Dal turismo fluviale nuove opportunità anche in Veneto

Tornare esploratori, a casa propria o in luoghi remoti, scivolando lentamente su vie d’acqua. Su questo tipo di esperienza cresce l’interesse dei turisti più attivi ma anche degli studiosi

Tornare esploratori, a casa propria o in luoghi remoti, scivolando lentamente su vie d’acqua. Su questo tipo di esperienza cresce l’interesse dei turisti più attivi ma anche degli studiosi. Attorno a nicchie come il turismo fluviale, infatti, si gioca una delle due partite più promettenti per tour operator e destinazioni turistiche.

L’altra è il super lusso, come spiega Jan Van Der Borg, coordinatore del Corso di laurea magistrale in Sviluppo interculturale dei sistemi turistici: “Siamo in una fase di polarizzazione. I due segmenti che si stanno rafforzando sono il lusso e il low budget. La spesa modesta, però, non significa bassa qualità. Al contrario, si cerca un’esperienza unica e autentica. Il turismo fluviale può diventare una forma di turismo esperienziale attorno al quale costruire pacchetti di valore, compatibili con le esigenze delle destinazioni”.

Di riscoperta del paesaggio fluviale si sta occupando il progetto europeo EUWATHER, dedicato a numerosi casi studio in vari Paesi compresa l’Italia. “I piccoli fiumi sono dei depositi di cultura, una cultura secolare - spiega Francesco Vallerani, geografo e coordinatore del gruppo di ricerca cafoscarino nel progetto -. Possono essere riscoperti a partire dalle testimonianze del passato. Anche gli archivi delle città venete ci restituiscono storie di viaggi  in fiumi e canali che un tempo erano percorsi per la pesca, il trasporto di merci e passeggeri. Questi corsi d’acqua sono ora vere oasi lineari nelle quali recuperare la navigazione con imbarcazioni tradizionali”.

Il piacere del turista nel muoversi remando sulla superficie dei fiumi si riflette nei benefici per il tessuto socio-economico del territorio. Lo dimostra, tra gli altri, un caso olandese. A Nord di Amsterdam, presso il museo di BroekerVeiling, infatti, aggiungendo un piccolo motore elettrico a imbarcazioni tradizionali un tempo in disuso e ora recuperate e proponendo escursioni di mezza giornata e visite didattiche, quel museo ha trovato la sostenibilità economica.

Vallerani, autentico cacciatore di storie fluviali, elenca vantaggi e ostacoli connessi al turismo fluviale: “Già a metà Ottocento alcuni gentiluomini inglesi pubblicarono i resoconti delle loro avventure fluviali con barche da diporto, navigando per mesi lungo le vie d’acqua europee. Oggi come allora, possiamo sentirci emuli delle imprese degli esploratori che utilizzavano i fiumi per raggiungere regioni sconosciute come l’America Latina o l’Africa equatoriale. La magia svanisce però di fronte agli ostacoli che abbiamo disseminato lungo i nostri canali, come nuovi ponti ribassati, o all'abbandono delle antiche conche di navigazione.”

Su quali corsi d’acqua locali si potrebbe sviluppare questo tipo di attività? “I migliori candidati - risponde Vallerani - sono i piccoli fiumi di risorgiva come l’Astichello in provincia di Vicenza, il sistema Lemene-Reghena a monte di Portogruaro o  lo Stella in Friuli. Su questi tracciati ci sono dei tentativi in questo senso. Sviluppare opportunità di percorrerli recuperando barche tradizionali, significa anche offrire nuove opportunità di lavoro ai maestri d’ascia lagunari”.

 

Enrico Costa