Da Ca' Foscari a Cambridge per studiare gli effetti di Chernobyl

condividi
condividi

Matteo Benussi, laureatosi a Ca' Foscari in Antropologia culturale, etnologia, etnolinguistica, fin dalla tesi ha studiato le condizioni sociali dei popoli colpiti dall'incidente nucleare di Chernobyl avvenuto trent'anni fa. Oggi continua a studiare questo tema a Cambridge.

«Sono nato nel 1986, sono cresciuto con Chernobyl tutto intorno, mi interessava il mondo dell’Europa dell’Est, avevo questa fascinazione intellettuale e desideravo poter lavorare su questo tema. Ca’ Foscari mi ha aperto le porte dell’antropologia sociale».
 

Matteo Benussi, trent’anni, dopo la laurea a Ca' Foscari in Antropologia culturale, etnologia, etnolinguistica conseguita con una tesi sulle condizioni sociali delle popolazioni  asiatiche post Chernobyl, il disastro ambientale di cui ricorrono in questi giorni i trentanni, sta svolgendo oggi un dottorato di ricerca a Cambridge. Da poco è rientrato dalla Russia dove è tornato per studiare i musulmani russi.
 

«Ca’ Foscari mi ha dato tantissimo – continua Matteo – l’impronta di questo ateneo è stata molto forte, la mia scelta porta il segno dell’influenza intellettuale del professor Gianluca Ligi che è stato il relatore della mia tesi di laurea. Ma sono grato a molti altri docenti per la loro spinta e i loro stimoli».
L’interesse antropologico per Chernobyl e le sue conseguenze e per quell’aria geografica lo ha portato nel corso dei suoi studi a Ca’ Foscari ad allargare le proprie competenze: «Ho intrapreso lo studio del russo con il prof Francesco Leoncini, preso parte a un importante progetto di ricerca con la professoressa Maria Pia Pedani, e un grosso sostegno l’ho avuto anche dalla professoressa Franca Tamisari».


Il giovane studioso ha trascorso in Ucraina lunghi periodi, al confine con la Bielorussia, tra i popoli più colpiti dall’incidente del 1986.

Com’è la situazione a trent’anni dal disastro di Chernobyl? «La centrale nucleare – ha raccontato Benussi in una intervista a La Tribuna di Treviso – è diventata meta di un business del turismo atomico che fa parte delle visite ai siti tragici, come per esempio Auschwitz, ma mentre attorno al campo di concentramento si è costruita una narrazione che invita a riflettere su questioni etiche, a Chernobyl questo manca e si è ancora in una fase di elaborazione di quanto successo. La popolazione chiede trasparenza e in molti soffrono dell’associazione che si fa tra Chernobyl e Ucraina, anche se c’è chi, come una società di videogiochi, ha sfruttato l’immaginario collettivo del paesaggio atomico, contribuendo a un’estetica apocalittica che non favorisce il superamento del trauma».


Nei progetti futuri di Matteo Benussi c’è la conclusione del dottorato di ricerca a Cambridge e magari un giorno il rientro in Italia: «Mi piacerebbe tornare, magari proprio a Ca’ Foscari, sarebbe bello restituire tutto ciò che ho avuto grazie all’università».