Nonostante questo film appaia agli occhi contemporanei la pellicola quanto più possibile integrata al sistema comunista, essa fu duramente attaccata e, pare, salvata solo grazie a un diretto intervento di Mao in persona.
THE PIONEERSChuangye di Yu Yanfu
Cina, 1974, col
Nonostante questo film appaia agli occhi contemporanei la pellicola quanto più possibile integrata al sistema comunista, essa fu duramente attaccata e, pare, salvata solo grazie a un diretto intervento di Mao in persona. Tumulti interni al partito che, peraltro, sono messi in scena nel film stesso: sono ritratte infatti le interminabili discussioni politiche, le autocritiche e le riunioni che gestivano la vita politica del paese. E Mao è un dio cui volgersi con le lacrime agli occhi, figura santificata e oggetto religioso. La storia è presto detta: Zhou Tingshan è un lavoratore modello determinato a trovare un pozzo petrolifero che liberi la Cina dalla dipendenza verso l'estero per quanto riguarda il petrolio. Solo all'inizio del film vi sono scene di interesse cinematografico: la ribellione dei lavoratori contro i feudatari che vogliono svendere i pozzi agli stranieri malvagi è descritta con abbondanza di mezzi, fuochi e fiamme, ampi movimenti di massa, una violenza repressa che infine sboccia nel suo splendore rivoluzionario. Poi, il film diviene una caricatura mostruosa e ipertrofica (due ore e mezzo!) della Cina del grande balzo in avanti. La figura stilistica è: un mezzobusto che parla di lotta di classe e di Mao ripreso con plongé dal basso, poi la telecamera vi si avvicina stringendo in un primo piano, il personaggio declama la sua fede e la sua volontà con sinfonia retorica d'accompagnamento, gli occhi volti all'infinito. Rimarchevole è l'atteggiamento di Zhou: in sprezzo ai consigli dei geologi e degli scienziati si ostina a scavare, anche a costo di farlo con le proprie mani, pur di trovare il petrolio. Lo dice pure espressamente: trovare il petrolio non riguarda tanto la presenza o meno di depositi marini (!) ma piuttosto la volontà del popolo di trovarlo, una volta stabilite le condizioni necessarie. Ovvero: la terra c'è, così come qualche remota possibilità di trovare il petrolio, più la fede maoista, ecco le condizioni necessarie, ed ecco infatti, alla fine, il petrolio che schizza con godimento estatico, scene di euforia invasata di volti coperti dal cerone pesante del realismo sovietico. Il parallelo con il Grande Balzo in avanti è immediato: non importano tanto le situazioni "reali" dell'economia, ma la volontà e la determinazione del popolo a crearle. Un'ideologia che vuole creare la sua utopia dalla pura immaginazione, dall'enfasi del fervore religioso assolutamente irrazionale del partito comunista. Il film, interpretato, con scarto evidente rispetto alla realtà, da attori rotondi dalla guance rosse, è tutto gridato, enunciato, proclamato. Solo un soggetto di conversazione: il socialismo, la patria, la dialettica marxista, l'avanzamento ideologico delle masse. Chiunque opponga resistenze o dubbi sull'efficacia o il valore di tanti sforzi è un elemento negativo della società, e come tale messo alla gogna. Tutti i dubbi sono risolti dalla lettura attiva delle opere di Mao, e ancor il film rileva una delle contraddizioni (altro termine del lessico maoista) più evidenti della società cinese: da un lato si esalta alla rivoluzione, all'indipendenza, alla lotta, dall'altro ci si conforma pedissequamente (anzi: con fervore mistico e slancio passionale) alle parole di Mao (e qualche occasionale citazione da Lenin). Ci sono poi alcune donne, che lavorano fianco a fianco agli uomini, e che garrule incitano ad andare avanti, sempre avanti, nonostante il rischio grave della catastrofe, dello spreco immane di lavoro e di vite, spreco che nel film non avviene, ma la realtà della carestia degli anni Cinquanta e Sessanta aveva ben messo in luce. C'è la madre, che "capisce" (ripete come un organetto smontato) ogni decisione del figlio. Il film, oggi, strappa più d'un sorriso: gli operai non sanno come mescolare, a un certo punto, l'acqua e il cemento per impedire non saprei dire quale tremendo disastro al pozzo, e Zhao si lancia, seguito immediatamente dai suoi fedeli compagni/ammiratori/seguaci, nella vasca e comincia ad agitare le braccia e il corpo per mescolare il liquido. O i proclami eroici, a ogni piè sospinto. Ma dice anche, mirabilmente, l'utopia assoluta, la costruzione puramente immaginaria di un mondo altro, dove non vigono le leggi materiali ma del materialismo dialettico, un mondo popolato da operai sotto anfetamina ideologica ventiquattr'ore al giorno, in cui tutte le pulsioni sono sublimate nel sacrificio patriottico, in cui ogni sforzo aggiunge lirismo al cuore instancabile dei lavoratori. E infine, racconta con precisione (in filigrana) le battaglie politiche che, pur se molto concrete, poiché erano questioni spesso di vita o di morte, erano giocate su minime differenze di prospettive o definizioni: un'azione può essere considerata tanto rivoluzionaria quanto germe dell'istinto naturale al capitalismo, tutto dipende dall'abilità oratoria di chi la definisce. Anche il lavoratore modello Zhao infatti subisce un'infondata critica, che ha il merito di farlo avanzare ideologicamente. Si possono dunque scorgere tanto le differenti visioni del progresso e del lavoro delle fazioni politiche dell'epoca, quanto la loro inconsistenza effettiva, poiché tutto si basa sull'interpretazione più o meno corretta della discutibile bibbia del pensiero maoista. Il film termina con l'atteso schizzo del petrolio al cielo, e con un montaggio delle moderne raffinerie petrolifere cinesi, e la voce off fiera ne vanta l'indipendenza e la raggiunta autonomia petrolifera della Cina ai giorni nostri. Fine: Zhao che, sempre lo sguardo fisso al cielo dell'avvenire, dice "i tempi in cui la Cina dipendeva dall'estero per il petrolio sono passati". Siamo alla fine della rivoluzione culturale, gli ultimi rantoli del maoismo puro, che vuole estinguersi nell'autoesaltazione postuma; l'utopia si realizzerà nel futuro, e ogni spinta e pensiero dei cinesi sotto il regime comunista doveva, almeno secondo la dottrina enunciata nel film, essere rivolto a un ipotetico futuro dimenticando le difficoltà del presente. Le ultime immagini sono infatti un sogno da rivoluzione industriale: macchine, tubi, olio, fumo, velocità, progresso, grigiometallo. |
Corrado Neri