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La violenza della realtà e il cinema di Fukasaku Kinji

Giappone

Fukasaku Kinji nasce da una famiglia agiata di Mito, nella prefettura di Ibaraki, il 20 luglio 1930. Durante la guerra lavora per un periodo presso una ditta che produce componenti per armi. Nell'immediato dopoguerra, ormai appassionato di cinema e in particolare dei film di Kurosawa Akira, si iscrive all'Università Nihon dove studia cinema e si specializza in sceneggiatura.

 

 

LA VIOLENZA DELLA REALTÀ E IL CINEMA DI FUKASAKU KINJI (1930-2000 )

 

 

Fukasaku Kinji nasce da una famiglia agiata di Mito, nella prefettura di Ibaraki, il 20 luglio 1930. Durante la guerra lavora per un periodo presso una ditta che produce componenti per armi. Nell'immediato dopoguerra, ormai appassionato di cinema e in particolare dei film di Kurosawa Akira, si iscrive all'Università Nihon dove studia cinema e si specializza in sceneggiatura. Dopo la laurea viene assunto alla Tōei e qui lavora come sceneggiatore e aiuto regista per registi del calibro di Makino Masahiro.

L'occasione di passare alla regia dopo anni di duro apprendistato gli si presenta solo nel 1961 con il film Fūraibō tantei. Akai tani no sangeki (Il poliziotto vagabondo. La tragedia della valle rossa), realizzato con basso budget e regolato dai codici del genere gangsteristico in cui la major si è specializzata negli ultimi anni. Da questo momento, come d'uso nella casa, gira vari film l'anno con tempi e budget ristretti, mettendo a punto nel corso di questo primo rodaggio uno stile che presto diventa distintivo della sua intera opera. In particolare a partire da Hakuchū no buraikan  (Il mascalzone in pieno giorno) del 1962, i suoi film si caricano di un'umanità alla deriva che ricorre alla violenza anche più brutale per restare a galla in una società che si suppone sporca e corrotta. Non si tratta di una visione manicheistica dell'animo umano: per Fukasaku il confine tra legalità e criminalità è talmente blando, che non esita a mettere in scena anche episodi di corruzione nel mondo della polizia o della politica.

 

 

Nonostante avesse mosso i primi passi in una major e in un genere specializzati proprio nel codice di norme cavalleresche di antica memoria, fondato sul dualismo di obbligazione sociale e sentimento umano che costituisce la mistura ideale di romantica forza sia dei samurai che degli yakuza, in particolare negli anni Settanta Fukasaku rompe le regole facendo dei suoi eroi degli uomini cinici e spietati, mai legati tra loro da onore o morale, spesso anche codardi e pronti a tradire per poco guadagno. Le loro storie mancano quasi del tutto di un supporto romantico, anzi — grazie all'uso di inserti di reportage o comunque con uno stile di ripresa vicino al documentario — il regista raggiunge nella loro caratterizzazione un inedito livello di realismo che costringe gli spettatori dei suoi anni a una scomoda immedesimazione. Sono infatti per lo più la risultante dello scompiglio del dopoguerra, probabilmente quei ragazzini orfani che alla fine degli anni Quaranta popolavano le strade di Tokyo tra le macerie, diventati ora adulti con forti lacerazioni psicologiche. La violenza è più uno stile di vita che una scelta, è l'unico linguaggio possibile per una genia "maledetta" di disadattati che si coniuga male con lo sviluppo economico sbandierato negli anni Sessanta.

La crudezza dei temi portati in scena e la violenza nelle scene di azione non impediscono un grande successo di pubblico: Fukasaku in breve diventa uno dei registi di punta dei B-movies e lega il suo nome a molte celebri serie di cui spesso è anche pioniere, e tra queste Jingi naki tatakai (Lotta senza codice d'onore) e Jingi no hakaba (La tomba dell'onore), le più celebri. Contribuisce alla fortuna dei suoi film l'interpretazione di alcuni tra i più famosi attori di genere del periodo, tra i quali Takakura Ken, Andō Noboru, Watari Tetsuya, per citare solo qualche nome.

La filmografia di Fukasaku si arricchisce presto di titoli estranei al mondo gangsteristico in cui tuttavia si identificano sempre la stessa matrice registica e un analogo sguardo accusatorio nei confronti della società. Tra i film realizzati a partire dalla fine degli anni Settanta, inoltre, si moltiplicano le coproduzioni internazionali: dopo il precedente del 1970 rappresentato da Tora! Tora! Tora! codiretto da Richard Fleischer, si pensi alle coproduzioni nippo-statunitensi di Uchū kara no messeeji (Messaggio dallo spazio, 1978) e Fukkatsu no hi (Virus, 1980).

 

Il ritorno al mondo gangsteristico avviene nel 1992 con il film Itsuka giragira suru hi (conosciuto internazionalmente con il titolo The Triple Cross) ma non rappresenta una svolta definitiva: infatti, tra i suoi titoli più celebri degli ultimi anni figura anche il dramma Omocha (conosciuto come The Geisha House) dai forti toni melodrammatici. Tuttavia, nel 2000 il suo film Battle Royale, interpretato da Kitano Takeshi, crea un caso con pochi precedenti: il Parlamento giapponese discute sul forte rischio di emulazione che le scene di estrema violenza del film potrebbero suscitare tra i giovani, imponendo quindi il divieto di visione ai minori di quindici anni. Il dibattito non fa che amplificare il successo del film, distribuito intanto a livello internazionale, e porta alla realizzazione di un seguito, Battle Royale 2. Nel corso delle riprese di questo film, Fukasaku, già da tempo malato di cancro, muore, e suo figlio Kenta ne porta a termine l'opera.

 

Solo nel 2000 una grande retrospettiva nell'ambito del Festival di Rotterdam ha portato alla luce parte delle opere di questo grande regista, ingiustamente trascurato dai saggi di cinema e dal pubblico occidentale. Questo nonostante già da tempo fosse diventato il punto di riferimento per le giovani generazioni di cineasti e annoverasse tra i suoi fan autori del calibro di Quentin Tarantino.

Maria Roberta Novielli