Un omaggio all’Italia e alla passione più grande di Miyazaki, il volo. Tant'è che i velivoli nella pellicola sono stati talmente apprezzati da apparire oggi nei cataloghi dei modellisti come se fossero effettivamente esistiti.
Porco rosso
Kurenai no buta (t.l. Porco Rosso) esce nel 1992. Si tratta di un’idea che Miyazaki ha già tentato di sviluppare nel corso degli anni ottanta. Nel 1984, inizia a lavorare sporadicamente ad una serie di manga realizzati per una rivista giapponese di modellini in scala, Model Graphix, raccolti poi sotto il nome di Zassō nōto (t.l. Appunti su pensieri vari). Sono in tutto tredici episodi, con storie completamente indipendenti tra loro o idee per film che trattano di carri armati, aerei o corazzate, utilizzati nel periodo precedente la Seconda Guerra mondiale.
Da uno di questi racconti prende spunto per scrivere Hikōtei jidai (t.l. L’era degli idrovolanti), che dimostra l’amore di Miyazaki per gli aerei e sul quale si basa Porco rosso. In Zassō nōto, il protagonista è un ufficiale dalle sembianze di maiale che seduce una ragazzina, la quale, innamorandosi di lui, lo riscatta. In Hikōtei jidai, l’ufficiale diventa un asso degli idrovolanti durante gli anni Venti. Rispetto al film, il manga presenta una trama più leggera, essendo la caratterizzazione psicologica del protagonista meno profonda e venendo tralasciati elementi della sua vita passata; tuttavia la storia è arricchita da numerosi aerei tipici degli anni Venti, pesantemente ritoccati da Miyazaki, e da dettagli tecnici.
L’idea iniziale è di realizzare un mediometraggio destinato ai passeggeri imbarcati sugli aerei ed ottiene anche la sponsorizzazione della JAL (Japan Airlines), la compagnia di bandiera giapponese. Durante la lavorazione il progetto iniziale cambia e si evolve in un lungometraggio, destinato però ad un pubblico adulto e non ai bambini.
È la storia di un pilota chiamato da tutti Porco, che ha effettivamente le sembianze di un maiale, e delle sue gesta. Il suo vero nome è Marco Pagott, nato a Genova nel 1893, da sempre appassionato del volo. Il Capitano Marco Pagot è un asso dell’Aeronautica Italiana durante la Seconda Guerra Mondiale. Ma durante una battaglia perde la maggior parte dei compagni e il suo miglior amico. In una sequenza molto commovente vede una galassia formata da aerei fantasma, alla quale si uniscono anche i compagni caduti. Dopo questa esperienza, Marco rifiuta di essere ancora un uomo e diventa un maiale. Non si sente più di appartenere alla razza umana che l’ha così profondamente deluso. Questa trasformazione può anche essere vista come un’espiazione della colpa che Marco prova ad essere l’unico sopravvissuto della battaglia. Da questo momento viene soprannominato Porco rosso, appellativo che può essere inteso come un insulto fascista, poiché diserta l’esercito e non si fa problemi nell’affermare il suo credo politico. Viene accusato di disfattismo, di antipatriottismo e di adesione a ideologie decadenti e proposte oscene, le classiche accuse riservate agli oppositori del regime.
Gina, coprotagonista femminile del lungometraggio, è la proprietaria dell’hotel Adriano, situato su di una piccola isola dell’Adriatico e frequentato dai piloti della regione. È una donna bella e intelligente, amica d’infanzia di Porco e vedova del suo miglior amico. Porco è il suo unico legame con il passato e con una vita felice. Innamorata di lui, aspetta il giorno in cui potranno ritrovarsi insieme. Durante una serata nel suo hotel, Miyazaki le fa cantare Les temps des cerises, canzone legata ai comunardi francesi , e caratterizzata, quindi, da una chiara connotazione politica.
Fio, nipote di un amico di vecchia data di Porco, Piccolo, è una ragazzina di diciassette anni incaricata di ridisegnare l’idrovolante di Porco, danneggiato durante uno scontro con un pilota americano di nome Curtis. Porco inizialmente non si fida di lei, data la sua giovane età, ma Fio riesce a guadagnarsene la fiducia, potendo così lavorare al progetto. Nonostante si tratti di una ragazza coraggiosa e intelligente, è ancora un po’ infantile nelle questioni di cuore e si infatua di Porco.
Curtis arriva dall’America, è un asso del volo e viene assoldato dall’Associazione dei Vichinghi dell’aria per combattere Porco Rosso e per vendicarsi della sconfitta che egli ha loro inflitto. È il classico americano stereotipato, veramente convinto di poter diventare una stella del cinema e, soprattutto, di essere imbattibile e invulnerabile. È impulsivo e romantico, si innamora al primo sguardo sia di Gina che di Fio, entrando nuovamente in conflitto con Porco. Per risolvere la questione, i due decidono di affrontarsi in volo, per stabilire finalmente chi è il migliore. Finendo le munizioni, devono atterrare e si affrontano in quello che finisce col diventare un incontro di pugilato.
Kurenai no buta è un omaggio all’Italia e alla passione più grande di Miyazaki, il volo. Sembra, a volte, che i veri protagonisti del film siano gli idrovolanti , velivoli tipici degli anni Venti. Per esempio, viene citata la Coppa Schneider, una delle manifestazioni più famose del periodo tra le due guerre mondiali. Nel 1912 l’industriale ed ex-pilota francese Jacques Shneider, tentando di rilanciare la produzione di idrovolanti, istituisce la gara, mettendo a disposizione del vincitore un premio in denaro, insieme ad un trofeo destinato a chi fosse stato in grado di vincere la Coppa per tre edizioni nel corso di cinque anni. Quando si svolge la storia del lungometraggio, la Coppa non si è ancora conclusa, termina infatti nel 1931 con la vittoria dell’Inghilterra. Miyazaki, nel duello fra Curtis e Porco, rievoca la rivalità tra Stati Uniti e Italia che si verifica effettivamente durante la Coppa. L’aereo americano vincitore delle edizioni del 1923 e del 1925 si chiama Curtiss. L’idrovolante che Curtis pilota durante il film è proprio un Curtiss RTC3-0, copia del RTC3-2 vincitore delle due edizioni della Coppa.
Risultano evidenti le preferenze che Miyazaki riserva agli aerei italiani, come l’aereo di Porco, il Savoia S-21. Il nome è quello di un aereo realmente esistito, ma il modello che possiamo ammirare nel lungometraggio è interamente frutto del genio e della fantasia di Miyazaki, il quale sintetizza le migliori caratteristiche costruttive degli anni Venti e Trenta. Il risultato di questa sua fusione è un aereo dalla forma elegante e originale, talmente apprezzato che appare oggi nei cataloghi dei modellisti come se fosse effettivamente esistito, correlato addirittura di scheda tecnica.