Studiando il mito alle origini della basilica di San Marco
Alcuni luoghi di culto, quali la Basilica di Santa Sofia a Istanbul, o il Sacro Sepolcro di Gerusalemme, assumono un significato simbolico che sorpassa l’importanza storica e monumentale dell’edificio, entrando nell’immaginario collettivo.
Anche la chiesa dei Santi Apostoli a Costantinopoli può essere considerata a tutti gli effetti un vero e proprio emblema, esaltato fin dalla sua fondazione dagli storici contemporanei. La sua fortuna crebbe presto oltre i confini di Bisanzio, tanto che ne ritroviamo un riflesso a Venezia nella basilica di San Marco. La chiesa costantinopolitana, purtroppo andata distrutta, è leggibile soltanto attraverso questi riflessi e i testi che le sono stati dedicati nel corso dei secoli.
Questa tematica accompagna la ricercatrice italo-greca Beatrice Daskas sin dal dottorato, poi approfondita a Washington con un gruppo di studiosi associati alla Dumbarton Oaks Research Library and Collection di Washington. Beatrice Daskas studierà ora la storia, il mito e la ricezione dei Santi Apostoli grazie a un finanziamento europeo Horizon 2020 che la vedrà a Ca’ Foscari fino a giugno 2019, come sua prima esperienza accademica in Italia. Proviene dal Institut für Byzantinistik, Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco di Baviera, dove è stata borsista della Fondazione Alexander von Humboldt
Il suo progetto di ricerca The Church of the Holy Apostles at Constantinople: the Myth and its Reception across the Centuries (MYRiCE) è uno degli ultimi quattro vincitori di una borsa Marie Curie a Ca’ Foscari (Dipartimento di Studi Umanistici), scelto da Daskas per lo stretto legame storico e culturale con i sui studi.
“Ho scelto Venezia come città, ma anche come ateneo – racconta - mi hanno colpito il suo dinamismo e l’apertura verso il futuro, aspetti che riflettono gli ambienti internazionali che ho frequentato e che rispondono al mio carattere. Nel panorama accademico italiano, mi sembrava la scelta più adeguata”.
Beatrice Daskas è ora membro del Centro Interdipartimentale di Studi Storici sul Cristianesimo (CISC) di Ca’ Foscari, tra i primi in Italia a occuparsi di globalizzazione della cristianità, dall'epoca medievale all'evo contemporaneo.
Sulla chiesa dei Santi Apostoli
“La perduta chiesa costantinopolitana dei Ss. Apostoli è, sotto certi riguardi, una delle fondazioni più studiate del millennio artistico bizantino” racconta Daskas. “Le sue vicende monumentali sono note soltanto attraverso fonti indirette – tra cui resoconti scritti – dacché il complesso dei suoi edifici fu smantellato dopo la conquista di Costantinopoli da parte degli Ottomani e sostituito dalla moschea di Fātiḥ.”
Edificata nel IV secolo come mausoleo per accogliere le spoglie di Costantino il Grande e poi trasformata in luogo di sepoltura imperiale e martyrium alla memoria degli apostoli, la chiesa fu rifondata due secoli dopo da Giustiniano, in forme grandiose, secondo un impianto a croce coronato da cinque cupole. Proprio questa immagine architettonica si cristallizza nelle fonti scritte, così come nell’iconografia e nei riflessi o imitazioni architettoniche, tra cui la basilica di San Marco a Venezia, ma anche in fondazioni minori del IX-XI secolo come il Sant’Andrea di Peristerà, in Calcidica, oppure la Ala Kilise in Cappadocia.
Attraverso un’indagine storico-iconologica e la semiotizzazione come emblema e mito, Daskas si propone di riconsiderare il dossier di testimonianze riguardanti la fondazione quali “testimoni culturali nei quali cogliere idee, mentalità, attitudini della dimensione storica considerata”, per ricostruire l’immagine e il significato che la chiesa ha assunto nei diversi contesti e come essa sia poi migrata e reinterpretata altrove.
In aggiunta a uno studio monografico, corredato di un regesto delle fonti riguardanti sia la chiesa dei Ss. Apostoli sia la basilica di San Marco, una mostra online permetterà la condivisione dei risultati di ricerca con un pubblico più vasto e d’interesse per la città di Venezia, sull’esempio di quella già curata da Daskas per Dumbarton Oaks nel 2015.
Hélène Duci