Dimostra così come il film fosse visto come strumento di mobilitazione delle coscienze, come per il regista e gli attori tutti fosse un'impresa altamente rappresentativa delle sofferenze passate durante la guerra, un atto di denuncia forte contro i collaborazionisti e gli approfittatori, e un'incitazione all'attiva presa di coscienza indispensabile nella tormentata Cina dell'epoca. Concludendo con un punto interrogativo il film ben dice l'atmosfera irrisolta e tesa dopo la guerra, quando ancora i giochi per il destino dello stato erano aperti e l'esito imprevedibile. Si veda la conclusione di Little Toys per un similare appello diretto agli spettatori.

Corrado Neri