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Suraj Ka Satvan Ghora (1992) - Trama

India

Trama del film Suraj ka satvan ghora (Il settimo cavallo del sole), diretto da Shyām Benegal e tratto dal romanzo omonimo dello scrittore hindi Dharmvir Bharti (1926-1996). Il commento al film in Suraj ka satvan ghora (1992): La vendetta di Paro.

 

 

SŪRAJ KĀ SĀTVĀN GHORĀ (1992) - Trama

 

Regia: Shyām Benegal; produzione: National Film Development Corporation; sceneggiatura e dialoghi: Shamā Zaidī, dal romanzo omonimo di Dharmvīr Bhārtī; fotografia: Pīyūsh Shāh; montaggio: Bhānudās Divkar; musica: Vanrāj Bhātiyā; scenografia: Nitīsh Rāy; interpreti: Rajat Kapūr (Mānik), Rājeshvarī Sachdev (Jamunā), Pallavī Joshī (Lilī), Sattī (Nīnā Guptā), Riju Bajāj (Tannā), Mausī (Shashibālā Sahāy), Amrīsh Purī (Mahesar Dalāl), Ravi Jhānkal (Rāmdhan), Lalit Tivārī (Chaman Thākur), Sirāj Ahmad (Onkār), Raghuvīr Yādav (Shyām), Rākesh Dhar (Prakāsh).

Hindi/colore/130'.

Onkar, mentre in una galleria d'arte ammira un quadro di Gulam Mohammed Sheikh (famoso pittore e poeta contemporaneo del Gujarat), ricorda la sua giovinezza ad Allahabad, quando insieme agli amici Shyam e Prakash frequentava Manik Mulla. Questi aveva una grande competenza letteraria, soprattutto per la novella. (Inizia il lungo flashback che dura fino alla fine del film: stanza di Manik; presenti tutti i quattro personaggi). Il tema dell'amore è quello che coinvolge maggiormente gli amici. Secondo Manik, il racconto d'amore deve essere socialmente utile, perché anche l'amore è governato dal sistema sociale, dalla situazione economica e dai rapporti di classe. Per dimostrarlo, narra cinque storie, che vengono poi collettivamente commentate.

Prima storia: Il pagamento del debito del sale (Flashback: cortile della casa di Manik, qualche anno prima) Accanto a Manik, quindicenne, abita una ragazza un po' più grande di lui, Jamuna. Jamuna ama riamata il mite Tanna, figlio di Mahesar Dalal, omaccione prepotente e donnaiolo. I genitori di lei non ne sono contenti: la famiglia di Tanna è socialmente inferiore. Essi stessi, d'altronde, non possono provvedere la figlia di una dote adeguata. Costretto dalla cognata a portare mattina e sera una focaccia alla vacca dei vicini (per un voto), Manik ha modo di assistere alla progressiva esasperazione di Jamuna davanti alla pavidità di Tanna e alle violenze di Mahesar. Dapprima è un testimone, una spalla su cui piangere; non può sottrarsi a quel ruolo, perché ha mangiato il sale di Jamuna (le focacce salate destinate a Tanna) e se non pagherà quel debito sacro assicurandole la sua presenza, gli dei lo puniranno. Preso nel gioco di Jamuna, anch'egli in seguito comincia a comportarsi come un innamorato. (Di nuovo nella stanza di Manik) Il narratore conclude laconicamente: l'eroina si è sposata con un altro e lui è rimasto a guardare. Gli amici, interdetti, vogliono sapere la morale della storia e come questa possa recare beneficio alla società. E Manik: in ogni casa dovrebbe esserci una vacca. Se così fosse stato, lui non avrebbe dovuto portare le focacce alla vacca del vicino, non avrebbe incontrato Jamuna, non avrebbe mangiato il suo sale e così via. Inoltre, con tante vacche il paese sarebbe più ricco e i bambini più sani. Shyam appare contrariato: la sorte di Jamuna è simile a quella di molte ragazze indiane, che non possono sposare l'uomo amato per mancanza di dote. Jamuna, tuttavia, era stata felice, come racconta Manik.

Seconda storia: Il ferro di cavallo (Flashback: casa di Jamuna) Grazie a una lontana parente, viene combinato il matrimonio di Jamuna con un ricco zamindar (latifondista), ormai molto anziano, due volte vedovo, senza figli e senza parentado. Dopo un'iniziale disperazione, Jamuna si piega alla sorte, mentre Manik e Tanna restano a guardare. Il matrimonio si rivela un ottimo affare per la ragazza, che ha un solo cruccio: la mancanza di figli. Su consiglio del loro barrocciaio, Ramdhan, consulta un astrologo, che le prescrive ricchi doni a dei e brahmani e il bagno sacro nel Gange ogni mattina, per un mese intero. Durante una di queste abluzioni, Jamuna sviene per il freddo e Ramdhan, che ha il compito di accompagnarla, le suggerisce un sistema meno duro e più miracoloso. Bisogna togliere un ferro consunto a un cavallo bianco durante un'eclissi di luna, farne un anello e metterlo al dito: ogni desiderio si avvererà. Così avviene: per molti giorni, i due vanno a zonzo col calesse (per consumare i ferri del cavallo). Durante l'eclissi, Ramdhan toglie il ferro al cavallo, viene forgiato l'anello, Jamuna lo mette al dito e - miracolo! - è incinta. Poco dopo la nascita del bambino, il vecchio marito muore. Jamuna è disperata e i genitori preoccupati: sarà sola a badare alla proprietà. Ma si presenta Ramdhan: servirà lui la signora con la stessa devozione con cui aveva servito il padrone. Da allora Jamuna ricomincia a vivere in santità e felicità. (Stanza di Manik) Agli amici che reclamano la morale della storia, Manik ricorda un incontro con un elegantissimo Ramdhan, adorno di una collana d'oro e convinto di dovere la sua fortuna al ferro di cavallo. La morale secondo Manik è che nessun lavoro va ritenuto brutto o socialmente infimo, neanche quello di un barrocciaio. Onkar invece sostiene la possibilità di una lettura "marxista" della storia: Jamuna è il simbolo dell'umanità, mentre Manik e il marito di Jamuna rappresentano rispettivamente borghesia e feudalesimo. Entrambi sono stati incapaci di dare delle risposte a Jamuna, che le ha trovate nel simbolo della classe lavoratrice (Ramdhan). Interviene Prakash. Perché scegliere un'eroina ordinaria come Jamuna, anche se rappresenta il 95% delle donne reali in India? Perché non essere idealisti e combattere per i propri ideali? Manik ribatte che l'individuo - soprattutto quello della classe media - non ne ha possibilità, perché costretto a scendere a compromessi, in difesa della giusta condotta, che è spesso una maschera per la vigliaccheria, come si evince dalla storia di Tanna.

Terza storia: Senza titolo (Flashback: casa di Tanna) Mahesar Dalal, vedovo, ha dovuto prendersi in casa una donna, Mausi (lett. "zia", sorella della madre), per badare a Tanna e alle due figlie. Mausi si occupa anima e corpo di Mahesar; il resto lo fanno le ragazze e soprattutto Tanna, a suon di botte e parolacce. Solo conforto del giovane è Jamuna, ben risoluta a sposarlo. I genitori di lei acconsentirebbero alle nozze (senza dote!) se Tanna fosse disposto a diventare un "genero di casa", accettando di vivere in casa della sposa. Il ragazzo esita: chi si prenderà cura del padre, se lui si trasferirà... a qualche metro di distanza? Per tutta risposta, Mahesar picchia di santa ragione il figlio, che viene anche bocciato a scuola. Dopo la razione quotidiana di botte, Mahesar lo accompagna dal capostazione, che lo assume al reparto della posta. Viene anche combinato il matrimonio di Tanna con Lili, figlia unica, bella e ricca di madre vedova e piacente. Dopo il matrimonio, quando rimane incinta, Lili decide di andare a partorire a casa della madre. In seguito, sparisce anche Mahesar: pare implicato insieme a Chaman Thakur, il saponaio, nell'assassinio della nipote di quest'ultimo, Satti, della quale l'attempato dongiovanni si era invaghito. Tanna rimane solo. Un giorno Jamuna lo incontra alla stazione e, vedendolo magro e avvilito, lo invita a trascorrere qualche giorno a casa sua, per rimettersi in salute. Tanna glielo promette e si accomiata da lei con grande dolcezza. Mentre attraversa i binari, sopraggiunge un treno che lo investe, tranciandogli le gambe. Lo sventurato muore in ospedale, tra le braccia di una disperata Jamuna, consolata infine da Lili. (Stanza di Manik) Gli amici se ne vanno avviliti, mentre scoppia un temporale. La mattina dopo arriva per primo Shyam, che ha fatto un brutto sogno. Manik gli spiega che se nella vita ci fossero solo buio e fango si starebbe benissimo, si vivrebbe come vermi e si morirebbe contenti. Ma se l'anima vede un lampo luminoso allora comincia a sentirsi prigioniera del buio e a spasimare per la luce. Certo l'amore è governato da leggi economiche e sociali, ma è anche sogno, bellezza, musica. Se però manca la capacità e il coraggio di trasformare quei sogni in vincoli sani, essi spariscono come l'ombra delle nubi. Manik racconta a Shyam e agli altri due amici arrivati nel frattempo una storia che riguarda l'amore romantico.

Quarta storia: Devsena, principessa del Malva La storia dura 24 ore, dalla sera del 29 alla sera del 30 luglio. (Flashback: casa di Lili) Lili piange angosciata perché il giorno dopo dovrà sposare un uomo che non ama. Il suo innamorato, Manik, cerca di consolarla: nessuno potrà strappare loro l'amore che nutrono l'uno per l'altra: sarà la forza della loro vita. C'è un temporale, piove; Lili va alla finestra e Manik resta incantato a guardarla. (Canzone e passeggiata nel parco, come nei film d'intrattenimento) Arriva un'amica di Lili, Kammo, che la porta in giro per i boschi e trasforma la tristezza in allegria con il suo ottimismo e senso pratico. Quando rincasano, sta per arrivare il corteo nuziale e Lili ha una fame da lupi. Non riesce a pensare ad altro che a mettere qualcosa nello stomaco e quando finalmente la fame si placa, anche lei si scopre serena e tranquilla. (Stanza di Manik) Morale della storia: mangia e sta' in salute! Tutti sembrano divertiti; solo Shyam pare colpito: fosse capitato a lui, sarebbe ancora disperato. Per Manik invece che il bello della vita è che dopo un'esperienza ne arriva un'altra, più forte: dopo Lili arriva Satti.

Ultima storia: Il coltello dal manico nero (Flashback: casa di Chaman Thakur) Satti, una trovatella allevata da Chaman Thakur, aiuta lo zio nel lavoro di saponaio. Manik trascorre spesso qualche ora con loro, conquistato dalla fierezza e dalla sensibilità di Satti, che ha per lui un atteggiamento di devozione e protezione insieme. Invaghito di Satti, Mahesar convince Chaman Thakur a dargliela in moglie per mille rupie e una sera, ubriaco, abusa di lei. Satti cerca conforto in Manik, che la respinge impaurito, memore dei consigli del fratello (Satti è di bassa estrazione, mentre loro sono "perbene"). Una notte la giovane bussa alla porta di Manik: è fuggita e non vuole più tornare dallo zio e da Mahesar, vuole andare lontano e iniziare una nuova vita con lui. Manik, agitatissimo, finge di acconsentire, mentre con un pretesto va ad informare il fratello che, a sua volta, corre ad avvertire Chaman Thakur e Mahesar, i quali si affrettano a trascinare via una Satti folle di dolore e di odio. Rimane per terra il suo fagotto e il coltello dal manico nero che portava sempre alla cintola, la sua difesa. Il giorno dopo, quando Manik va a restituire la roba, apprende che Chaman Thakur e Mahesar hanno ucciso Satti e sono spariti. (Stanza di Manik) Dopo il trasferimento del fratello, Manik era stato a lungo perseguitato da sensi di colpa e dal desiderio di autodistruzione. Nonostante le insistenze, Manik rifiuta di raccontare altre storie; deve andare a lavorare. Lungo la strada si fermano a bere una tazza di tè e Manik, a proposito dell'amore, osserva che se ne dovrebbe parlare come di neti prem, "amore non così" o "non questo", come il brahman, il dio impersonale, che è neti neti (cioè, si può definire solo negativamente). Tutta la vita trascorre nella ricerca di questo fantomatico amore; tuttavia - conclude - c'è qualcosa che ci fa andare avanti, come i sette cavalli portano avanti il carro del sole. L'ultimo cavallo, il più piccolo, è chiamato il cavallo del futuro: il settimo cavallo del sole. Intanto, dal fondo si avvicina una mendicante con un bambino, trascinando un carretto sopra il quale c'è un infermo. Quando arriva accanto a loro, Manik la riconosce: è Satti, che lo guarda con orrore e si allontana velocemente col figlio e lo zio. Manik, affascinato, la segue e sparisce anche lui.

Il lungo flashback dei ricordi finisce, la scena torna alla galleria e Onkar conclude il suo racconto: di Manik non ha saputo più nulla, mentre lui è diventato uno scrittore.

Cecilia Cossio
da Cecilia Cossio, 1995, Il settimo cavallo del sole nel cinema indiano, in "Cinema nuovo", 44°, 4-5 (356-357), luglio-ottobre, pp. 23-30