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Ōfuji Noburō

Giappone

Il profilo di uno straordinario artista dei primi del novecento, il cui lavoro divenne una lezione di stile che ha ispirato molti autori indipendenti del dopoguerra giapponese.

ŌFUJI NOBURŌ (1900-1974)

Allievo di Kōuchi Jun'ichi, Ōfuji (1900-1974) esordì nell'animazione all'età di ventiquattro anni. Primo vero artista indipendente dei primi del novecento a utilizzare in tutte le sue potenzialità il mezzo espressivo dell'animazione, confezionò i suoi lavori rivolgendosi prevalentemente a un pubblico adulto. A lui è dedicato il "Premio Ōfuji", uno dei più ambiti nel campo dell'animazione, in seguito assegnato ad artisti come Kuri Yōji, Tezuka Ōsamu, Furukawa Taku e Wada Makoto. Ispirato dalle silhouette di Lotte Reininger, applicò alla sua animazione la tecnica del chiyōgami, uno mezzo che consisteva nel ritagliare dal chiyōgami (una carta sottilissima e semitrasparente) delle figure che, sistemate su piani di vetro diversi e sovrapposti, sarebbero poi diventati i personaggi dei film. L'uso di questa tecnica in Giappone, con risultati degni di nota, è peculiare di questo artista, e proprio in quanto caratteristica della sua arte, Ōfuji fondò nel 1936 una propria casa di produzione chiamandola Chiyōgami eigasha (Società cinematografica chiyōgami). Con questa tecnica, utilizzata all'inizio in bianco e nero, realizzò nel 1927 uno dei suoi film più belli, La Balena, film del quale girò un remake nel 1952 utilizzando del cellophane trasparente e colorato. Il film, presentato in Francia fin dal 1929 nella prima versione, è ora conservato al Tokyo Film Center. La storia è quella di una nave colpita da una tempesta; dei suoi passeggeri, solamente quattro persone si salvano perché inghiottiti da una balena. L'utilizzo del chiyōgami dal quale si ritagliano le figure, ombre cinesi, porta il film a una dimensione più astratta che reale, dal momento che vi mancano sia le caratteristiche fisiognomiche dei personaggi, sia l'idea di movimento come viene concepito tradizionalmente in animazione (nonostante Ōfuji cercasse di sviluppare un movimento fluido). Ne risulta quindi un'atmosfera fantastica, quasi onirica, determinata dalla fragilità delle figure e, soprattutto, da una notevole raffinatezza. L'aggiunta del cellophane colorato ha permesso di creare giochi di luci colorate e ombre dalle tonalità sfumate. Le onde del mare, in movimento, avvolgono come veli la balena che nuota imponente. Ōfuji si sofferma a descrivere l'interno dello stomaco della balena e anche qui la sua particolare tecnica crea giochi di chiaroscuri quasi "ipnotici". Ōfuji realizzò anche film con tecniche tradizionali dell'animazione tra le quali il disegno, mostrando anche in questi casi la sua grande capacità evocativa.
 

Yūreisen (La nave fantasma) del 1955 è la storia dell'equipaggio di una nave ucciso dai pirati. I loro fantasmi torneranno a vendicare la loro morte distruggendo la nave pirata. Anche in questo film, la tecnica di Ōfuji è in grado di creare atmosfere suggestive attraverso giochi di luci e ombre. Le figure sono tutte bianche e le sfumature assumono toni di colore dal bianco all'alabastro; durante la battaglia, le figure si aggrovigliano finché sullo schermo non rimangono che mani e piedi bianchi che, aumentando di numero continuamente, si uniscono fino a formare un'unica macchia che occupa tutto lo schermo. E qui Ōfuji usa una metamorfosi per trasformare questa "macchia" in tre fantasmi di ragazze nude.

Nel 1929 girò Kogane no hana (Il fiore d'oro) basato su un rakugo (monologo comico). La storia è molto semplice: Ōkagura, un danzatore, uccide un serpente. Questo lavoro avrebbe potuto diventare il primo film sonoro nella storia dell'animazione giapponese: Ōfuji aveva utilizzato il sistema sonoro Tōjō Eastphone registrando una traccia di 90 secondi, ma all'epoca i film venivano proiettati con l'ausilio di un benshi, un narratore, quindi la maggior parte delle sale cinematografiche o non prevedeva attrezzature necessarie allo scopo o non ne aveva di adeguate. Per questo motivo, il film venne proiettato senza sonoro e narrato come da prassi da un benshi.

I lavori di Ōfuji, in particolare quelli realizzati con il chiyōgami, rappresentano un corpus a parte rispetto all'animazione a lui contemporanea, una scelta figurativa che, per i presupposti su cui si basava, la percezione estetica nativa, il richiamo ai contenuti autoctoni, la trasposizione visiva in una dimensione spesso onirica, divenne una lezione di stile per molti artisti indipendenti del secondo dopoguerra nipponico

Filmografia
1926 Sōngoku monogatari (La storia di Sōngoku)
1927 Mikan fune (La nave dei mandarini )
1927 Kujira (La balena)
1929 Kogane no hana (Il fiore d'oro)
1930 Sekishō (La stazione di controllo)
1930 Mura matsuri (La festa del villaggio)
1936 Chinkorō no tamatebako (La scatola preziosa di Chinkorō)
1938 Katsura Hime (La principessa Katsura)
1955 Yūreisen (La nave fantasma)
1961 Shaka no shōgai (La vita del Buddha)

Bibliografia
Giannalberto Bendazzi, Cartoons-cento anni di cinema d'animazione, Venezia, Marsilio Editore, 1°ed.1988, 2°ed.1992.
Mori Takuya, Animēshon nyūmon (introduzione all'animazione), Tokyo, Bijūtsu Shuppanshā,1966

Monica Cavalieri