Cafoscarine ripensano il turismo a Padova e nel polesine, puntando su ambiente e spiritualità
Lisa Zecchin e Ilaria Capitozzo sono due neolaureate cafoscarine, che hanno concluso il loro percorso di studi in Sviluppo Interculturale dei Sistemi Turistici nel miglior modo possibile: sono state infatti premiate al concorso Manager Anch’io, per i loro elaborati di tesi.
Il concorso, organizzato dall’Università di Padova, CIDA, Federmanager Veneto, e Manager Italia è incentrato sul tema della valorizzazione turistica del territorio, in ottica nazionale ed internazionale. La regione Veneto in particolare ha un potenziale altissimo sia dal punto di vista ambientale, sia dal punto di vista culturale: un valore che è importante sfruttare in modo innovativo, consapevole e creativo.
Le due studentesse hanno concentrato la loro ricerca proprio sullo sviluppare nuovi percorsi turistici attraverso territori poco conosciuti dai visitatori, che però offrono invece moltissimi stimoli e luoghi d’interesse.
Lisa Zecchin ha elaborato un piano per la valorizzazione turistica della città di Padova: un comune storico, di grande importanza economica e culturale, posizionato esattamente sull’asse Verona – Venezia, i due poli turistici del Veneto per eccellenza; Padova però, nonostante la posizione strategica e il suo notevole patrimonio artistico, non è mai stata valorizzata appieno.
La chiave di sviluppo turistico del centro, secondo il progetto, sarebbe la sua promozione come polo per un turismo lento, spesso di carattere meditativo e spirituale, e particolarmente rivolto a turisti di lingua tedesca e dell’Est Europa. Perché puntare proprio su visitatori da queste regioni? Secondo una ricerca di mercato i turisti tedeschi sono i visitatori maggiormente interessati a esperienze di carattere spirituale: per questo tutto l’itinerario pensato dalla studentessa cafoscarina si struttura attorno all’Abbazia di Santa Giustina, la cui costruzione si deve alla comunità Benedettina, da sempre profondamente radicata nel territorio. Padova inoltre fin dall’antichità è stata uno dei centri più importanti sull’antica Via Romea Germanica, che collegava Roma all’estremo Nord della Germania, e che fu percorsa proprio da un abate benedettino, il letterato tedesco Alberto di Stade.
I turisti dell’Est-Europa invece sono interessati a Padova per le numerose connessioni artistiche e religiose, prima fra tutti la Chiesa di San Luca Evangelista, dove è conservato il corpo del Santo, estremamente importante per la Religione Ortodossa. Il mercato del turismo dell’Est Europa, trainato dalla Russia, è in continua espansione, e rappresenta una grande occasione per le città del Veneto, da sempre luogo di incontro tra Est ed Ovest.
Ilaria Capitozzo invece ha rivolto la sua attenzione su un territorio più trascurato: il Polesine, dove è cresciuta. Il suo progetto punta a dare una nuova prospettiva e a svelare il fascino di questa zona immersa nella natura, e incentivare una nuova forma di turismo, più lento e sostenibile. Il progetto infatti è incentrato sull’utilizzo della bicicletta, e prevede la creazione di una “bretella” della ciclovia VENTO, che si spinga fino alla foce del Po, così che i cicloturisti possano effettuare una deviazione per andare alla scoperta di questa magnifica pianura.
Il progetto è stato elaborato all’insegna della sostenibilità: da un punto di vista economico, perché sfrutta percorsi già esistenti senza bisogno di nuove e imponenti costruzioni, ecologico, perché incentiva i turisti a spostarsi in modo ecosostenibile e rispettando l’ambiente, e sociale, perché creerebbe molti posti di lavoro, coinvolgendo trasversalmente diversi attori economici e sociali. Un esempio è il progetto di riqualificazione delle numerose stazioni ferroviarie dismesse, che potrebbero essere trasformate in “Bed & Bike”, punti di pernottamento e relax per chi percorre la pista. Molte aziende inoltre potrebbero offrire supporto tecnico ai ciclisti, e la ciclovia porterebbe grandi benefici a tutti i ristoratori della zona; anche le comunità locali verrebbero coinvolte, e potrebbero usufruire del nuovo servizio.
Il concetto alla base del progetto è la mobilità dolce, un modo per ritagliarsi uno spazio fuori dal caos quotidiano, e ritrovare il contatto con la natura e con sé stessi. Percorrere un territorio in bici permette di coglierne aspetti e caratteristiche mai notate prima, ed può essere considerato anche una sfida con sé stessi, e un’occasione di crescita: è una vera e propria filosofia di vita.
Entrambi i progetti promuovono lo sviluppo territoriale di aree che hanno un grande potenziale turistico inespresso, concentrandosi sulla sostenibilità turistica e sulla crescita del territorio e di tutta la comunità presente, prestando particolare attenzione allo sviluppo di un turismo di qualità. Il corso di laurea magistrale in Sviluppo Interculturale dei Sistemi Turistici ha portato entrambe a riflettere sulla necessità di una de-turistificazione di massa e sull’attenzione al territorio; entrambe si sono laureate col professor Francesco Vallerani, che durante il corso di Sviluppo Territoriale e Sostenibilità Turistica e nel periodo di stesura della tesi le ha ispirate a pensare e vivere consapevolmente il territorio, per far emergere il giusto valore del nostro Paese.
A cura di Teresa Trallori