Primi piani

Daniela Meneghini
Lingua e letteratura persiana

Che cosa insegna a Ca’ Foscari? Quali sono i Suoi principali interessi di ricerca? Qual è stato il suo percorso accademico?
Insegno lingua persiana, narrazioni e dinamiche culturali e tengo un corso su generi letterari e traduzione. I miei principali interessi di ricerca sono la poetica di Nezami Ganjavi (XII sec), il sistema retorico persiano classico (XI-XIV sec.) e alcune questioni traduttologiche legate al linguaggio figurato.
Mi sono laureata a Ca' Foscari e ho poi trascorso un anno accademico presso l'università statale di Tehran. Ho fatto il dottorato presso l'Orientale di Napoli e poco tempo dopo ho iniziato la mia carriera accademica a Ca' Foscari.

Che cosa L’ha portata a intraprendere la strada della ricerca? Che cosa L’appassiona di più del suo ambito di studi? 
La strada della ricerca si è aperta sotto la guida del mio maestro Riccardo Zipoli: con lui ho dato inizio al primo progetto di spoglio lessicale computerizzato della poesia lirica persiana classica (Lirica Persica) che mi ha impegnato nell'ambito della statistica lessicale per quasi 20 anni consolidando un approccio metodologico e una conoscenza dei testi che a tutt'oggi restano le basi imprescindibili per una ricerca di qualità.
Ciò che mi appassiona di più del mio lavoro di ricerca è scoprire nei testi persiani classici (dall'epica alla mistica, dalla prosa storica alla lirica) un linguaggio e dei contenuti sempre nuovi; scoprire quotidianamente che quei testi tracciano un disegno dell'umanità ricchissimo di sfumature culturali e filosofiche sempre attuali.  

Che cosa significa, per Lei, insegnare all’università?
Insegnare all'università significa avere la responsabilità dei giovani che si avvicinano, con maggiore o minore chiarezza di motivazioni, alle discipline che insegno. Significa verificare di continuo l'onestà intellettuale di ciò che insegno, sollecitare il loro spirito critico rispetto ai mondi cui si avvicinano e a quelli da cui provengono. Significa dare vita all'insegnamento attraverso la mia ricerca e impegnarmi ad ascoltare con apertura le loro attese mantenendo il focus sul mio progetto didattico che va continuamente sottoposto ad una verifica.  

Lei lavora in un dipartimento che si occupa di mondi extraeuropei: che cosa vuol dire, per Lei, occuparsi di diversità culturale in una realtà globale sempre più interconnessa?
Non riesco a pensare in modo “globale” e questa domanda non tocca nessun elemento fondamentale del mio lavoro, benché la questione della “diversità culturale”, per come emerge dirompente nella lingua e nella letteratura, sia un elemento centrale per chi si occupa “delle parole degli altri”. Per quanto mi riguarda, preferisco partire dal particolare. Se poi questo particolare, sia a livello didattico che di ricerca, si allarga a una dimensione globale osservo che accade, ma il mio lavoro non si muove con l'obiettivo e il fine di confermare o svilupparsi “in una realtà globale sempre più interconnessa”.

Last update: 17/04/2024