Questo film rappresenta la rottura tra Hong Kong e Cina. Nel continente è l'anno che precede la vittoria dei comunisti, e la cinematografia non può che accordarsi alla politica.
A Hong Kong invece inizia la fuga di molte personalità del cinema di Shanghai che vi si rifugiano per evitare la guerra civile e la persecuzione contro i sospetti collaborazionisti dei giapponesi durante la guerra. Zhou Xuan (1918-1957), stella di Street Angel, è tra loro, così pure il regista Zhu Shilin (1899-1967), che si specializza in film in costume, di cui divine uno dei maestri.
Il film rappresenta la corrente di film disimpegnati che caratterizzeranno la cinematografia della colonia britannica; si parlava sopra di rottura, irrimediabile: mostrato in Cina nel 1950, esso fu l'oggetto di durissime critiche, nominato "film traditore della nazione" insieme al coevo Life of Wu Xun. Riscosse, però, un enorme successo di pubblico e fu invitato a numerosi festival stranieri, tra cui Locarno. Nel bel mezzo della rivoluzione culturale, nel 1967, il film fu di nuovo mostrato come esempio di pellicola reazionaria altamente nociva; si trattava in realtà, come al solito, di un attacco personale, stavolta contro Liu Shaoqi. Altri dicono che Mme Mao, Jiang Qing, si identificasse in Cixi, l'imperatrice vedova protagonista della pellicola, e che quindi leggesse nel film una indiretta (e profetica) critica mossa allo strapotere delle First Lady.
Ambientato negli ultimi anni della dinastia Qing, il film racconta i giorni delle riforme basandosi su un gruppo di personaggi. L'imperatore Guangxu è innamorato della concubina Zhen, ma l'imperatrice vedova Cixi, con un gioco di sguardi che apre il film sotto il segno del melodramma psicologico, gli impedisce di scegliere l'amata in favore della candidata Longyu, candidata scelta da Cixi. L'imperatore si mostra favorevole alle riforme, secondo il modello Meiji in Giappone. Ma l'imperatrice vedova si oppone con tutte le sue forze; il film racconta dell'infame episodio, entrato nella leggenda, dei fondi destinati alla flotta cinese che l'imperatrice decide di spendere per rinnovare il palazzo d'estate. La donna è ritratta con perfida precisione; alcune scene, girate con grande maestria e sontuosità, descrivono la toilette dell'imperatrice e il suo fedele servitore che nasconde i capelli bianchi che ella perde. Cixi si sposta all'interno del palazzo con grande signorilità, scortata sempre dal fedele Xiaoli e da uno stuolo di ragazze in abiti fruscianti. Le immagini che si scorgono dalle ampie finestre del lago del palazzo imperiale e delle sue alte torri sono in realtà dei film proiettati su uno schermo ripreso sullo sfondo della scena: Hong Kong si pone, già dai primi anni del dopoguerra, come la memoria fantasmatica della patria perduta, di cui conserva gelosamente le immagini, mentre le vestigia del fastoso passato imperiale cinese restano sul suolo della madrepatria. Hong Kong si vuole Cina, perlomeno nella mente degli emigrati da Shanghai come Zhu Shilin, ma non è che (postmoderno?) ricettacolo della sua memoria.
Il film procede tra scene fastose, costumi ricchissimi, e Zhu filma con evidente piacere questa sontuosa ricostruzione della vita di corte. Alcune sequenze particolarmente interessanti: per indicare il sostegno che Zhen porta all'imperatore come agente di modernità, Zhu la mostra vestita da uomo, che spiega alle altre concubine il funzionamento di una macchina fotografica. Indiscusso segno di modernità, l'apparecchio occidentale attira le ire dell'imperatrice, che lo scopre e lo fa distruggere; la concubina evita la pena solo grazie all'intervento dell'imperatore. Se le donne del film sono tutte forti e combattive (Cixi nella sue decadente, folle superbia, e la concubina Zhen nel suo innamorato e coraggioso sostegno all'imperatore), gli uomini sono ritratti, secondo le regole del melodramma cinese, come deboli, servili e manipolabili. Le due figure principali sono l'imperatore e Xiaoli. Il primo è un'anima candida, ritratto con passione dal celebre attore Su Shi, un uomo che non sa far fronte al destino e che si lascia manovrare dalle potenti correnti politiche che agitano la vita di palazzo; il suo sguardo si rivolge sovente verso il basso, scruta con ansia lo sguardo imperante e minaccioso di Cixi. In una sequenza, in particolare, è espressa la sua debolezza: Guangxu decide infine di ribellarsi ai voleri dispotici e distruttivi di Cixi, e ordisce un complotto; si affida al generale Yua Shikai, che lo tradirà. La scena dell'addio a Yuan insiste nel mostrare l'imperatore che si raccomanda più e più volte: "ho messo la mia vita nelle tue mani, ho messo il destino della dinastia Qing nelle tue mani...", come se già sapesse il fallimento cui va incontro.
L'altra figura maschile è Xiaoli, che risponde all'imperatrice. Quando quest'ultima decide di far arrestare Kang Youwei, promotore delle riforme, impedisce a Guangxu e Zhen di uscire dal palazzo. Mette Xiaoli di guardia alla loro gabbia dorata; quando l'imperatore fa per uscire, si trova davanti Xiaoli che, con frasi di circostanza altamente rispettose, gli fa capire che è prigioniero: allora l'imperatore è ripreso dall'alto, timoroso; ugualmente dall'alto in primo piano è ripreso Xiaoli, il cui sguardo passa dal sorriso accondiscendente ad una durezza malvagia. I due prigionieri riusciranno, poi, a fare uscire un messaggio con uno stratagemma: la ragazza nasconde in una radice di loto un foglio, e, pretendendo che il loto sia marcio, lo rifila al servitore che capisce e recapita il messaggio.
Così il film: è certo presente un messaggio nazionalista e patriottico, ed è fortemente accusata la miopia dell'ultima dinastia, ma elementi fondamentali del successo ottenuto dalla pellicola sono i costumi, le scenografie, gli intrighi psicologici, in breve, la fastosa ricostruzione storica che la regia rende con ritmo solenne e maestoso.
Gli anni passano, Zhen è prigioniera delle stanze interne, mentre l'imperatore non è che un fantoccio nelle mani di Cixi. Il film ricostruisce, dall'interno della corte, gli ultimi giorni di sopravvivenza della un tempo gloriosa dinastia mancese; le truppe alleate invadono Pechino come risposta agli attacchi dei Boxer, e Cixi è costretta a lasciare la capitale, non prima d'aver costretto Zhen al suicidio.
Hong Kong, 1948, b/n
Con: Shu Shi, Zhou Xuan, Tang Ruping, Hong Bo, Xu Li.
Corrado Neri