Nuove tecnologie per decifrare testi antichi

condividi
condividi

Studiosi alle prese con l’interpretazione dei più antichi manoscritti buddisti hanno trovato nella tecnologia un prezioso alleato. Grazie ad un nuovo software e alla rete, possono condividere i testi e scambiarsi i propri tentativi di decifrarli. Renderlo aperto a tutta la comunità scientifica e utile anche per altre lingue ancora misteriose è la prossima sfida.

Il software si chiama READ, acronimo che sta per Research Environment for Ancient Documents. “Presto sarà disponibile in open source - anticipa Arianna Traviglia, archeologa, ricercatrice Marie Curie a Ca’ Foscari e curatrice di un incontro pubblico con i creatori di READ - data la sua natura molto flessibile potrà essere adottato liberamente, dopo una fase di adattamento, per altri tipi di manoscritti ed epigrafi, in qualunque lingua antica”.

READ è nato dalle esigenze di un team internazionale di studiosi di Indologia e Buddismo che da anni lavorano all'interpretazione dei più antichi documenti del Buddismo, scritti in lingua Gāndhārī, un linguaggio che discende probabilmente dal Sanscrito vedico. Il progetto è stato sviluppato da un consorzio di Università capitanate dalla Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco che include anche la University of Sydney, la University of Washington e la University of Lausanne.  

Stefan Baums della Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco e Stephen White, tra gli sviluppatori del software, presenteranno READ in un incontro organizzato dai dipartimenti di Studi Umanistici e Dipartimento di Scienze Ambientali Informatica e Statistica nell’ambito del master Digital Humanities (sala Cozzi, Malcanton Marcorà, venerdì 22 aprile alle 16).

“Questi testi in lingua Gāndhārī sono conservati sia in forma di manoscritti che come epigrafi - spiega Traviglia - Il software permette agli studiosi di lavorare separatamente da varie università in tutto il mondo, poter accedere contemporaneamente alle scansioni digitali ad alta risoluzione dei manoscritti o epigrafi e poter interagire nella traduzione e interpretazione del testo. READ permette loro di salvare varie interpretazioni di uno stesso testo. Il linguaggio Gāndhārī non è infatti ancora totalmente decifrato e sono spesso possibili varie interpretazioni dello stesso testo. READ funge anche da supporto alla pubblicazione digitale dei testi in quanto permette di accedere alle traduzioni realizzate dagli studiosi; contiene inoltre un dizionario in continuo aggiornamento e da la possibilità di creare commentari del testo”.

Come cambia il lavoro dei ricercatori?
“Il software in un certo senso modifica solo in parte il lavoro degli studiosi: piuttosto lo semplifica e automatizza il 'workflow' della loro ricerca. D'altro canto, permette anche di avere accesso digitale ad un numero elevato di testi antichi da tradurre senza necessità di recarsi nei luoghi dove questi sono conservati e di collaborare con altri studiosi sparsi in tutte le parti del globo senza spostarsi dal proprio ufficio”.

Potrà servire anche ad altre comunità di studiosi, impegnati su altre lingue e in altri atenei?
“Certo. Nella fase di realizzazione gli sviluppatori si sono concentrati sulla creazione di uno strumento altamente flessibile che potesse poi essere utilizzato per altri studi. Ad esempio, verrà presto impiegato per lo studio di manoscritti in lingue Pāli e Khmer”.