Questo film, che contrappone la vivace e libera esistenza a bordo di un battello che percorre un fiume dello Hunan e i codici rigorosi di condotta sociale che il partito impone a riva, è una critica vibrante della corruzione e della burocratizzazione del Partito durante la rivoluzione culturale e, come altre pellicole dell'epoca, riporta l'attenzione sul qing, i sentimenti, la compassione, l'umanità perduta.
RIVER WITHOUT BOUYSMeiyou hangbiao de heliu di Wu Tianming
Cina, 1983, col
Con: Li Wei, Hu Ronghua
Wu Tianming (n. 1939) è una figura storica del cinema cinese. Oltre ad essere noto come regista, Wu è stato uno dei padri fondatori della Quinta Generazione. Entrato negli studi di Xi'an come attore nei primi anni Sessanta, ne diviene direttore alla fine degli anni Settanta. Gli studi di Xi'an diventano nel corso degli anni Ottanta il motore centrale del cinema cinese. Wu riesce a unire le istanze economiche a quelle artistiche: da un lato produce film di successo popolare (film "commerciali", shangye pian), che garantiscono agli studi la sopravvivenza e la possibilità di continuare a produrre, dall'altro produce e incoraggia registi quali Zhang Yimou, Chen Kaige e Tian Zhuangzhuang, che diventano i capofila della Quinta Generazione con film "di ricerca" (tansuo pian).
Questo film, che contrappone la vivace e libera esistenza a bordo di un battello che percorre un fiume dello Hunan e i codici rigorosi di condotta sociale che il partito impone a riva, è una critica vibrante della corruzione e della burocratizzazione del Partito durante la rivoluzione culturale e, come altre pellicole dell'epoca (pur se meno vibranti, come Song of the Fountain e Backlight Picture) riporta l'attenzione sul qing, i sentimenti, la compassione, l'umanità perduta.
L'inizio del film già anticipa alcuni degli stilemi della Quinta Generazione: l'attenzione per la natura, la ripresa elegiaca del fiume e il ritmo lento delle riprese si focalizzano su aspetti estetici e apolitici, e tentano di catturare una quintessenza spirituale cinese, incarnata nella natura incontaminata. Il fiume è grande simbolo della culla della civiltà cinese tutta. Il film è ambientato durante la rivoluzione culturale, dunque nemmeno una decina di anni prima delle riprese. Navigano insieme tre marinai: l'anziano Pan Laowu (interpretato dal veterano Li Wei), Zhao Liang, un cinquantenne con moglie e sette figlie da mantenere, e il giovane e virulento Shigu. I tre litigano, ma si forma presto tra di loro un forte legame basato sul rispetto reciproco. Attraverso una serie di flashback si viene a conoscenza della tragica vicenda di Pan: da giovane era innamorato di una ragazza, ma la barca su cui lavorava naufragò e l'uomo, coperto di debiti, non ebbe modo di sposarla. Sempre in un flashback viene rivelata una simile storia relativa a Shigu: il giovane ama Gaixiu, ma è troppo povero e, nonostante le pretese maoiste di uguaglianza, la ragazza è costretta al matrimonio con un quadro del partito. Quando la barca passa di nuovo sulle sponde ove abita la ragazza, essa fugge e si rifugia tra le braccia di Shigu. Nascondere la ragazza non è la sola azione controrivoluzionaria che l'equipaggio compie: sempre seguendo il consiglio e la decisione coraggiosa di Pan, essi portano in salvo un onesto dirigente del partito caduto in disgrazia e perseguitato. La denuncia dei misfatti della rivoluzione culturale non potrebbe essere più esplicita: "sono sempre i migliori quelli che vengono perseguitati", "non c'è giustizia in questo mondo" e frasi simili ricorrono sulle labbra del popolo sofferente che incrocia i destini dei naviganti. Un amico di Pan soffre perché, per impedire il suo piccolo commercio, "coda del capitalismo", le guardie rosse gli hanno ucciso le anatre. Il delirio rivoluzionario autolesionista è evocato esplicitamente. In contrapposizione c'è il fiume, con il suo ritmo lento, la sua pace fresca, il suo tempo ciclico ed eterno. Ma, anche sul fiume, dice soffrendo Pan, ci ricordiamo delle persone amate ed esse ci mancano. La sua saggezza onesta e buona resiste conservando quei valori di umanità e di sentimenti dimenticati dalla macchina ideologica del partito.
I tre protagonisti, con in più la bella Gaixiu, scendendo lungo il fiume arrivano al villaggio dove l'ultima volta Pan ha intravisto l'amata Aihua. Il villaggio sprofonda nella miseria; è giorno della rappresentazione ufficiale e obbligatoria di un'opera rivoluzionaria. Il regista programmaticamente non la mostra, ma si ode la fanfara giungere dagli altoparlanti che contrasta con i colori grigi della miseria per le strade del villaggio, battute dalle guardie rosse che incitano la popolazione ad andare a vedere lo spettacolo. Solo alla fine della rappresentazione il regista porta la telecamera all'interno del teatro: ma la mette dietro la scena, in modo da riprendere i commedianti di spalle, quando il sipario si chiude, e il delegato del partito locale prende la parola. Wu Tianming rifiuta decisamente di dare anche il minimo spazio alla messa in scena degli oppressori, per dare tutta l'attenzione alle persone senza voce. Pan incontra di nuovo Aihua; la donna è ridotta a mendicare per strada. I due si siedono sulle rive del fiume, in un momento silenzioso di grande impatto emotivo. Poi tutto scivola verso la tragedia: la donna si fa catturare dalla guardie rosse con del prezioso ginseng che Pan le aveva affidato perché lo portasse all'amico ammalato che i marinai avevano sottratto alle grinfie dei suoi aguzzini. In un tumultuoso susseguirsi di colpi di scena Pan, aiutato dai compagni, ritrova il ginseng, lo restituisce ad Aihua, e fugge in barca. Ma una violenta tempesta esplode; Pan eroicamente riesce a portare tutti in salvo, ma un'onda lo trascina via. Il giorno dopo il sole è tornato; i tre superstiti gridano il suo nome sulle rive del fiume. Poi la telecamera riprende il paesaggio, il fiume e le colline in lontananza, e si abbassa lentamente finché sullo schermo non restano che le onde. La voce off si chiede se Pan sia morto o meno; ma no, conclude, il vecchio Pan ha visto troppe tempeste per potersi lasciare sopraffare così, egli è sicuramente da qualche parte, forse davanti a noi, forse dietro di noi; non smettiamo di gridare il suo nome. E si odono ancora le voci dei tre protagonisti chiamare Pan, fino ai titoli di coda.
Semplicissimo, lineare e diretto, il film ritrae tre personaggi esemplari, ma non stereotipati (o perlomeno, lontano dagli stereotipi imposti dal partito). Il vecchio saccente si rivela d'animo buono e coraggioso, il giovane arrogante riconosce le virtù dell'anziano, l'avaro che pensa solo alla propria famiglia si sacrifica infine e si commuove per le tragiche vicende dei compagni. La metafora tra il tempo ciclico del fiume, che può essere crudele ma resta sempre naturale, e la crudeltà senza ragione della storia degli uomini è chiara e diretta, ma evita l'eccessiva semplificazione grazie ad un lavoro sulle immagini notevole, che fa parlare le acque del fiume e le maestose colline che lo circondano, fa parlare loro il linguaggio simbolico che contrappone la natura alla politica in maniera diretta.
Si tratta dunque a buona ragione di un film seminale, che germinerà nella fortunata stagione della Quinta Generazione anticipandone temi, stilemi e ritmi.
Corrado Neri