Asiamedia

46 Oku nen no koi (Big Bang love juvenile a)

Giappone

Due assassini rinchiusi il medesimo giorno condannati per omicidio divengono amici, seguendo una via di destini comuni.

Un carcere isolato nel deserto è il luogo in cui è ambientato il giallo di Mike Takashi. Kazuki e Ariyoshi sono due assassini rinchiusi il medesimo giorno condannati per omicidio. Divengono amici e il primo, aggressivo e determinato, difende il secondo che vorrebbe divenire come lui, seguirlo lungo una via di destini comuni.

 

Uno spazio claustrofobico e scuro, di accentuati contrasti luminosi dalle tendenze espressioniste in cui si distorce la scenografia, soprattutto nelle riprese frontali in cui il direttore è alla scrivania. Prigionieri le cui espressioni ambigue ed inquietanti sono avvolte nella penombra, fotografati oltre le sbarre, evidenziando il loro stato di immobilità e impotenza.

Un dramma dell’identità, della sensualità e dell’omosessualità: la macchina da presa esplora i corpi, la pelle sudata e tatuata, alludendo, mettendo in ellissi o spingendo fuori campo ogni esplicita scena di sesso, ma esibendo un linguaggio fisico, corporeo, violento, fatto di rituali celebrati sempre nei medesimi ambienti.

Il forte e temuto Kazuki muore strangolato e Ariyoshi si fa sorprendere dalle guardie sopra il corpo, con le mani intorno al collo della vittima: si dichiara colpevole, ma i canoni del giallo pretendono che lui sia innocente, innescando così il filone delle indagini.

I poliziotti che interrogano il sospetto in una sala spoglia, asettica, dall’illuminazione bluastra, che la macchina da presa va lentamente a scoprire avanzando attraverso un buio salone. Il direttore del carcere che nel suo scuro ufficio svolge prima un ruolo da investigatore, poi, da potenziale assassino, viene interrogato da un’istanza che non si dà a vedere, né a sentire, ma che si offre tramite scritte sullo schermo. I prigionieri interpellati dalla macchina da presa che compie bruschi movimenti, l’inchiesta per strada fra la gente del quartiere in cui ha vissuto la vittima, resa con un utilizzo della macchina a mano, le interviste televisive, di repertorio, nelle quali i testimoni dichiarano il tormentato e deviante passato di Kazuki. Queste ultime soluzioni espressive contrastano un sobrio utilizzo di angolazioni. movimenti calibrati e piani fissi dalla suggestiva fotografia.

L’intreccio si frammenta, attraverso le figure della ripetizione, in una moltitudine di punti di vista, di dimensioni temporali che si accavallano e si sovrappongono. Gradualmente le maglie della narrazione s’infittiscono diramandosi nell’indagine del passato e del futuro che coesistono e si completano. Da un lato del carcere si scorge un’antica piramide dalla cui cima, si dice,  si accede al paradiso, dall’altro una rampa di lancio con un missile da proiettare nello spazio. Entrambi simboli del tempo, argomenti di un significativo colloquio fra i due protagonisti,  che mette in luce la loro identità, il loro confronto di fronte a se stessi e alla morte.

La tradizione del racconto orale incornicia la narrazione restituendola alla sua circolarità, suddividendo i possibili livelli narrativi e interpretativi. Avvia quell’ulteriore circolarità tipica del giallo secondo la quale nello scioglimento dell’enigma, nel finale, si torna alla scena iniziale dell’omicidio, svelando i risvolti secondo altri punti di vista.

Ma il giallo è anche pretesto per il racconto di un viaggio iniziatico del quale non mancano i richiami e gli aspetti simbolici.

L’incipit mette subito in campo la molteplicità e la relatività dei punti di vista e della cognizione temporale. Il poliziotto legge un trattato che spiega come <st1:personname productid="la Terra" w:st="on">la Terra</st1:personname> vista da distanze (quindi tempi) e angolazioni differenti, appaia sempre diversa.

Il vecchio saggio inizia il giovane protagonista Airyoshi alla maturità attraverso il rito della virilità in direzione di un’identità da ricercare: gli chiede come chi vuole diventare e gli dice di andare alla spiaggia durante la nottata. Sotto la luce della luna piena allunga la mano verso Kazuki. Gesto che si ripete in carcere, in età più adulta, nei confronti dello stesso compagno quando esprime il desiderio di divenire come lui, volerlo seguire nello spazio, piuttosto che salire in cima alla piramide.

Parallelamente alla rielaborazione e all’utilizzo di convenzioni del genere giallo, si fa strada una lucida e sensibile indagine dei rapporti umani, un concreto percorso di iniziazione che nella continua apertura interpretativa e simbolica stimola riflessioni esistenziali.