La semina di piante rare inaugura 'Orto in Campus'

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La Regina delle Alpi (Eryngium alpinum), la Damigella campestre (Nigella arvensis) e altre 46 specie di piante sono scomparse dal Veneto negli ultimi trent’anni, mentre altre 1.508 specie (il 43% della flora regionale) sono rare o a rischio di estinzione nella regione.

La ‘Lista rossa regionale delle piante vascolari’, prima sintesi dello stato di conservazione delle specie vegetali della Regione Veneto frutto di due anni di lavoro di una ventina di ricercatori coordinati dall’Università Ca’ Foscari Venezia, è stata presentata oggi all’inaugurazione di “Orto in Campus”, strumento di ricerca e divulgazione scientifica realizzato al Campus Scientifico dell’università, in Via Torino a Mestre.

La ricerca, finanziata dalla Regione Veneto (Area Sviluppo Economico, Strategia Regionale della Biodiversità e dei Parchi) ha classificato le specie nelle cinque categorie di rischio internazionalmente utilizzate, collocando 192 piante nella lista delle specie in situazione estremamente critica.

Tra le province venete, quella di Venezia si attesta al primo posto per percentuale di specie minacciate (62%), seguita dalla provincia di Rovigo (60%) e da quella di Padova (50%), mentre per le province montane (Verona, Vicenza, Treviso e Belluno) cresce complessivamente la percentuale di specie a minor rischio.

Il declino e l’eventuale scomparsa priverebbe l’ambiente della loro funzione, oltre che della loro bellezza. «L’estinzione delle piante si ripercuote sulla stabilità e sul funzionamento degli ecosistemi e a cascata sulla fornitura dei cosiddetti ‘beni e servizi ecosistemici’», spiega Gabriella Buffa, professoressa di Botanica al Dipartimento di Scienze ambientali, Informatica e Statistica di Ca’ Foscari e coordinatrice della ricerca.

La docente porta due esempi: «Ogni pianta ha un ruolo. Le dune sabbiose della costa adriatica sono fondate sulle piante ‘ingegnere’, compromesse dal turismo di massa delle nostre spiagge. Se le piante, e quindi le dune, perdono vitalità, viene meno la loro funzione di difesa dalle mareggiate e dall’erosione. Nella pianura veneta, invece, sono scomparsi i prati che un tempo si alternavano ai campi e che attraevano una quantità di insetti responsabili dell’impollinazione delle piante coltivate. Ancora, assieme alle piante perdiamo la loro preziosa funzione».

È l’attività dell’uomo a mettere in pericolo le piante. La pressione più forte, affermano i ricercatori, viene dalla perdita di suolo dovuta all’urbanizzazione, ma incidono fortemente anche inquinamento di acqua e suolo (industria e agricoltura), sfruttamento eccessivo delle risorse (uso turistico non sostenibile), e cambiamento climatico.

Come contrastare questo fenomeno? I ricercatori faranno la loro parte sia con progetti di ripopolamento e difesa degli habitat, sia con lo studio delle possibili interazioni future tra clima e flora. Per questo, oltre al campo sperimentale inaugurato oggi, il Campus cafoscarino si è dotato di una cella termostatica per mantenere i semi e fare prove di geminazione e installerà anche una camera climatica in cui simulare particolari condizioni atmosferiche.

L’Orto in Campus

L’Orto in Campus è un progetto tra sostenibilità e formazione che debutta al Campus Scientifico di Ca’ Foscari con un giardino per la biodiversità, in cui verranno piantati esemplari di specie autoctone rare o in via di estinzione, ed un orto sinergico in cui verranno attivate pratiche di orticoltura. Nato nell'ambito del programma Campus Sostenibili, sul “campo” ha  lavorato Ca’ Foscari Sostenibile con il supporto del gruppo di ricerca in Ecologia Vegetale, e dell’Area servizi immobiliari e acquisti dell’ateneo. Gli studenti possono partecipare iscrivendosi entro il 31 ottobre qui.

L’orto sinergico

Il concetto di orto sinergico prende spunto dai principi di agricoltura biologica stilati dall'agronomo giapponese Masanobu Fukuoka e dalla coltivatrice spagnola Emilia Hazelip: una forma di coltivazione il più naturale possibile che si affida alla pacciamatura per mantenere la fertilità del suolo nel tempo e che privilegia la non lavorazione del terreno favorendo e accrescendo il lavoro dei microrganismi animali e vegetali del suolo stesso.L’orto nel tempo tende a trovare un suo equilibrio naturale, così come saranno naturali i prodotti ottenuti. 

Il giardino della Biodiversità

L’idea di un Giardino della Biodiversità al Campus di via Torino è nata dalla consapevolezza che possiamo avvicinarci alla sostenibilità solo riconoscendo l’esistenza di un “capitale naturale” e cercando di aumentarlo o conservarlo. Distruzione degli habitat naturali, inquinamento, pressione competitiva delle specie esotiche, inquinamento genetico, riscaldamento globale sono solo alcune delle pressioni che hanno portato all'estinzione di più di un quinto delle specie di piante presenti sul nostro pianeta. Le percentuali maggiori si hanno nelle foreste tropicali, ma non solo. In Europa, 650 piante sono considerate estinte o in situazione critica.

All'interno del giardino della biodiversità troverà posto una piccola collezione di piante rare o minacciate, tipiche del territorio veneziano, che saranno spunto per educazione ambientale e base per studio e sperimentazione.

Le Liste Rosse

Lo strumento delle Liste Rosse è stato introdotto dall’attività dell’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN), la più antica e universalmente riconosciuta organizzazione internazionale che si occupa di conservazione della biodiversità, nella sua accezione più ampia. La metodologia e i criteri messi a punto dall’IUCN per la predisposizione delle Liste Rosse permettono di realizzare, a diverse scale territoriali, le valutazioni sullo stato di rischio di estinzione a livello di specie. L’utilizzo di tale strumento, adottato come riferimento e indicatore a livello internazionale, permette dunque di fornire informazioni sintetiche e confrontabili sullo stato di conservazione delle specie e sull’efficacia delle azioni intraprese e da intraprendere per contrastare i fattori di minaccia individuati e arrestare la perdita di biodiversità.