Banerjee, Duflo, Kremer: il Nobel per l'Economia va alla lotta alla povertà
Il Premio Nobel per l’Economia quest’anno è stato assegnato a tre studiosi che si sono distinti per la lotta alla povertà Abhijit Banerjee, di origini indiane, Esther Duflo, francese, entrambi provenienti dal Mit di Boston, oltre che marito e moglie, e Michael Kremer, nato negli USA e professore ad Harvard.
La motivazione attribuisce loro il Premio “per aver migliorato enormemente la nostra capacità di lottare in concreto contro la povertà, per aver introdotto un nuovo approccio per ottenere risposte affidabili sui modi migliori per combattere la povertà globale”, tra cui “suddividere il problema in questioni più piccole e quindi più gestibili, come gli interventi più efficaci per migliorare la salute dei bambini”. In particolare, “come risultato di uno dei loro studi, più di 5 milioni di ragazzi indiani hanno beneficiato di programmi scolastici di tutoraggio correttivo”.
Il Nobel premia dunque degli economisti che effettuano le loro indagini attraverso esperimenti sul campo, alla ricerca di soluzioni concrete e funzionali ad alleviare i problemi del sottosviluppo che colpiscono le aree povere del mondo, contribuendo perciò sia ad un importante obiettivo politico e sociale, sia all’avanzamento della ricerca nel campo dell’economia dello sviluppo.
“Ciò che accomuna i contributi di questi studiosi – spiega Giancarlo Corò, docente di Economia e Politica dello sviluppo del Dipartimento di Economia – è sia l’obiettivo della ricerca, la lotta alla povertà assoluta, sia il metodo sperimentale, basato su indagini dirette sul campo, il controllo sull’efficacia delle alternative, l’individuazione di politiche per migliorare in modo incrementale la qualità dei servizi alla popolazione. Più in generale gli accomuna un’idea di economia come scienza sociale e morale, una disciplina che deve aiutare le comunità ad accrescere il proprio benessere attraverso lo sviluppo di capacità e ampliando la gamma delle opportunità a disposizione delle persone. I ricercatori hanno dedicato le loro ricerche a come diffondere una cultura dell’igiene e dei vaccini, a quali accorgimenti prendere per ridurre il rischio di violenza sulle bambine, ma anche a come rendere più efficaci le spesso celebrate iniziative di micro-credito, che tuttavia non sempre si sono rivelate adeguate”.
Anche per Noemi Pace, docente di Economia Politica - questo riconoscimento ricorda che la lotta alla povertà è di vitale importanza. Le politiche volte alla riduzione della povertà, alla riduzione della diseguaglianza e alla rimozione dei vincoli all’accumulazione di capitale umano – istruzione e salute – sono essenziali al miglioramento delle condizioni di vita degli individui più svantaggiati. Inoltre, questi interventi possono avere ricadute ancora più ampie modificando il tessuto sociale, economico e istituzionale in cui essi vivono”.
Esther Duflo aveva raccontato nel suo libro I numeri per agire, lo sforzo per aumentare il numero dei bambini vaccinati in India e i mezzi tutto sommato semplici che si erano trovati per aumentare tale percentuale: la distribuzione di un sacchetto di lenticchie per incentivare i genitori a vaccinare i loro bambini. Questa idea, che sembra banale, ha portato le vaccinazioni al 39% e ad una diminuzione delle spese totali.
Questo Nobel dunque contiene un plauso alle soluzioni concrete: alcuni, dalle pagine dei giornali, hanno sottolineato come l’”Accademia sia scesa sulla terra” e si sia impastata le mani con il quotidiano, abbia cercato, partendo dai piccoli gesti e dai piccoli interventi, di risolvere in scala problemi più grandi.
Anche Michael Kramer, docente ad Harvard, aveva studiato come migliorare l’istruzione elementare in Kenya, confrontandosi con semplici quesiti e chiedendosi se fosse più utile pagare i libri o i pasti.
“Il premio – aggiunge Noemi Pace, docente di Economia Politica - renderà noto a una platea ancor più ampia uno dei messaggi chiave che emerge dagli studi degli economisti premiati: qualsiasi tipo di intervento deve essere supportato da un’evidenza empirica che ne provi l’efficacia. Una delle definizioni più frequentemente riportate nei libri di testo è che l´economia sia scienza della gestione delle risorse scarse. Questa scarsità assume contorni ancor più evidenti - fino a diventare talvolta drammatica - nei contesti più svantaggiati. E´pertanto essenziale che queste risorse limitate vengano impiegate nella maniera più efficace possibile al fine di migliorare il benessere degli individui. Da qui la necessità di avere metodi per misurare i risultati delle politiche con il maggior rigore scientifico possibile, ed é proprio sotto questo profilo che gli economisti premiati hanno fornito un contributo straordinario, determinando un vero e proprio cambio di paradigma nella disciplina”.
Duflo ha appena pubblicato con Banerjee il libro Good Economics for Hard Times, “una buona economia per tempi duri” che sta per uscire in Italia per Laterza, in cui molto importante è il ruolo delle altre scienze sociali alle quali l’economia evidentemente è spesso collegata. Sarà questa una nuova prospettiva per l’economia?
“E’ una prospettiva senz’altro interessante e originale per il lavoro degli economisti, - continua Giancarlo Corò - ma non è certo l’unica. Molti dei problemi di cui si occupano gli economisti richiedono altri livelli di analisi, in particolare se pensiamo alla macroeconomia, alla finanza, all’economia industriale. Nell’ambito dell’economia dello sviluppo l’approccio valutativo sperimentato da Banerjee, Duflo e Kremer può invece trovare seguito, soprattutto per superare gli approcci tradizionali alle politiche di aiuto, da tempo in discussione anche grazie al lavoro di altri economisti, fra cui Angus Deaton, Nobel per l’economia nel 2015”.
Un’altra cosa da notare è che questo Nobel parla anche al femminile: Esther Duflo è la seconda donna ad aver ricevuto il Premio Nobel per l’Economia e oltretutto è la più giovane Premio Nobel della storia (ha 46 anni).
“Anche il Nobel a Elinor Ostrom nel 2009 aveva segnato un elemento di novità nell’approccio all’analisi positiva dell’economia – commenta Corò - in quel caso per l’attenzione ai sistemi di regolazione dei beni comuni non riconducibili né a equilibri di mercato, né alla gestione diretta dello Stato. Pure Esther Duflo mostra un approccio positivo, pragmatico e riformista all’economia: come rendere più efficiente l’uso di risorse scarse da impiegare per lo sviluppo di comunità in condizioni di povertà estrema. Per dirla con il linguaggio degli economisti, il beneficio sociale marginale della sua ricerca è senz’altro rilevante. C’è da sperare che il riconoscimento del Nobel contribuisca a rendere più comune questo modello di ricerca”.
“Il riconoscimento ad Esther Duflo - dice con soddisfazione Noemi Pace - é di particolare ispirazione ed incoraggiamento per le donne. Come ha dichiarato la stessa Duflo ad una intervista rilasciata alla BBC, questo premio mostra che è possibile per una donna essere riconosciuta per il proprio successo professionale. L´auspicio è che ciò possa ispirare molte altre donne a continuare a lavorare con grinta ed entusiasmo e possa indurre sempre più uomini a riconoscere il rispetto che le donne meritano”.