DiGe: come la politica influisce sulla Conoscenza Ecologica Locale
Uno dei risultati più significativi della ricerca è stato scoprire come, all’interno dei territori post-sovietici, la conoscenza ecologica locale si sia sostanzialmente uniformata a causa di un sistema politico centralizzato. Le ex repubbliche sovietiche e i territori confinanti sono stati scelti in quanto rappresentano un'opportunità unica per esplorare gli effetti del contesto politico sulle conoscenze ecologiche locali, dato che le comunità studiate hanno vissuto lo stesso quadro politico per un lungo periodo.
La ricerca ha dimostrato che l'occupazione russa ha avuto effetti devastanti sulla varietà di conoscenze ecologiche dei gruppi analizzati “Abbiamo osservato – per esempio - che gli abitanti della Repubblica di Carelia, nel Nord-Ovest della Russia al confine con la Finlandia, e i romeni dell’Ucraina, due gruppi geograficamente e culturalmente distanti, utilizzavano le piante selvatiche in maniera simile. Abbiamo rilevato l'erosione, l'omogeneizzazione e la standardizzazione delle conoscenze ecologiche locali, in particolare all'interno dei sistemi istituzionalizzati, insieme a differenze transfrontaliere nella trasmissione di queste conoscenze.
Nei Paesi post-sovietici studiati, le minoranze etniche si sono progressivamente distaccate dalla natura locale e dalle conoscenze legate ad essa, a causa di un sistema politico autoritario. Al contrario, gli abitanti della Carelia finlandese, unica regione non appartenente al blocco sovietico, parlavano con sicurezza delle loro conoscenze ecologiche e delle loro pratiche".
Sebbene le ricerche sul campo nell'area fossero già concluse allo scoppio della guerra, l'attacco russo nei confronti dell’Ucraina ha avuto ripercussioni significative sul progetto "Quando è iniziata la guerra, il team del DIGe è rimasto bloccato per qualche tempo, senza sapere bene cosa fare. - dice Sõukand - Io compresa, perché mia madre è ucraina, anche se ho vissuto gran parte della mia vita in Estonia. A questo proposito, voglio ringraziare di cuore i miei cari colleghi e studenti di Ca' Foscari, in particolare del mio Dipartimento, che hanno sostenuto l'Ucraina con tutti i mezzi possibili. Per ora, l'accesso alla maggior parte dei territori studiati è del tutto impossibile e anche gli abitanti di quelle zone sono stati trasferiti altrove. Per quanto concerne il progetto di ricerca di DIGe, abbiamo capito che in momenti così critici di catastrofe sociale, studi come questo sono ancora più necessari e di vitale importanza per le comunità scientifiche e le popolazioni locali.”
Nel mondo di oggi, caratterizzato dal rapido declino della diversità bioculturale, si va perdendo anche il vasto patrimonio di conoscenze popolari ad essa associato. Tuttavia, progetti di ricerca come DiGe offrono una speranza. Sõukand sottolinea la natura globalizzata del nostro pianeta, in cui la conoscenza, proprio come le piante, viaggia rapidamente attraverso i continenti: "Molte delle conoscenze di cui le persone avevano bisogno per sopravvivere in passato, sembrano non essere più necessarie al giorno d’oggi. Tuttavia, la pandemia da COVID-19 e la brutale guerra imposta all'Ucraina dalla Russia ci hanno costretto a riconoscere la necessità di preservare le conoscenze ecologiche locali e di promuovere la diversità bioculturale per le generazioni future".
Se preservare la diversità nelle specie di piante è importante, altrettanto importante è capire come utilizzarle. "Se hai le piante, ma non sai come usarle, non puoi farci nulla. Quindi, mantenere in vita la diversità culturale e le diverse lingue (e dialetti) insieme alla diversità biologica è essenziale. Per dare nuova vita alla Conoscenza Ecologica Locale dobbiamo prima riconoscerne l'importanza a livello sociale e poi cercare di capire come e perché la LEK cambia nella società moderna. Questo era proprio l'obiettivo di DiGe".
Il grande lavoro svolto nell'ambito del progetto non si ferma qui. Per quanto riguarda il futuro di questa linea di ricerca, la professoressa Soukand sottolinea l'importanza di capire come garantire la circolazione continua delle conoscenze ecologiche all'interno della società. "Ovviamente non è sufficiente documentare la conoscenza per iscritto, poiché gran parte si basa sulla pratica e contiene una sorta di "ingrediente segreto" che si apprende solo facendo. Dobbiamo inoltre identificare i cambiamenti che si sono verificati nel corso del XX secolo e soprattutto negli ultimi anni, a causa di eventi particolarmente turbolenti. Dal punto di vista applicativo, è necessario sostenere gli attuali detentori di queste conoscenze (soprattutto gli anziani) e incoraggiarli a trasmetterle e condividerla con le nuove generazioni, coinvolgendo anche le scuole come mediatrici.”
Le piante e i loro usi tradizionali, sia a scopo medicinale che culinario, rivestono un ruolo molto importante nell’insieme delle conoscenze ecologiche di qualsiasi area geografica.
Per Conoscenza Ecologica Locale (in inglese Local Ecological Knowledge o LEK) si intende un insieme di nozioni, competenze e pratiche legate alla natura e alle relazioni tra esseri viventi e ambiente. Sono condivise all’interno di comunità territoriali, al fine di conoscere e preservare il territorio, le tradizioni e la biodiversità. Permettono di sapere, per esempio, gli usi delle piante selvatiche in cucina, oppure qual è il legno migliore per alimentare il fuoco, quali specie di funghi sono commestibili e come riconoscere le tracce degli animali nel proprio giardino.
Per favorire la diversità bioculturale come strumento per una convivenza sostenibile e vantaggiosa per tutte le specie, è fondamentale comprendere come si diffondono, e mutano, le conoscenze legate alle piante.
Questo è stato l’obiettivo del progetto DiGe (Ethnobotany of divided generations in the context of centralization), realizzato da un team di ricercatrici e ricercatori guidati da Renata Sõukand, professoressa associata di Botanica presso il Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica di Ca' Foscari, vincitrice di un prestigioso finanziamento ERC Starting Grant.
L’idea del progetto è nata ancor prima che la professoressa Soukand, Principal Investigator di DiGe, concludesse il suo Dottorato di ricerca all’Università di Tartu, in Estonia. Soukand ha concentrato la sua ricerca nella comunità dei Setos, una minoranza linguistica e culturale che vive nel sud-est dell’Estonia e in Russia. “Volevo capire se e come la Conoscenza Ecologica Locale dei Setos estoni differisse da quella dei Setos che vivono in Russia. Le due comunità erano già divise amministrativamente dal 1943 e, successivamente, il confine fu definitivamente chiuso con l’indipendenza dell’Estonia.
In tale divisione, ho intravisto la possibilità di osservare gli effetti delle diverse politiche e dei diversi governi diversi sulle conoscenze ecologiche. Nessuno aveva ancora pensato a come la politica potesse influenzare la LEK.
Ci sono voluti diversi anni di esperienza internazionale di lavoro sul campo, anche tra le comunità Hutsul, altro gruppo etnico-culturale al confine tra Ucraina e Romania, con il mio mentore, l’etnobotanico Andrea Pieroni (Università di Scienze Gastronomiche) per osservare le tendenze a livello internazionale, estendere l'area di studio e formulare domande di ricerca valide per il progetto DIGe".
Il lavoro di ricerca, concluso nel gennaio 2023, ha contribuito a una comprensione avanzata delle dinamiche coinvolte nella trasformazione delle conoscenze etnobotaniche all’interno delle società tradizionali e delle minoranze etniche dei territori ex-sovietici e delle aree confinanti, a seguito dei tentativi delle forze dominanti di unificarle ed eroderle.
Durante tutta la durata del progetto, il team interdisciplinare e internazionale ha documentato meticolosamente la Conoscenza Ecologica Locale in 10 siti di ricerca all’interno di 8 paesi precedentemente occupati dalla Russia o ai confini dell’ex Unione Sovietica.
Il lavoro sul campo, condotto durante le estati del 2018 e 2019, ha raccolto oltre 600 interviste approfondite con appartenenti a 18 gruppi etnici e linguistici (di cui 11 minoranze) residenti in aree rurali di confine, luoghi in cui le piante selvatiche svolgono un ruolo di rilievo nelle abitudini alimentari.
Il team ha trascorso mesi setacciando numerosi archivi e biblioteche nelle zone interessate dallo studio, alla ricerca di informazioni di supporto e dati storici originali.
Uno dei risultati più significativi della ricerca è stato scoprire come, all’interno dei territori post-sovietici, la conoscenza ecologica locale si sia sostanzialmente uniformata a causa di un sistema politico centralizzato. Le ex repubbliche sovietiche e i territori confinanti sono stati scelti in quanto rappresentano un'opportunità unica per esplorare gli effetti del contesto politico sulle conoscenze ecologiche locali, dato che le comunità studiate hanno vissuto lo stesso quadro politico per un lungo periodo.
La ricerca ha dimostrato che l'occupazione russa ha avuto effetti devastanti sulla varietà di conoscenze ecologiche dei gruppi analizzati “Abbiamo osservato – per esempio - che gli abitanti della Repubblica di Carelia, nel Nord-Ovest della Russia al confine con la Finlandia, e i romeni dell’Ucraina, due gruppi geograficamente e culturalmente distanti, utilizzavano le piante selvatiche in maniera simile. Abbiamo rilevato l'erosione, l'omogeneizzazione e la standardizzazione delle conoscenze ecologiche locali, in particolare all'interno dei sistemi istituzionalizzati, insieme a differenze transfrontaliere nella trasmissione di queste conoscenze.
Nei Paesi post-sovietici studiati, le minoranze etniche si sono progressivamente distaccate dalla natura locale e dalle conoscenze legate ad essa, a causa di un sistema politico autoritario. Al contrario, gli abitanti della Carelia finlandese, unica regione non appartenente al blocco sovietico, parlavano con sicurezza delle loro conoscenze ecologiche e delle loro pratiche".
Sebbene le ricerche sul campo nell'area fossero già concluse allo scoppio della guerra, l'attacco russo nei confronti dell’Ucraina ha avuto ripercussioni significative sul progetto "Quando è iniziata la guerra, il team del DIGe è rimasto bloccato per qualche tempo, senza sapere bene cosa fare. - dice Sõukand - Io compresa, perché mia madre è ucraina, anche se ho vissuto gran parte della mia vita in Estonia. A questo proposito, voglio ringraziare di cuore i miei cari colleghi e studenti di Ca' Foscari, in particolare del mio Dipartimento, che hanno sostenuto l'Ucraina con tutti i mezzi possibili. Per ora, l'accesso alla maggior parte dei territori studiati è del tutto impossibile e anche gli abitanti di quelle zone sono stati trasferiti altrove. Per quanto concerne il progetto di ricerca di DIGe, abbiamo capito che in momenti così critici di catastrofe sociale, studi come questo sono ancora più necessari e di vitale importanza per le comunità scientifiche e le popolazioni locali.”
Nel mondo di oggi, caratterizzato dal rapido declino della diversità bioculturale, si va perdendo anche il vasto patrimonio di conoscenze popolari ad essa associato. Tuttavia, progetti di ricerca come DiGe offrono una speranza. Sõukand sottolinea la natura globalizzata del nostro pianeta, in cui la conoscenza, proprio come le piante, viaggia rapidamente attraverso i continenti: "Molte delle conoscenze di cui le persone avevano bisogno per sopravvivere in passato, sembrano non essere più necessarie al giorno d’oggi. Tuttavia, la pandemia da COVID-19 e la brutale guerra imposta all'Ucraina dalla Russia ci hanno costretto a riconoscere la necessità di preservare le conoscenze ecologiche locali e di promuovere la diversità bioculturale per le generazioni future".
Se preservare la diversità nelle specie di piante è importante, altrettanto importante è capire come utilizzarle. "Se hai le piante, ma non sai come usarle, non puoi farci nulla. Quindi, mantenere in vita la diversità culturale e le diverse lingue (e dialetti) insieme alla diversità biologica è essenziale. Per dare nuova vita alla Conoscenza Ecologica Locale dobbiamo prima riconoscerne l'importanza a livello sociale e poi cercare di capire come e perché la LEK cambia nella società moderna. Questo era proprio l'obiettivo di DiGe".
Il grande lavoro svolto nell'ambito del progetto non si ferma qui. Per quanto riguarda il futuro di questa linea di ricerca, la professoressa Soukand sottolinea l'importanza di capire come garantire la circolazione continua delle conoscenze ecologiche all'interno della società. "Ovviamente non è sufficiente documentare la conoscenza per iscritto, poiché gran parte si basa sulla pratica e contiene una sorta di "ingrediente segreto" che si apprende solo facendo. Dobbiamo inoltre identificare i cambiamenti che si sono verificati nel corso del XX secolo e soprattutto negli ultimi anni, a causa di eventi particolarmente turbolenti. Dal punto di vista applicativo, è necessario sostenere gli attuali detentori di queste conoscenze (soprattutto gli anziani) e incoraggiarli a trasmetterle e condividerla con le nuove generazioni, coinvolgendo anche le scuole come mediatrici.”