Il primo, storico cartone animato cinese, interamente girato durante la guerra sino giapponese. Gli autori sono i fratelli Wan, con i quali si identifica il cinema d'animazione cinese.
PRINCESS IRON FANTieshan gongzhu
Wan Laiming e Wan Guchang
Cina, 1941, b/n, 65'
Il primo, storico cartone animato cinese. Tanto la sua lavorazione quanto la sua distribuzione sono entrati nella leggenda. Il film è infatti stato interamente girato durante la guerra sino giapponese (cominciata nel 1937) nella calma relativa della concessione francese di Shanghai. Alla sua apparizione, anche grazie ad un massiccio impegno pubblicitario, ottenne enorme successo e fu distribuito a Singapore ed in altri paesi del sud est asiatico.
Gli autori sono i fratelli Wan, con i quali si identifica il cinema d'animazione cinese. Sono loro, infatti, i primi e più strenui promotori di quest'arte nuova, che si ispira direttamente ai cartoon occidentali ma che tenta di trovare una via cinese autoctona e vitale. Dopo una serie di collaborazioni con differenti compagnie (la Mingxin, la Diantong, la Da Zhunghua, la Changcheng) per le quali realizzano cortometraggi pubblicitari e patriottici, nonché collaborazioni alla realizzazione di commedie musicali che presentano, oltre agli attori in carne ed ossa anche dei disegni animati, i fratelli sono infine nel 1940 assunti alla Lianhua, nella sezione disegni animati. Poco prima, nel 1939, il cartone animato della Disney Biancaneve e i sette nani aveva riscosso un enorme successo in Cina. Il progetto ed il sogno degli autori è di eguagliare in precisione tecnica e spettacolarità il film americano, ma trattando fiabe e leggende tipicamente cinesi. Si rivolgono allora all'inesauribile fonte di storie Viaggio ad Occidente, romanzo tradizionale che racconta le vicende fantastiche dello storico viaggio del monaco Xuanzang alla volta dell'India per recuperare preziosi testi buddisti. Nel romanzo il monaco è accompagnato dallo Scimmiotto chiamato Sun Wukong, dal maiale Bajie e dal monaco delle sabbie Shaseng. L'episodio della principessa dal ventaglio di ferro racconta di come lo scimmiotto riesca a superare una difficoltà apparentemente insormontabile. I viaggiatori si trovano la strada sbarrata da un vulcano in eruzione, una terra di fuoco solcata da demoni fiammeggianti. L'unico modo per attraversare indenni la montagna di fuoco: Sun Wukong deve impadronirsi del ventaglio di ferro, custodito dalla principessa sposa del Re-bufalo. Agitando una volta il ventaglio si spengono le fiamme, una seconda nasce un forte vento, ed una terza fa piovere a dirotto. Un primo tentativo di rubare il ventaglio fallisce, poiché lo Scimmiotto ne prova in prima persona la forza ineguagliabile. Poi riesce, trasformandosi in una mosca, ad introdursi nel corpo della principessa e a torturarla fino a farsi consegnare il ventaglio. Ma la principessa lo inganna, dandogli un falso. È allora il turno di Bajie, che riesce, fingendosi il Re-bufalo, a sedurre la principessa, scroccarle un banchetto e farsi consegnare il vero ventaglio. Ma a sua volta il Re-bufalo prende le sembianze di Sun Wukong e sottrae il prezioso ventaglio al maiale. È dunque il momento della forza, ed esplode una battaglia epica in cui Sun Wukong utilizza tutte le sue arti magiche, il Re-bufalo si trasforma in un enorme bestia, il cielo e la terra sono testimoni di una battaglia violenta scandita da musica dissonante e fortemente espressionista. Grazie anche all'aiuto della popolazione locale i seguaci del monaco buddista hanno infine la meglio, e ottengono il ventaglio che permetterà loro di proseguire il viaggio.
Il film, in un bianco e nero pulsante, è un capolavoro che piace più agli adulti che ai bambini di oggi. L'animazione è ottenuta in parte con tecniche tradizionali (per tutto ciò che riguarda lo scimmiotto, gli animali fantastici e le trasformazioni dei personaggi), in parte sovrapponendo dei disegni a delle scene filmate in precedenza, ottenendo così una grande fluidità di movimento ed un forte realismo, soprattutto nelle sequenze ambientate nel gineceo della principessa e nei movimenti del guerriero Re-bufalo. L'influenza della cultura tradizionale cinese è fortissima, così come il tentativo di creare un'opera unica ed autoctona di valore artistico e pedagogico. I costumi e le armature sono profondamente realiste, ancorate alla tradizione iconografica tradizionale. Abbondano personaggi che hanno la capacità di trasformarsi, di cambiare d'aspetto e di dimensione: lo Scimmiotto può trasformarsi a piacimento, così come apparentemente fa il Re-bufalo; una sequenza deliziosa mostra l'amante di quest'ultimo allo specchio, che esibisce una lunga coda pelosa e felina, ed i tratti di una volpe; allo specchio sorride, si pettina e magicamente i suoi tratti diventano quelli di una leziosa principessina delicata; i corpi, come poi nel cinema hongkonghese dei decenni successivi, hanno la capacità di fondersi nel terreno, di diventare strisce di velluto per potersi adattare alle armature, di volare e di sconfiggere la forza di gravità. Altrove si scorgono degli spunti formali che saranno stilemi ricorrenti nel cinema dell'ex colonia britannica: la passione per la canzone ed il karaoke (mentre i protagonisti cantano passano i caratteri delle strofe percorsi da una pallina che indica il ritmo), i combattimenti aerei ritmati come l'opera di Pechino, la fluidità di passaggio tra esseri umani ed animali e da inanimato ed animato.
Accennavo alle canzoni: una di esse, cantata da Bajie, fu censurata perché conteneva i versi: "Popolo, alzati e combatti fino alla vittoria!". È il 1941, l'anno di Pearl Harbour, e la censura tenta di limare i toni antigiapponesi. Ma, per il pubblico dell'epoca, era chiaro comunque che il nemico, il Re-bufalo, rappresentava gli invasori giapponesi; il Re-bufalo si muove a dorso d'un dragone (che lo Scimmiotto ha la possibilità di gonfiare e sgonfiare a piacimento), il cui passo lento e pesante ricorda l'avanzare di un carro armato. Al di là di queste letture politiche, il film fu un enorme successo di pubblico in virtù del suo ritmo serrato, della poesia nel raccontare le continue mutazioni dei protagonisti, nella delicatezza delle sequenze comiche e nella forza delle sequenze di combattimento. Un alone di leggenda ammantò la produzione: più di settanta apprendisti al lavoro per anni per creare una primizia assoluta nel panorama cinese.
È con una certa amarezza che si è costretti a constatare la fine prematura del cinema cinese d'animazione. Sono i fratelli Wan stessi che rievocano le difficoltà insormontabili nel produrre un seguito a questo grande successo. La guerra, l'occupazione di Shanghai da parte dei giapponesi, e le mutate condizioni sociopolitiche dopo la liberazione impedirono ai fratelli di Wan di tornare al lavoro prima del 1961, quando produssero il canto del cigno della loro carriera, appena prima dello scoppio della rivoluzione culturale: Uproar in Heaven/Danao tiantong (Il re delle scimmie mette a soqquadro il palazzo celeste, 1961-64).
Corrado Neri