Asiamedia

In Public

Cina

«Una cittadina di minatori in Mongolia, Datung, rischia l'abbandono. Volevo documentare il quotidiano della gente di Datung e sono certo che il digitale sia più adatto di qualunque altro mezzo» dice Jia Zhangke.

 

IN PUBLIC
di Jia Zhangke

 

«Una cittadina di minatori in Mongolia, Datung, rischia l'abbandono. Volevo documentare il quotidiano della gente di Datung e sono certo che il digitale sia più adatto di qualunque altro mezzo»: parte dunque dal presupposto "realistico" della documentazione sociale, il frammento del progetto digitale coreano affidato a Jia Zhangke, ma in realtà interiorizza l'istanza e la ribalta in una sorta di micropoesia irrigidita nel sempre più immoto e immateriale tempo dell'attesa. Il regista di Xiao Wu e Platform si offre dunque alla distanza dell'osservazione in presa diretta, ma lo fa senza rinunciare al lirismo pur azzerato di uno sguardo che osserva per capire e ricordare. La reiterazione dei gesti di chi, inosservato, vive l'impaccio di una vita annullata nelle sue aspettative, si traduce nello sguardo di Jia Zhangke in un ravvicinato distacco che mette a frutto la partecipe distanza del mezzo digitale.

Partendo dal luogo topico di questo autore – la stazione, sia essa ferroviaria o d'autobus – il cortometraggio monta in successione una serie di sequenze che raccontano il nulla di alcuni personaggi colti in inconsapevole posa: una donna scende dal treno con un pesante sacco di farina, un uomo cerca in ogni modo di chiudersi la cerniera della giacca, una donna perde l'autobus, un gangster agghindato osserva le donne che passano... La contrapposizione tra gli spazi di un altrove passato/prossimo (il partire/arrivare delle stazioni) e i tempi inamovibili di uno stare che si traduce in performance di vita, vengono colti e rappresentati da Jia Zhangke come frammenti di un narrare che scavalca il reale stesso. La dolcezza con cui poi questo autore traduce in emozioni l'imparzialità dell'osservazione ha dell'eccezionale soprattutto nella misura in cui investe di valore anche il controsenso ironico degli atti performati inconsapevolmente da queste persone: l'impaccio della donna poliziotto che attende alla sua mansione nella stazione, la goffaggine della donna che trascina il suo sacco, l'infruttuoso tentativo dell'anziano di chiudere la cerniera, la grottesca figura fuoritempo del gangster con le lunette da sole...: sono tutte possibili accensioni microcommediali che il regista lascia agire senza concedere loro nulla, né togliere. Resta la fragranza un po' trasparente, un po' opaca, un po' lieve e un po' pesante della vita. E il senso di un'osservazione che se ne fa carico senza remore.

Massimo Causo
<link www.alasca.it/cineforum></link&gt;