Regole sul deficit, flessibilità più virtuosa del rigore

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Bandiere europee
Bandiere di stati europei davanti al Parlamento EU

Mentre si avvicina la riattivazione delle regole europee sull’indebitamento netto (deficit) degli stati, una ricerca dimostra come la parola d’ordine per favorire conti pubblici in ordine sia ‘flessibilità’.

Gli economisti Valerio Dotti dell’Università Ca’ Foscari Venezia e Eckhard Janeba dell’Università di Mannheim, con un articolo pubblicato su European Journal of Political Economy, propongono un modello alle autorità regolatrici, ad esempio la Commissione Europea.

L’idea è insistere su un meccanismo a due binari. Da una parte, il deficit deve essere nullo in condizioni normali. Dall’altra, in caso di crisi economica deve scattare una adeguata flessibilità di manovra. Secondo il modello studiato, quindi, la flessibilità risulta più disciplinante del rigore.

“La flessibilità non è, come potrebbe sembrare, un incentivo ex-ante a non perseguire gli obiettivi di bilancio e spendere troppo - spiega Valerio Dotti, ricercatore di Economia politica a Ca’ Foscari - Anzi, con clausole legate alla flessibilità le eventuali sanzioni sono più legate alle scelte di politica fiscale dei governi che agli shock macroeconomici. Infatti, in caso di crisi scatterebbe la flessibilità necessaria. Di contro, se la politica economica non fosse improntata all’obiettivo zero deficit, si rischierebbero sanzioni”.

Questo design delle regole sul deficit ha dimostrato di funzionare nel modello economico sviluppato dai ricercatori, che simula le reazioni degli attori in gioco, compresi gli elettori, di fronte alla dinamica di scelte politiche, indebitamento e sanzioni.

“Il dibattito europeo sulle regole ha avuto uno sviluppo a partire dal 2010. I governi cosiddetti ‘frugali’ temono che la flessibilità possa rappresentare un incentivo a spendere troppo - spiega Dotti - L'applicazione delle regole fiscali europee è stata sospesa con la pandemia, ma dovrebbe riattivarsi nel 2024. Per questo il tema torna nel dibattito. Il nostro contributo evidenzia, in modo controintuitivo, che la flessibilità legata a situazioni di crisi induce alla disciplina fiscale, se associata a un obiettivo stringente di un deficit tendente a zero in condizioni normali. La flessibilità non significa però discrezionalità: le clausole si devono poter attivare sulla base di criteri ben definiti e legati a fenomeni osservabili e misurabili”.

Enrico Costa