Big data per osservare e capire la ripresa economica post COVID-19
Dal punto di vista economico, la pandemia ha avuto effetti inediti e repentini che sono stati sotto gli occhi di tutti: autostrade deserte, serrande abbassate, code ai supermercati. Alzando lo sguardo sulla storia ancora da svolgersi, però, accanto al virus compare un altro personaggio con cui fare i conti: l’incertezza economico-finanziaria.
“L’incertezza scaturita a seguito dello shock Covid-19 rende difficile l’analisi economica di breve e medio termine e richiede l’elaborazione di nuove strategie per il suo superamento”, spiega Monica Billio, direttrice del Dipartimento di Economia di Ca’ Foscari e coordinatrice di un progetto di ricerca finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca tra i Progetti di interesse nazionale (Prin), iniziativa che supporta la ricerca di base degli atenei italiani. Il progetto, Hi-Di Net, vede cooperare anche Bocconi, Università di Bologna e la Libera Università di Bozen-Bolzano.
La ricerca studierà il modo in cui l’incertezza si genera e si propaga, e la misura del suo impatto sull’attività economica. L'incertezza sul futuro andamento dell'economia comporta, nel migliore dei casi, che le aziende differiscano i propri piani di investimento e le eventuali assunzioni in programma, in attesa che la situazione evolva verso scenari più favorevoli.
Se, inoltre, le aziende non percepiscono una risposta netta e chiara da parte del policy maker a contrasto dello shock, si innesca un meccanismo che genera ulteriore incertezza - il classico “cane che si morde la coda”.
L'incapacità di prevedere gli sviluppi futuri si riflette e si amplifica sui mercati finanziari, innescando paura e perdita di valore delle aziende. Analogamente, i consumatori tenderanno a differire i consumi di beni durevoli in attesa di tempi migliori, incrementando in una prima fase il cosiddetto "risparmio precauzionale" (molti metteranno i propri risparmi sotto il materasso, per intenderci) di fatto rallentando ulteriormente l'economia e portando a decisioni di non ripartenza anche per aziende sane dal punto di vista economico.
Il progetto mira a quantificare questi meccanismi e gli effetti in termini di riduzione della crescita e perdita di occupazione. “Tuttavia – afferma la coordinatrice - la parte più stimolante sarà capire se l'incertezza è un fattore esogeno, ovvero a se stante, che influenza i comportamenti economici tramite le aspettative sul futuro, o piuttosto una risposta endogena ad altri tipi di shock come l'esperienza Covid-19 sembrerebbe suggerire. L'incertezza potrebbe riflettere entrambi gli aspetti. Quantificarli e pesarli permette di capire meglio quale risposta il policy maker può e deve dare in queste situazioni”.
“Occuparsi di questo tema - aggiunge Billio - richiede lo studio dell’azione congiunta di varie istituzioni, nazionali e internazionali, e il loro coordinamento. Ci concentreremo quindi sull’analisi delle azioni di politica monetaria e fiscale necessarie per contrastare una crisi di entità mai sperimentata dal mondo occidentale dopo il secondo conflitto mondiale”.
Questo tipo di analisi sarà possibile grazie alle nuove conoscenze che i ricercatori svilupperanno sulla fitta rete di interrelazioni tra i tanti attori in gioco. Il sistema economico-finanziario, quindi, viene rappresentato da un network.
“L’analisi dei network e il loro corretto utilizzo permettono di cogliere l’effetto di cambiamenti repentini e inaspettati che colpiscono i mercati, quindi situazioni simili a quelle che stiamo vivendo in questo periodo - spiega Billio -. Il progetto potrà fornire nuovi strumenti di analisi attraverso la valutazione della struttura del sistema economico finanziario prima della pandemia, e quindi fornire strategie per la ripresa e il consolidamento nelle fasi successive al lockdown. Lo studio delle informazioni provenienti dai social media e le applicazioni basate su metodi per “big data” saranno al centro del lavoro dei gruppi di ricerca”.
Gruppi di ricerca che si stanno definendo, grazie anche al prossimo coinvolgimento di giovani ricercatori attraverso “call of interest” che tre posizioni di due anni che gli atenei di Venezia, Bologna e Bolzano bandiranno e che saranno interamente finanziate dal progetto Prin Hi-Di Net.